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Esplorando l’Isla Hispaniola come novelli Colombo

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Cronaca di un itinerario nella Repubblica Dominicana, o Santo Domingo, di Adriano Socchi - Inviato il 30 agosto 2004 da Adriano Socchi.

Esplorando l’Isla Hispaniola come novelli Colombo

Sito o fonte Web: www.adrimavi.com Già all’aeroporto di Las Americas intuiamo quale sarà il clima che ci accompagnerà per tutto il viaggio: i ventilatori nell’ufficio della Hertz girano al massimo, gli impiegati trasudano e ovunque aleggia un’insopportabile odore caldo-umido che sa un po’ di muffa e un po’ di chiuso.

Dall’aeroporto imbocchiamo l’autopistas Las Americas, arteria stradale molto scorrevole che conduce direttamente a Santo Domingo. La strada è a pagamento, ma lo capiamo tardi, quando siamo ormai al casello incustodito: senza moneta locale nei portafogli, superiamo la sbarra grazie alla losca presenza di un individuo, lì non a caso, il quale in cambio di 5 USD ci dà i 15 pesos necessari. Il cambio è da usuraio, ma non esisteva altra maniera per sfamare l’apposito contenitore di monete e passare.



Un secondo contrattempo l’infiliamo sbagliando l’uscita per la zona Colonial e ci ritroviamo immischiati nel traffico caotico del mercado Modelo. Avanziamo a passo d’uomo in mezzo ad una confusione di pedoni e a frenetici ambulanti. Motociclette, auto e camion che procedono a suon di clacson, gua gua (taxi collettivi) che si fanno strada infilandosi in ogni dove aiutati dallo sbracciarsi e dall’imprecare dei controllori dei biglietti che, così facendo, aiutano non poco l’autista. Stanchi e dopo ben dieci ore di volo non è proprio il massimo ritrovarsi nel bel mezzo del congestionato traffico di Santo Domingo, tuttavia, alla fine, giungiamo all’hotel Palacio, una vecchia dimora coloniale oggi trasformata in un elegante albergo.

Partiamo di qui per visitare il “quartiere coloniale” della capitale dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Santo Domingo, prima capitale dell’America Latina, fu fondata nel 1496 da Bartolomeo, fratello di Cristoforo Colombo, così chiamata in onore del padre Domenico. Nel Parque de Colón troviamo la statua dell’ammiraglio Colombo: impossibile, per un italiano non emozionarsi davanti al braccio proteso che indica idealmente la terra appena avvistata.



La zona tra la fortezza di Osama e l’Iglesia de las Mercedes è per certi versi rimasta autentica: vi si respira l’aria di quei tempi e la luce è ancora quella del mondo coloniale. Impossibile non immaginare ancora, davanti all’Alcazar, le persone che al suo interno prendevano allora le decisioni per colonizzare il resto delle Americhe. Durante la visita incontriamo lustrascarpe e ambulanti, venditori di biglietti della lotteria e pittori naif: sono ovunque, come le pseudo guide che si offrono di continuo, tormentandoci fastidiosamente.

Lasciamo il quartiere storico per vedere, non più a piedi ma in auto, l’altra Santo Domingo, quella del dittatore Rafael Trujillo. Visitiamo, innanzitutto, il faro Colon, prosopopea del regime totalitario del Generalissimo. Il mausoleo dedicato al gran navigatore è tanto kitsch e megalomane da essersi guadagnato un posto d’onore tra i monumenti della città anche se, a causa della crisi, non illumina più il cielo di Santo Domingo con la caratteristica sagoma della croce latina. Vediamo, poi, l’altare della patria, il palazzo presidenziale, l’enorme statua di Sant’Antonio e percorriamo per intero l’avenida George Washington, il malecon che corre lungo il mare.



Vediamo, credo, la più grande galleria al mondo: sui marciapiedi, molti artisti espongono opere dai colori forti, caldi ed allegri, tanto che è impossibile non acquistare almeno una tela. continua "Esplorando l’Isla Hispaniola come novelli Colombo" (Pubblicato il 30 agosto 2004) - Letture Totali 107 volte - Torna indietro



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