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Un radiatore per Mohamed

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Un radiatore per Mohamed è un ritratto tratto da "La Sabbia è in me" di Robo Gabr'Aoun - Inviato il 09 gennaio 2009 da Robo GabrAoun.

Un radiatore per Mohamed

Stazione di rifornimento di Derji, Libia. Sto aspettando il mio amico Mohamed, nativo di Gabraoun, che non vedo da un anno, da quando ci salutammo nel campo di Germa, usciti dalla regione occidentale dell’Edeyen Murzuq, e sono eccitato all’idea di incontrarlo: lo scorso anno gli avevamo promesso un regalo, promessa che ci aveva dato filo da torcere ma alla fine avevamo mantenuto e non vedevo l’ora di poter mettere nelle sue nere manone il pesante pacco che conteneva un fiammante radiatore per la sua Toyota Land Cruiser del 1976, una malconcia e usurata Fj 40.

Mentre aspetto, ripenso alla Toyota, al fatto che ogni mattina si doveva scaldare dell’acqua e vuotarla nel nido d’ape del radiatore, irreparabilmente corroso e più bucato di un groviera D.O.C: consumava più acqua quel radiatore che quattro persone assetate! Ripenso al nostro primo incontro, alla periferia di Brak, l'incontro con un uomo possente all’incirca della mia età, col sorriso perennemente stampato sul volto. Ho visto Mohamed arrabbiato talvolta, ma ogni volta l’ho poi visto ridere della litigata, della discussione, dell’incidente di percorso, ed ogni volta l’ho visto far terminare il malumore che ne derivava con un sorriso disarmante ed una pacca sulle spalle o un abbraccio.

Aspetto seduto su una panca del bar dirimpetto al distributore. Sorseggio il caffè e ricordo il suo cantare sottovoce la sera, alla luce del fuoco. Ricordo la sua gioia smisurata nel guidare il Toyota HDJ80 del mio amico Giampi, il suo tentativo di risalire al rovescio la grande duna di Takarkhori. Ricordo la sera in cui lo vidi affettare le cipolle, in Teshuinat, col coltello che fu di suo nonno e di suo padre, e che scambiò con il mio Ka Bar americano senza pensarci un attimo. Ricordo le ruote della sua auto cucite con lo spago, il cassone tutto contorto, quel grande motore sei cilindri a benzina con più chilometri addosso che tutte le auto del mio gruppo sommate insieme. E proprio mentre riattraverso la strada verso la stazione, Mohamed scende da una Peugeot.

Mi viene incontro col suo splendido sorriso e ci abbracciamo, come fratelli. L’emozione è fortissima. Salutati tutti gli amici, lo prendiamo da una parte per fargli comprendere che abbiamo una cosa per lui. Premetto che Mohamed non parla altra lingua all’infuori dell’arabo, ma comunicare non è mai stato un problema: ci si è sempre compresi senza problemi. Mi fa quindi capire che va a prendere la sua macchina, poi ritorna: sta festeggiando da parenti la festa di chiusura del Ramadan. Infatti, poco dopo un suono di clacson segnala il suo ritorno. Resto a bocca aperta: la sua Toyota non ha più nulla a che vedere con l’ammasso contorto di lamiere dello scorso anno. Nonostante i suoi vent’anni suonati è splendida, lucidissima... Sembra appena uscita dalla concessionaria.

Quattro nuovissime Pirelli Skorpion sono montate sui cerchioni riverniciati e scintillanti, l’autoradio sta suonando a tutto volume nella cabina del camioncino, ed il cassone è ora dritto e con le centine ben sistemate. Il motore ronfa come un orologio sotto il cofano azzurro cielo. Spunta il pacco col radiatore e Mohamed lo scarta con curiosità. Quando appare nella sua splendida verniciatura nera e lucida, il radiatore fa davvero un effetto incredibile: è bellissimo, un'opera d’arte che tuttavia strappa soltanto un mesto sorriso al buon Mohamed. C’è un attimo di imbarazzo. Ci restiamo anche un po’ male, poi Mohamed riprende il controllo della situazione e si riscatta. Ci abbraccia tutti con tanto di baci vari e ci chiede se possiamo tenerlo durante la traversata dell’erg, per non rovinarlo. "D’accordo, lo tengo io."

L’ebbrezza della pista ci fa dimenticare presto il senso di frustrazione per l’inaspettato gelo di Mohamed alla vista del radiatore, ma poi una sera, in mezzo al nulla, mentre Mohamed sta trafficando dentro il suo motore per sostituire il filtro del carburante io mi avvicino per aiutarlo e, sorpreso, vedo che al posto del rottame dello scorso anno, nel cofano del Toyota c’è un radiatore nuovo fiammante. Comprendiamo all’istante la reazione di Mohamed per il nostro radiatore. Lui capisce, allarga le braccia e scoppia a ridere.

"Va bene lo stesso Robo: un radiatore nuovo in Libia è come un tesoro…" Non lo dice, Mohamed, perché non parla Italiano, ma lo pensa e lo dice in silenzio, con gli occhi.

Qualche sera dopo, già nell’Ajal, Mohamed arriverà al nostro campo con un regalo per ciascuno di noi: un bellissimo cesto intrecciato. Quella volta fui talmente contento di vederlo felice di essere insieme a noi che gli regalai persino le mie amatissime piastre da sabbia, compagne di tante spalate. Un’altra volta si portò a casa persino le scarpe nuove di zecca di un amico perché Mohamed è una persona che non ha solo il dono di guidare sulla sabbia come pochi altri ho visto fare e una conoscenza impressionante del territorio - abbiamo passato intere serate a disegnare cartine libiche sulla sabbia - ma ha anche quello, infinitamente più grande e importante, di saper sorridere, di saper gioire delle cose piccole della vita di ogni giorno. Mohamed è un uomo semplice, forte e buono… e io sono davvero orgoglioso di poter dire di essere suo amico. (Pubblicato il 09 gennaio 2009) - Letture Totali 118 volte - Torna indietro



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