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Mauritania, zaino in spalla: miraggio o realtà?

Racconti e Articoli di Viaggio

On the road in Mauritania, di Antonietta Peroni cholita@email.it (foto di Giovanni Camici skanda@email.it)

Mauritania, zaino in spalla: miraggio o realtà?

La Mauritania è una nazione che quasi sempre viene visitata a bordo di un fuori strada, noi abbiamo voluto provare ad attraversarla con lo zaino in spalla e mezzi pubblici. Partenza da Roma-Fiumicino con scalo a Tunisi e poi direzione Nouakchott, capitale della Mauritania, arrivando sul posto in tarda serata abbiamo preso un taxi e abbiamo raggiunto l'Auberge Menata, situato in centro con una sistemazione discreta. La mattina seguente la prima operazione da compiere era il cambio dei soldi, venivamo avvicinati in continuazione da uomini del posto che dicevano: “Monsieur change?”, ma noi trovata una banca abbiamo cambiato i dollari americani in ouguiya più o meno al solito tasso del nero, adesso si può fare colazione!

Ci siamo fermati in una pasticceria e abbiamo mangiato una pasta farcita con crema ed ananas e lo zrig (latte di cammella), poi sotto al sole bollente, siamo andati al mercato, dove tutti ci volevano vendere qualcosa. Vi sono banchi che vendono carne, pesce, frutta, verdura, legumi, datteri, casalinghi, saponi, insetticida e artigianato locale. Nel settore del vestiario, si può acquistare il bubu, lunga tunica di colore azzurra o bianca che indossano gli uomini mauritani, io mi sono comprata il malafa, stoffa colorata con disegni floreali o geometrici che ho indossato per tutto il mese, le donne locali lo usano come velo.

Proseguendo nella città abbiamo visitato la Grande Mosquèe costruita dai sauditi, qui il 99,84% degli abitanti professa la religione islamica, il muezzin cinque volte al giorno recita l'adhan dal minareto della moschea a scopo di richiamare i mussulmani alle preghiere obbligatorie. Una visita al Musèe National dove al primo piano si trova una galleria con reperti archeologici e al secondo piano recenti mostre etnografiche sulla società dei mauri. In città spesso si vedono uomini accovacciati a far pipì, all'inizio abbiamo provato un po' d'imbarazzo ma poi ci siamo abituati.



Verso le 13:00 abbiamo preso un taxi per Port de Pèche, il mercato del pesce, affollato e pittoresco, sulla spiaggia ci sono tante barche colorate, pescatori che trascinano le loro reti cariche di pesce, bambini che corrono con il pesce in mano, donne che lo acquistano e che lo cucinano, ne abbiamo subito approfittato mangiando riso, verdure e pesce fresco, ottimo!

C'è anche il settore dove il pesce viene pulito, sfilettato pronto per essere essiccato, scusate la ripetizione della parola “pesce”, ma è proprio per sottolineare la grande quantità che vi si trova! Al rientro nel tardo pomeriggio abbiamo ripreso un taxi e abbiamo raggiunto l'ufficio del Parc National du Banc D'Arguin per organizzare un giro di almeno 3 giorni. Dovremmo prendere a noleggio una jeep con autista e i prezzi sono alquanto elevati poiché il costo del gasolio è di 384 UM a litro, quindi siamo tornati al nostro albergo, qui abbiamo incontrato Baba, guida turistica mauritana che parla molto bene l'italiano, il quale ci ha aiutati ad organizzare il tutto.

Partenza giorno successivo alle 12:00, arriva Said, con la sua jeep andiamo ad acquistare il biglietto d'ingresso valido 3 giorni al costo di 3600 UM cadauno e inizia la nostra avventura. Il Parc National du Banc D'Arguin si estende per 200 km verso nord da Cape Timiris, è il punto d'incontro degli uccelli acquatici che migrano tra l' Europa, l'Asia del nord e l'Africa, affacciato sull'Oceano Atlantico, il mare è limpido ed è punteggiato da banchi di sabbia dove i volatili nidificano e si riposano.

Si percorre una lunga strada asfaltata con ai lati un paesaggio spettacolare: deserto con varie tonalità che vanno dal grigio al giallo e in alcuni punti rossastro, dune, cammelli, cammellieri, alberi di acacia nel deserto roccioso e soprattutto tanti posti di blocco della gendarmeria.

Dopo circa 5 ore di viaggio siamo arrivati a Cape Tafarit, promontorio roccioso sull'Oceano e da qui ci siamo diretti ad Arkeiss ove ci siamo fermati in un campo con tende stile tuareg, che seppur spartane offrono la suggestione di dormire tra le dune del deserto del Sahara e le onde dell’Oceano Atlantico.



Passeggiata e foto a non finire e poi cenetta sotto il cielo stellato illuminato dal fuoco acceso da Said, il quale dopo aver pregato e cenato ci ha preparato il tè mauritano, con la sua teiera colorata e bicchierini di vetro. Il modo tradizionale di preparare questo tè necessita di circa un'ora di tempo perché prevede che sia ripetuto per tre volte: il primo bicchiere è amaro come la vita, il secondo è dolce come l'amore e il terzo è soave come la morte.

Chi lo prepara pone nella teiera, sempre ben riscaldata, l’acqua, vi aggiunge una dose di tè verde e un misurino di zucchero, quando l’infuso, mantenuto caldo ha raggiunto la temperatura di 100 gradi, ne viene versata solo una parte in un piccolo bicchiere, mentre il rimanente viene lasciato in infusione. Il rito inizia da qui: il contenuto del primo bicchiere viene versato dall’alto da un bicchiere all’altro, a più riprese, in modo da creare in ognuno un piccolo strato di schiuma bianca, soltanto a questo punto, l’infuso della teiera, viene versato nei piccoli bicchieri di vetro, alcune volte aggiungendo la menta fresca e poi servito sopra un vassoio circolare, in questo modo il tè diventa un rituale che ripetuto diverse volte al giorno, serve a riempire le lunghissime giornate nel deserto ed a facilitare la socializzazione. Dopo il tè siamo rimasti a parlare un po' con Said osservando il panorama che ci circondava, il cielo stellato illuminato dalla luna, sentendo solo la risacca delle onde.

La mattina seguente ci siamo svegliati verso le 7:00 e naturalmente abbiamo fatto colazione bevendo il tè e mangiando del pane, dopo aver pagato 6000 UM per il pernottamento, abbiamo ripreso il viaggio verso Ten Aloul per poi arrivare ad Iwik, un villaggio di pescatori abitato da 62 famiglie, una scuola e tanto pesce fresco disteso al sole ad essiccare. Abbiamo fatto un bel giro a piedi, fotografando pellicani bianchi, pellicani grigi e sterne nere, poi ripresa la jeep siamo giunti a Tèchot dove una famiglia del posto ci ha offerto il tè, uno spuntino veloce, un po' di rilassamento e poi via verso Cape Timiris più precisamente a Nouamghar, attraversando la Baie de St. Jean, con i suoi scenari spettacolari!

Arrivati a destinazione siamo rimasti a bocca aperta, eravamo circondati da tante varietà d'uccelli: pellicani bianchi, fenicotteri rosa, cormorani, aironi e tanti granchietti. Mentre cenavamo sotto un cielo stellato, la luce della nostra torcia attirava tanti insetti e piano piano si è avvicinato un granchio che li catturava e se li mangiava, nell'immenso silenzio si sentiva il rumore del suo sgranocchiare!



Un granchio molto socievole, ci osservava con i suoi occhietti curiosi e poi via di nuovo a catturare e mangiare altri insetti, ad una certa ora preparazione del tè e poi a dormire in un tikit in compagnia di un topino. La mattina seguente, dopo aver pagato 8000 UM per il pernottamento, ci siamo diretti sulla strada del ritorno, aspettando la bassa marea e via, lungo la spiaggia.

Molto emozionante, su un lato il mare, sul lato opposto il deserto che arriva fino alla battigia, le onde che lambivano le ruote del fuoristrada, un percorso in alcuni tratti un po' preoccupante poiché si ha paura di essere sorpresi dall'alta marea. Dopo circa un'ora non era più il caso di rischiare visto l'aumento della marea, quindi abbiamo ripreso la strada nel deserto, per poi arrivare a quella principale, con tutti i suoi posti di blocco. Alle 12:00 eravamo di nuovo a Nouakchott che in questi giorni è ancora più viva, poiché c'è la campagna elettorale per le elezioni legislative e municipali, per questo evento usano le tende, le donne distribuiscono volantini dei vari candidati politici e musica dalla mattina fino a tarda sera. Pranzo, giro al mercato, rientro in albergo nelle ore calde, chiacchierata con Baba e poi di nuovo fuori fino a sera, cenando con cous cous, zuppa di verdure e shawerma, passeggiata serale e poi rientro in stanza, domani partiamo per Nouadhibou. Alle 6.30 siamo alla ricerca di un taxi brousse per andare al garage dei minibus diretti a Nouadhibou, lo raggiungiamo, si parte alle 07:30 e il costo del biglietto è di 6000 UM cadauno.

Percorriamo in parte la stessa strada per raggiungere il parco, stessi posti di blocco e stessi scenari, dopo circa 6 ore di viaggio arriviamo al garage di Nouadhibou e con un taxi ci siamo diretti al Camping Baie du Lèvrier, albergo in una posizione centrale vicino al mercato ma con stanze un po' piccole. Da qui abbiamo iniziato la visita, con un taxi abbiamo raggiunto la penisola di Cap Blanc lunga circa 35 km., le acque dell’Oceano Atlantico sono fredde e ricche di pesce, abbiamo visitato la Baie de Cansado, a sud del porto, dove è situato il cimitero navale, vi sono parecchi relitti e via con le foto, poi tornati in città abbiamo curiosato un po' visitando il mercato, vari negozietti e chiacchiere con gli abitanti del posto. Una particolarità dei mauritani è che quando vogliono confermare ciò che gli stai dicendo emettono un suono schioccando la lingua sul palato.

Cena e poi a riposare, domani ci aspetta il treno del ferro. continua "Mauritania, zaino in spalla: miraggio o realtà?" (Pubblicato il 03 febbraio 2014) - Letture Totali 240 volte - Torna indietro



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