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Art Noveau a Budapest

Racconti e Articoli di Viaggio

Breve guida all'Art Noveau, presente massicciamente in Ungheria. Budapest, a cura di Marta Nemeth - Inviato il 14 gennaio 2004 da Marta Nemeth.

Art Noveau a Budapest

Sito o fonte Web: www.guideviaggi.net Quanti tra i tanti viaggiatori che si recano in Ungheria sanno che Budapest gode di una posizione particolare nella regione centro-orientale dell’Europa? Una posizione che deriva dai tempi andati e che, oggi come allora, trova forti e profonde radici culturali. Noi qui, per ovvie ragioni di spazio, ci limiteremo a esporre solo piccolissimi segni di tali radici, percorrendo un itinerario che caratterizza l’archietettura della capitale magiara di un ben determinato periodo: quello a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. E ci soffermeremo insieme su quegli esempi architettonici, rinnovati o rovinati, trasformati o semplicemente lasciati nella loro forma originale che in ogni caso testimoniano le caratteristiche di una coscienza europea ed una mentalità e cooperazione internazionali più evidenti rispetto a Parigi, Vienna, Bruxelles: centri radianti dell’arte liberty, ma ingessate a canoniche. Senza contaminazioni. Quelle contaminazioni che sono il senso del divenire. Basta con le premesse ed andiamo a Pest, nel quartiere di Ferencváros. Avventuriamoci alla scoperta dell’Art Nouveau, lasciandoci guidare dal noto architetto János Gerle, conosciuto in Italia per aver progettato il padiglione ungherese alla Biennale di Venezia.

Si parte dalla Kálvin tér (alla quale mancano ormai, purtroppo significativi palazzi neorinascimentali e dell'epoca in questione), lungo la Ráday utca. Il numero 9 è progetto di Gyula Fodor, il 14 di Dezsõ Dénes e di Artúr Mellinger, ambedue del 1911. Proseguendo per questa via, ci sono mille particolari da scoprire sotto i portoni e sulle facciate. E’ interessante la facciata del palazzo al numero 13 di Kinizsi utca, con i suoi ornamenti geometrici insoliti a Budapest. A destra dall'angolo di Kinizsi utca e Lónyai utca si erge l'edificio goticizzante dell'ex Monte di Pietà Centrale, costruita in questi anni. I suoi progettisti, Sámuel Révész e József Kollár (1901-1903) erano gli allievi di Henrik Schmahl, compagno di lavoro di una volta di Miklós Ybl e gran diffusore dello stile neogotico penetrato di elementi moreschi.

Giunti in Boráros tér, vediamo a destra (al numero 2) un palazzo d’abitazione, opera precoce di József e László Vágó (1905), il quale rispecchia l'influenza di Lechner ormai solo nei suoi particolari.

Tornando indietro sulla Ráday utca, in Bakáts tér, dietro la chiesa di Ybl vediamo l'ospedale (al numero 10): un esempio altisonante come svanisce il carattere di un edificio art nouveau con il cancellamento della decorazione. L'unico edificio, di Géza Márkus, ancora esistente a Budapest l'ex Sanatorio Erdey (1906) ricorda le sue forme di una volta con un solo finestrino che si può osservare accanto all'ingresso centrale. Accanto ad esso, all'angolo di Hõgyes Endre utca, si trova l'ex Ospedale Omeopata, progettato da Emil Tõry (1907). L’edificio testimona del fatto che anche gli architetti assai creativi preparavano contemporaneamente progetti in stili diversi, in questo caso in stile neobarocco. In fondo alla Hõgyes Endre utca si erge l'edificio del Museo d'Arte Applicata, meta principale della nostra passeggiata. Da questa parte, se siamo fortunati, troviamo aperto anche il portone laterale e possiamo accedere al cortile a forma di U, con al centro la massa della sala d'esposizione. La scuola e il museo sono stati costruiti tra il 1893 e il 1896, come primo museo in Europa di stile non istoricizzante secondo i progetti di Ödön Lechner e Gyula Pártos, vincitori del concorso di progettazione. (La Facoltà d’Arte Applicata si è già trasferita in gran parte in altra sede, ma secondo l'intenzione originale uno degli scopi principali era la congiunzione delle due istituzioni.) L'atrio davanti all'ingresso fornisce gli elementi del mondo di forme di Lechner, anche se l’artista non era più tornato su quest’atmosfera orientale nelle sue altre opere. Lechner di persona progettava tutti i particolari e gli elementi di ceramica, anzi partecipò a Pécs, nella fabbrica di ceramiche Zsolnay perfino agli esperimenti tesi ad inventare nuovi smalti da usare sulle ceramiche di costruzione. Le pareti coperte di motivi floreali sono state ridipinte all'inizio degli anni 1970, si possono scoprire tracce dell'originale solo sul soffitto dell'ingresso esterno, davanti all'entrata centrale.

Il visitatore, che entra nell'atrio scopre in un'unica vista la sala d'esposizione a due piani e anche l'ala della facciata in tutta la sua altezza, attraverso i solai; così può subito comprendere l'immagine di tutto il museo. Questa geniale composizione di spazio è stata realizzata tramite soluzioni di bravura delle strutture in acciaio. Lo strato interno della duplice copertura di vetro del padiglione rende l'atmosfera orientale sia nella sua forma globale, che nelle soluzioni particolari. Le strutture in acciaio a console, di più piani sovrastanti l'atrio, sono coperte da uno stucco decorativo che segue e dimostra la logica delle strutture ma allo stesso tempo la dissolve nel suo ruolo ornamentale.

Nella Mária utca vale la pena visitare l'edificio della Clinica Oftalmica (al numero 39) che mantiene la sua funzione originale. I suoi progettisti, Flóris Korb e Kálmán Giergl, hanno progettato oltre agli edifici delle Cliniche di Üllõi út in questi dintorni, di quasi tutte le cliniche universitarie del Paese. La Clinica Oftalmica (1908) è un esempio caratteristico di queste costruzioni sia per quanto riguarda i suoi materiali, le sue proporzioni, la sua composizione, sia riguardante i particolari. Tornando indietro sulla Üllõi út, proseguendo verso Kálvin tér, passiamo davanti al palazzo d'affitto Károlyi (al numero 14), la cosiddetta Corte Aquila d'Oro (1905-1907), un esempio monumentale e precoce dei tanti palazzi ornatissimi di Gyula Fodor nella capitale. Conviene osservare gli ornamenti individuali sulla facciata, la sontuosa porta con rilievi di rame, e la figura femminile dello scultore Simon Ney nella tromba delle scale. (Pubblicato il 14 gennaio 2004) - Letture Totali 114 volte - Torna indietro

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