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Diario di viaggio in Namibia

Racconti e Articoli di Viaggio

Diario di viaggio in Namibia, di Fabrizio Ronzi - Inviato il 13 gennaio 2004 da Fabrizio Ronzi.

Diario di viaggio in Namibia

Il decollo dal piccolo aeroporto di Lugano è uno spettacolo. Il turboelica ‘Crossair’ si leva in volo su un lembo del lago antistante la pista, e prende quota virando intorno al Monte S.Salvatore passando tra Morcote e Porto Ceresio, per sorvolare poi Lugano ad una quota già consistente. Spettacolo sensazionale: solo con aerei così si gode veramente del panorama dall’alto e si avverte la sensazione del volo.

E pensare che certa gente sarebbe terrorizzata da questo volo, ma come sarebbe noioso un viaggio senza un po’ di vento ballerino! In fondo sono emozioni anche queste. La destinazione è il grande scalo internazionale di Zurich. La mezz'ora di volo scorre veloce. Non solo il panorama è godibilissimo, ma anche le due hostess contribuiscono ad elevare il livello qualitativo della piccola compagnia, cioè volevo dire che, accidenti!, queste ragazze in mezz’ora ci hanno portato champagne, cioccolato, cocktails, spuntini vari, e frutta! Tra il panorama, la sensazione di volo, e tutto questo ben di dio, volerei con questo Saab turboelica fino in Africa!



Ma, noncurante dell’idillio tra me, il volo, il Saab e soprattutto l’hostess, la pista di Zurich arriva sotto di noi e devo scendere. Non sarà un caso che i nostri sguardi si incrociano, mi saluta con un ‘ciao’ e solo a me dà questa confidenza. Ma rimaniamo coi piedi per terra, nel senso che scendo dall'aereo e mi dirigo nella grande aerostazione.

Avevamo il dubbio che il tempo era poco per ritirare i bagagli e salire sul volo per JHB... in realtà ce l’avremmo fatta anche ad acquistare un Baileys dove affogare i miei ricordi sul personale Crossair.... Saliamo quindi sul volo Swissair per Johannesburg, ci accomodiamo sistemando il notevole bagaglio a mano portato a spalla (!), e cerchiamo di sistemarci al meglio per il lungo tragitto, ma… cosa vedo ? Una giovane hostess bionda ! Brigitte c'ha scritto sul badge. E... ma, diamine, in mezz’ora ho già dimenticato la qualità del servizio di bordo Crossair! No, non posso buttare in aria (!) una storia appena iniziata, che poi magari quell’altra è di Mendrisio e sta vicino a me, mentre questa c’ha il faccino da tedesca. Basta, chiedo un rosso cabernet sudafricano e non se ne parla più!

Davvero avrei voluto volare col Saab, che palle nove ore sul cadreghino del MD11. E vabbè incominciamo a mangiare; è bello mangiare vicino a Ska. E' un tipo molto selezionatore riguardo al cibo, così mi mangio anche metà del suo vassoio, però il vino se lo beve tutto lui. Scende la notte, sopra e sotto di noi, il monitor ci tiene costantemente informati sulla posizione. Per Giove! Passiamo sopra Milano... Siamo andati fino in Svizzera per salire su questo coso. Ma pensa! Il mondo scorre sotto di noi. Il monitor aggiorna costantemente la posizione gegrafica: passiamo il Mediterraneo, Malta, Tunisia, Libia, Ciad, Zaire, Zambia e... alle cinque circa la visione più affascinante: stiamo sorvolando lo Zimbabwe quando all'orizzonte il sole sorge sul Mozambico... Siamo veramente in viaggio, solo ora ce ne rendiamo conto!



Puntuale come un orologio svizzero, l’MD11 svizzero (che non aveva i buchi come l’emmental) si posa sul suolo sudafricano. Usciamo, saluto la/le hostess - la Brigitte mi saluta in modo professionale, ‘che freddura’ penso, ci siamo frequentati per nove ore ma lei pensa solo al lavoro. E allora ho fatto bene a non rovinare la storia con quella che, suppongo, potrebbe essere di Mendrisio! - e un’arietta a nove gradi mi riporta alla realtà. Altro che Africa col sole a picco, sembra ottobre... In sette ore giungiamo a Johannesburg, e sono quasi le due quando ci imbarchiamo sul A320 Air Namibia che ci porterà a Windhoek. Sorvoliamo per intero il deserto del Kalahari nelle sue tre estensioni: Sudafrica, Botswana, e Namibia. Che figata! Lentamente penetriamo nel viaggio, nell’entità del viaggio, nell’essenza del viaggiare. Solo in questi momenti capisci che il mondo esiste, quanto è piccola la tua vita di ogni giorno, e quanto è povero chi non gira il mondo. Eros mi fa notare le strade dall’alto, incredibili interminabili linee diritte, senza una curva forse per centinaia di chilometri.

Windhoek si trova su di un enorme altipiano a 1600 metri di quota. Scendiamo lentamente e… spettacolarmente: la zona è molto ventosa, per cui gli aeromobili volano piuttosto veloci, traballando al punto che è difficoltoso anche solo bere un caffè. Poi raccomando l’atterraggio, avvenuto sbattendo a terra l’aereo con un contraccolpo tale che su una qualsiasi linea europea avrebbe scatenato le proteste dei viaggiatori. Ma qui siamo in Africa, e questa è la nostra sveglia dal torpore del vecchio ‘primo’ mondo. Arriviamo a Windhoek sulla Toyota noleggiata all’aeroporto, guidando a sinistra come in tutta l’Africa del sud-ovest. E’ una cittadona di 150.000 anime, veramente multicolore (no per favore, non pensate multirazziale...

Questa idiozia esiste solo nelle parole false dei politici italioti e dei loro servitori), con un bel centro moderno, qualche edificio old-german, ed una vasta periferia. Il nostro albergo, prenotatoi la mattina, è un pezzo di architettura decadente anni sessanta, ma e molto pulito e per poco più di 90 Euro ci viene dato un appartamentino di due stanze con bagno, TV, frigo e colazione. Usciamo per una passeggiata verso le 4, c’è molta poca gente in giro ed i negozi sono chiusi. Acci... è domenica.



Usciamo per cena più tardi. Gusteremo una succulenta bistecca di Orix (antilope), tanto per entrare nella situazione, cenando sulla balconata. Diamine, d’altronde siamo in agosto. Faceva un freddo cane, e spirava un venticello da freddo boia. Andiamo a letto presto.

Lunedì 09 Agosto 1999 Ci leviamo dai comodi giacigli della nostra 'suite' abbastanza presto. Così d’altronde sarà per tutta la durata del nostro soggiorno in quanto sotto l’equatore ora è inverno, ed il sole tramonta alle cinque e mezza. La colazione è ottima e abbondante, la sala da pranzo è stranamente frequentata solo da militari, boh ! Paghiamo e andiamo, ma prima di scorazzare verso nord, facciamo un po’ di compere: provviste e pentole utili alla sopravvivenza quando saremo accampati.

Verso mezzodì usciamo dalla megalopoli(!), guidati dalle cartine che abbiamo comprato, già ne abbiamo più di una, dato che talvolta contrastano pure tra loro! Pensare che quel burlone di Eros aveva promesso che avrebbe portato il GPS. E via sulla strada principale del Paese, direzione Okahandja-Otjiwarongo. Già dopo alcune decine di chilometri il traffico si dirada, e dopo un po’ mi accorgo di non avere effettuato curve forse da 30 o 40 chilometri! Questa strada sembra fatta con la bussola in mano. L’ingegnere tedesco che la costruì sul finire dell’800 avrà detto: "Avanti! Dritto verso nord!" Eh sì, penso sia stato proprio così, poi ogni 40 chilometri avrà dato un’aggiustata alla direzione, ecco perché queste piccole curve senza ostacoli apparenti da aggirare.

Ma attenzione... alle 14.55 ora locale Ska, incaricato momentaneamente alla guida del Toyota, scorge alcune giraffe! L’emozione è grande. Frenata rapida, inversione di marcia, e scarica di foto sull'animale avvistato. Ne vedremo a centinaia in seguito! Le strade principali sono interamente costeggiate da una rete metallica per evitare l’improvviso attraversamento di animali, così le nostre giraffe non appena ci vedono, fuggono nella loro savana, ed intravediamo solo i lunghi colli sbucare dalla bassa vegetazione. Le visuone delle teste delle giraffe, tipica di questo angolo di Africa, è qualcosa di veramente curioso per noi europei. La strada è diritta, ma l’avevo già detto, e acquistiamo confidenza col mezzo. Superiamo pure i 100 Km/h. Eros vuole provare l’ebbrezza della guida a sinistra, e così sia, parte, va, e ce la fa, tanto di traffico ce né veramente pochissimo. Io invece sì che sono un veterano, io che ho guidato a sinistra nel mezzo del caos di Dublino, Belfast, Edinburgh e Glasgow! Ma a dire il vero trovo molto peggio guidare 'normalmente' a Milano! continua "Diario di viaggio in Namibia" (Pubblicato il 13 gennaio 2004) - Letture Totali 82 volte - Torna indietro



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