Una gita a Damasco
Racconto di una gita a Damasco, partendo dal vicino Libano, di GianFranco Cortelli

L‘aria è ancora calda, a Damasco, anche se sono passate le otto della sera. Le musiche, le luci multicolori, il profumo del tabacco dei narghilè, il brusio costante delle persone e delle auto, qualche discreto colpo di claxon (“qualcheâ€, solo perché il traffico indemoniato della città è diminuito) che continuerà a farsi sentire per tutta la notte fino all’alba; la fragranza di mille droghe ed essenze nell’aria, la gente che non ha fretta, i negozi aperti fino a tardi con gli sgabellini messi fuori e tre, quattro persone che chiacchierano aspettando clienti, che il più delle volte non arriveranno. Niente carte di credito, tutto cash, niente supermercati o registratori di cassa, né codici a barre, ma tanti negozietti raggruppati per genere, che vendono tutti le stesse cose e si sceglie di entrare nell’uno anzichè nell’altro solo per la simpatia che ispira il garzone o il padrone o per come avrà saputo disporre la sua merce con un po’ più di fantasia del vicino. E poi mille artigiani: che battono il rame (e che diventeranno sordi a 30-35 anni), che fanno chiavi, che riparano scarpe o copertoni di auto o che, ma sono già dei professionisti, scrivono lettere e carte bollate per gli analfabeti. Vi è poi tutta la casta degli ambulanti... (scarica il file su http://www.viaggiatorionline.com/download/3.zip) (Pubblicato il 24 maggio 2004) - Letture Totali 28 volte - Torna indietro
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