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Omo River e dintorni

Racconti e Articoli di Viaggio

Racconto, impressioni e fotografie di viaggio nella regione dell'Omo River dell'Etiopia, di Giovanni Mereghetti - Inviato il 12 gennaio 2004 da Giovanni Mereghetti.

Omo River e dintorni

Sito o fonte Web: www.giovannimereghetti.com Un viaggio nei territori ancora vergini del sud dell'Etiopia, seguendo il sentiero segnato nel nulla della savana, per chilometri e chilometri, fino a quando il fiume ferma tutti. Siamo nella valle dell' Omo, una zona dove convivono popolazioni quasi sconosciute e isolate, gente guerriera che da secoli conserva tradizioni e riti come se il mondo attorno non esistesse.

I nomadi Hammer con le loro acconciature dalle fogge antiche, fieri del loro spirito guerriero e della bellezza delle loro compagne. Gli Tzamai, le cui donne portano gonne di pelle con una coda rigida per lasciare traccia del proprio passaggio e non sfuggire ai mariti. I Mursi celebri per l'uso, fra le donne, del piattello labiale che deforma il loro volto, ma le rende irresistibili agli occhi dei loro uomini. I corpi statuari dei Karo, le loro acconciature impastate di argilla ed impreziosite da piume di struzzo. E poi ancora i Konso, i Banna, i Borana... e tutti quelli senza un'etnia precisa incontrati lungo le piste che attraversano questa magica terra.

Da Addis Abeba fino ai confini di Kenya e Sudan dove tutto sembra finire nel nulla del Continente Nero, dove tutto assume una forma irreale e confusa per lasciare spazio alle forze interiori di noi viaggiatori moderni. Un clic, magari con la complicità della magia dei toni del bianco e nero, non semplicemente per cogliere un attimo, ma per mostrare le mille sfumature di questa terra. La forma quasi artigianale di una "grana" segnata dal tempo come mezzo per raccontare, per scavare nell' intimo della gente, quella con le mani nere, quella che ogni giorno si muove verso confini inesistenti creati dall'uomo.

... via via, passo dopo passo, a testa bassa come fanno i grandi camminatori, ed eccoci qua a chiedere un altro sforzo alla natura, alla tecnologia, per poter creare nuovi dipinti fatti di luce... e di carta.

Un dipinto fatto a mano per raccontare una parte di Africa, quella vera, quella che pochi hanno toccato con mano, quella vista dagli occhi di un uomo che cammina con la macchina fotografica al collo.

Bello questo quadro, bello davvero questo disegno privo di colori. E' proprio vero, fotografare è come guardarsi allo specchio, magari senza trovare nulla, ma sicuramente cercando di capire ciò che noi uomini del terzo millennio andiamo a cercare. (Pubblicato il 12 gennaio 2004) - Letture Totali 96 volte - Torna indietro

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