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L'Atacama, là dove finisce la terra

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Visita all'Atacama, uno dei posti più magici del Cile e del Sudamerica, di Adriano Socchi - Inviato il 13 gennaio 2004 da Adriano Socchi.

L'Atacama, là dove finisce la terra

Sito o fonte Web: www.adrimavi.com Entriamo in Cile, dalla Bolivia, attraverso la frontiera di Hitocajon, il confine di stato che con i suoi 4.850 metri d’altitudine può fregiarsi del primato di dogana, transitabile, più alta del mondo. Il posto è desolato e desolante, sferzato dal vento freddo e pungente delle Ande e non migliorano il quadro la minuscola casupola dell’ufficio della dogana boliviana, la carcassa arrugginita di un pullman, il cartello che indica l’entrata nel territorio cileno e una manciata di soldati. Espletate le formalità d’uscita, il minibus che collega quotidianamente la laguna Blanca, in Bolivia (a qualche chilometro dalla laguna Verde) con il paese di San Pedro de Atacama, in Cile, scende vertiginosamente: ben 2.400 metri in trenta chilometri. Le formalità d’ingresso per il Cile sono effettuate appena fuori della città di san Pedro, in uno degli uffici di dogana più temuti del paese, per controlli e severità. Sarete rigorosamente perquisiti e i vostri bagagli accuratamente ispezionati, dall’intransigente policía internacional.



Una volta superata la dogana si può immediatamente gustare la tranquillità di questa piccola oasi del deserto. A San Pedro de Atacama le strade sono ancora sterrate e le case, tutte bianche, sono costruite in adobe, vale a dire in mattoni di fango induriti al sole. La vita si svolge essenzialmente sulla deliziosa piazzetta dove sorgono la chiesa e la Casa Incaica. L’iglesia de San Francisco, ha un aspetto massiccio e tipico coloniale. Vale la pena entrare per vedere il soffitto costruito con assi di legno di cactus. Sul lato opposto, la Casa Incaica, è un grazioso edificio, che risale al 1.540. E’ diventato famoso perché vi dormì Pedro de Valdivia, il Cavaliere dell’Estremadura, che conquistò il Cile, fondando tra l’altro, in onore del re spagnolo, la città di Santiago de la Nueva Estremadura (Santiago del Cile).

A due passi da plaza de Armas c’è, poi, il museo Gustavo Le Paige, uno dei più belli dell’intero Sud America e senza dubbio il fiore all’occhiello del paese. Al di là della straordinaria collezione di suppellettili e manufatti, di epoca precolombiana, il museo raccoglie diverse mummie preispaniche dal sorprendente stato di conservazione. Il clima estremamente arido e secco, della regione, ne ha favorito l'ottima preservazione. In particolare merita di essere vista la celebre "miss Chile", la mummia di una giovane donna dai lineamenti molto graziosi.



San Pedro de Atacama è il punto di partenza per le molteplici escursioni che si possono effettuare nei dintorni, non per nulla pullula di agenzie di viaggio e di turisti. Grosso modo propinano tutte gli stessi itinerari e di questi, due in particolare, non bisognerebbe perdersi: la Valle della luna e i geyser di El Tatio. La Valle della Luna, a dodici chilometri da San Pedro, è una depressione interamente ricoperta da stravaganti formazione rocciose, voragini, piccoli canyon, cunicoli e dune di sabbia. L’agenzia spaziale statunitense della NASA ha identificato in questo luogo l’ambiente più simile a Marte dell’intera superficie terrestre e proprio qui ha scelto di collaudare la navicella spaziale "Nomad", poi atterrata sul pianeta di Marte nviandoci straondinarie foto.

Intorno alle 16:00 partiamo per un giro di tre ore che ci porterà, a bordo di un minibus, a toccare le principali attrazioni naturalistiche del posto. La scelta dell’ora è finalizzata dal desiderio di assistere al tramonto, da quella che è comunemente chiamata la "Grande Duna". Il tempo a disposizione è sufficiente per vedere tutto, in quanto la Valle della Luna non è estesa. Così, seguendo la buona strada sterrata che attraversa la valle, di volta in volta ci fermiamo in appositi spiazzi da ognuno dei quali partiamo per brevi escursioni a piedi. Visitiamo per prima una spaventosa voragine della quale non si riesce a vedere il fondo nemmeno sporgendosi con molta cautela. Si pensa che ha crearla sia stato un meteorite. Proseguendo, infiliamo un angusto canyon e ci addentriamo in un sistema di bassi e scuri cunicoli che attraversiamo armati dell’indispensabile pila fornita dall’agenzia.



Di qui, ripresa la strada, proseguiamo per i "Camini delle Fate". Sono delle grandi ed alte colonne d’argilla. Teniamo lo sguardo fisso ai finestrini. Il paesaggio cambia aspetto dopo ogni salita, colore dopo ogni curva. Di nuovo, sul minibus, giungiamo alle "Tre Marie", relle rocce di arenaria erose sapientemente dal vento, dalla sorprendenti somiglianze con la Madonna. Sembrano modellate da una mano umana. Tra uno spostamento e l’altro, la nostra giovane guida ci dice di non aver mai visto piovere. L’ultima pioggia, o meglio spruzzata, risale a suo dire al 1971 quando si registrarono 1,5 millimetri di acqua. Sarà vero?

All’ora del tramonto siamo ai piedi della "Grande Duna", come da programma. Una camminata di una ventina di minuti, in salita, sulla sabbia, ci porta in cima. Lo spettacolo è meraviglioso. La giornata è limpida ed il cielo terso. Man mano che le ombre, al calar del sole, si allungano, le rocce e la sabbia, che contraddistinguono il deserto, assumono colori di tonalità diverse, passando dal giallo all’arancione, dal rosa al rosso. Dall’alto la vista spazia a 360°. All’orizzonte, l’imponente catena andina, in cui si distingue l’inconfondibile profilo del vulcan de Licancabur (5.930 metri), alla cui base eravamo il giorno precedente. Quando rientriamo a San Pedro è, ormai, notte. continua "L'Atacama, là dove finisce la terra" (Pubblicato il 13 gennaio 2004) - Letture Totali 66 volte - Torna indietro



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