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Esplorando l’Isla Hispaniola come novelli Cristoforo Colombo, di Adriano Socchi


Inserito il: 30/08/2004 da Adriano Socchi
Email: adrimavi@libero.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Adriano+Socchi
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Lasciamo la capitale sull’autopista 1, unica autostrada del paese che collega il sud al nord. La percorriamo per appena ottanta chilometri fino a Pietra Blanca, ma è sufficiente per mettersi le proverbiali mani nei capelli. Sulla principale rete stradale della Repubblica Dominicana vediamo transitare ogni mezzo di locomozione e, oltre a leciti camion e automobili, biciclette, carri trainati da buoi e, addirittura, persone che indifferenti al pericolo avanzano sullo spartitraffico che divide le corsie dei due sensi di marcia. Sembra abbastanza finché non notiamo le motociclette correre sulla corsia d’emergenza…. ma in senso contrario.

Continuiamo verso Nagua e la penisola di Samanà. Attraversiamo paesi di campagna tranquilli e sedentari, la cui pace è spezzata dal volume sparato al massimo delle casse antidiluviane di bar e discoteche che scandiscono le note di tutto il repertorio del merengue. La gente è cordiale, sempre sorridente a dispetto della povertà in cui vive. A differenza di Santo Domingo, dove a causa dei secolari incroci tra i popoli venuti da lontano ci sono molti bianchi, neri e tutte le varietà del mulatto, qui le persone sono tutte di colore, più africane che caraibiche. Gruppi di bambini giocano a baseball, di giovani a biliardo e di anziani a domino, i passatempi preferiti dei dominicani. In ogni paese, inoltre, esiste almeno un’arena, seppur piccola, per il combattimento dei galli. Tra le varie scene di vita quotidiana di cui siamo testimoni, colpiscono le donne in bigodini e pantofole che passeggiano sul ciglio della strada per espletare le incombenze di ogni giorno. Le case hanno colori rosa, verdi, rossi, gialli e blu ora tenui e ora sgargianti, e interrompono il verde di risaie e piantagioni di tabacco e banane. Com’è lontana Santo Domingo...

La costa nord della penisola di Samanà è un susseguirsi di mezzelune sabbiose praticamente deserte incorniciate da fitte distese di palme e un mare cristallino. Las Galeras, l’ultimo paese dell’estremità nord-occidentale, è il luogo in cui siamo diretti e costituirà il nostro punto d’appoggio per i due giorni in cui esploreremo l’intera penisola. Sulla spiaggia di Las Galeras, non sono il mare e la sabbia ad attirare la nostra attenzione quanto, piuttosto, i rustici tavoli di una spartana trattoria e l’adiacente bar, rinomato per preparare ottimi cocktail. Ordiniamo un “cocoloco” e una “piñacolada”. La cameriera, sudata per via del caldo, con un machete rompe i gusci di un cocco e di un ananas vi butta dentro tre cubetti di ghiaccio e un bicchiere di rhum che shakera con il succo contenuto nei rispettivi frutti, i quali fanno da bicchiere. E’ tardi ed inizia a scendere qualche goccia di pioggia. Termina così la nostra seconda giornata sul suolo della Repubblica Dominicana.

La strada per arrivare a playa Rincon, a soli venti chilometri da Las Galeras, è assediata da una vegetazione davvero lussureggiante. La spiaggia si raggiunge anche via mare, come fanno soprattutto i turisti dei resort, mentre la via terrestre è un continuo saliscendi in mezzo al verde fino allo sterrato finale di soli cinque chilometri ma in pessime. Il mare non lo si vede che in ultimo. La spiaggia, detta tra le dieci più belle dei Caraibi, non è attrezzata e soltanto ai due estremi delle baracche offrono il posto per un pasto. Fino a tarda mattinata siamo gli unici esseri viventi a godere di questo spicchio di paradiso. Poi arrivano i gestori dei fatiscenti ristoranti e un primo gruppo di turisti via mare, poi un secondo, poi alcuni quad dalla nostra stessa strada. Lasciata playa Rincon, nel pomeriggio c’imbarchiamo per Cayo Levantado da un molo ubicato pochi chilometri prima di Samanà. Salpiamo con una piccola imbarcazione, senza giubbotti salvagente, nonostante il mare sia mosso. Il Cayo è una sorta di atollo maldiviano nel cuore dei carabi. Mare bello, ma atmosfera deludente…     continua "Esplorando l’Isla Hispaniola come novelli Cristoforo Colombo, di Adriano Socchi"

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