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La capra del Todrha

Racconti e Articoli di Viaggio

Ci sono posti e istanti di viaggio che rimangono impressi. Questo è quanto è accaduto a Alighiero Adiansi nelle Gole del Todhra, in Marocco - Inviato il 17 marzo 2004 da Alighiero Adiansi.

La capra del Todrha

Sito o fonte Web: web.tiscali.it/alitour/ Ci sono posti dove passi e ripassi e neanche li vedi poi, improvvisamente, un giorno - forse è un giorno particolare, una situazione nuova, un'emozione latente, un richiamo irrefrenabile o, più semplicemente, scappa l'occhio dove non era scappato mai e il posto è lì, è sempre stato lì, e non basta una foto o un'occhiata perchè stavolta è una scossa, un brivido, stavolta è un posto magico, ma non tutti credono alle magie e non per tutti i posti magici sono gli stessi. Questa leggenda narra che molti anni fa un pastore guidava il gregge verso i pascoli attorno ai laghi di Imilchil, al di là delle Gole del Todhra. A quei tempi il Todhra era un fiume impetuoso, impegnato a scolpire le pareti di roccia, e il padre di Abdul non aveva ancora ingrandito la sua bettola per trasformarla nell'hotel Les Roches (Abdul invece, nonostante la giovane età allungava già le mani sulle birre e sulle ragazzine!).

Era in corso uno di quei temporali che si vedono raramente in Marocco, e se si vedono durante le vacanze siete più sfigati di un becchino senza lavoro, e il fiume si stava gonfiando a dismisura, come se ci fosse finito dentro un camion di Viagra. Il pastore incitava gli animali ma le capre erano restie a buttarsi in acqua, sia per la corrente fortissima sia perchè avevano mangiato da poco e la digestione andava per le lunghe. Tra urla, spinte, cornate e schizzi d'acqua che sembrava di essere nel Masai Mara, finalmente si buttarono. Un grosso caprone bianco spingeva a testate la compagna per aiutarla ad uscire dalle acque vorticose e salvarla da morte certa, nonostante le corna.

Spingi di qui, spingi di là, arrivato nel bel mezzo della corrente scivolò tra i sassi del fiume e venne trascinato via, come del resto successe qualche anno dopo alla Peugeut 205 di Mariolina che tra l'altro non stava neanche cercando di salvare nessuno. La povera capretta sola e disperata cominciò a belare come impazzita e travolta dalle compagne affondò tra le acque gelide. Si risvegliò sul greto del fiume, fradicia, intontita ed abbandonata. L'acqua continuava a salire tra le gole e la capretta s'arrampicò sulla montagna, saltellando pian piano da una roccia all'altra tenendosi in precario equilibrio sulle sporgenze della parete. Ogni tanto guardava disperata in basso nella speranza di vedere il caprone spuntare dietro di lei. Saltella, saltella raggiunse una piccola grotta, un anfratto dove a malapena riuscì a sdraiarsi per recuperare le forze. Durante la notte, in sogno, le parve di sentire il caprone invocare aiuto, si precipitò giù dalla montagna ma nonostante la luce della luna non riuscì a vedere nessuno.

Quandò si svegliò, il sole aveva spazzato i nuvoloni e una fetta di cielo azzurro si rifletteva nelle acque finalmente tranquille del fiume. Qua e là tra le rocce spuntavano ciuffi d'erba e qualche cespuglio. Muovendosi con molta attenzione, la capretta riuscì a raggiungere le foglie e cibarsi. Ebbene, non ci crederete ma, ancora oggi, se alloggiate all'hotel Les Roches e provate a guardare le rocce di fronte a voi all'alba, potreste vedere la capretta bianca e marrone saltellare sulla parete a strapiombo, a più di 50 metri di altezza senza scendere mai a terra. Di notte, quando solo le stelle e la luna rischiarano il canyon del Todhra, la capretta scende fino al fiume, vicino al ponticello di legno di fronte all'hotel, e infila il muso nell'acqua con la certezza di dissetarsi e la speranza di ritrovare il compagno. Appena comincia ad albeggiare ritorna al rifugio per sfuggire ai raggi del sole e ai flash delle macchine fotografiche. Sono ormai più di cento anni che la cosa va avanti e solo una volta, mentre stavo seduto fuori dal ristorante a guardare le stelle, ho intravisto una piccola sagoma scura saltare giù dalle rocce e abbeverarsi al fiume - ma non ci scommetterei che fosse proprio una capra. (Pubblicato il 17 marzo 2004) - Letture Totali 83 volte - Torna indietro



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