Lampedusa: o’scià
Breve resoconto di un soggiorno a Lampedusa, di Roberto Alberti

O’scià, una piccola parola dialettale che riassume un grande sentimento: amore. Letteralmente “scià” significa “fiato” inteso come “fiato mio, fiato della mia vita”, una romantica frase che in questa terra viene usata spesso tra due persone che si vogliono bene.
Chi mi spiega tutto questo è una signora che sorridendo non nasconde il suo stupore per il fatto che quest’espressione, qui usata comunemente quasi come un intercalare, è diventata di moda da quando è stata scelta come titolo per uno spettacolo musicale di grande richiamo che qui si svolge nel mese di settembre. O’Scià lo trovi serigrafato sulle T-shirt, e dà il nome a qualche locale.
Ma di che posto stiamo parlando? Di una terra di confine, politicamente appartenente all’Italia ma geologicamente parte integrante del continente africano che, cozzando contro la placca europea, ha pensato bene di “prendere aria” incastonando tre gemme nel mare Mediterraneo: Lampedusa, Linosa e lo scoglio di Lampione formando così l’arcipelago delle Pelagie.
Lampedusa, che con Punta Sottile, registra la latitudine più a sud d’Europa si contende il titolo di regina del Mediterraneo con la molto diversa e non lontanissima Pantelleria: quest’ultima nera di lava ma con un territorio verdeggiante; Lampedusa, brulla, con bassa vegetazione e con il punto più elevato di 133 metri slm chiamato L’albero del Sole.
Così descritta sembra più un posto da espiazione di chissà quali colpe più che una meta di vacanza ed invece vi sorprenderà. Per poter vivere l’isola è consigliabile noleggiare uno dei tanti motorini o automobili offerti a prezzi più che accessibili e, per chi se la sente, prendere in affitto una barca che dà la possibilità di circumnavigarla in poco tempo e senza particolari difficoltà. Fatta eccezione per qualche strada secondaria che taglia l’isola da una costa all’altra, quella principale la percorre lungo il suo perimetro offrendo panorami spettacolari soprattutto lungo la parte nord tutta a strapiombo. continua "Lampedusa: o’scià" (Pubblicato il 21 agosto 2007) -
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