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Viaggio in Alaska: in giro per la Kenai Peninsula

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Viaggio in Alaska: in giro per la Kenai Peninsula, reportage di viaggio di Gabriella Mazzon Venturati

Viaggio in Alaska: in giro per la Kenai Peninsula

Sito o fonte Web: www.scrical.it/itinerari/viaggi-allestero/canada-e-alaska/alaska/ L'Alaska ti entra dentro come l'Africa. Se nel continente africano il colore dominante è il rosso e arancio della terra, dei tramonti, del paesaggio bruciato dal sole, qui è il bianco-azzurro dei ghiacciai che, appena il cielo si apre, sono tutt'intorno a noi, il verde inteso e da mille sfumature della vegetazione. Ma anche il grigio delle nubi, la pioggerellina che va e viene e il sole, che quando esce accende tutto quello che ti sta intorno.
In entrambi i casi, Africa ed Alaska, quello che davvero impressiona è la vastità degli spazi. Strade deserte che si insinuano nella natura dove se incroci tre auto già puoi dire di essere nel traffico.
L'Alaska, ci è entrata dentro. Ogni tanto ce la guardiamo attraverso le webcam in rete. Da ottobre Anchorage è già sotto la neve, mentre scriviamo queste note è inverno e a Kenai la minima è a - 20.

Perché ScriCal è qui?
Volevamo andare sul Mare di Bering, volevamo andare a Dutch Harbor sulle isole Aleutine da dove partono le imbarcazioni per la pesca dei granchi reali viste su Discovery Channel, ma l'organizzazione era troppo complessa e i costi troppo alti. Siamo quindi rimasti in Alaska, the Last Frontier. In un certo senso le scelte possibili, almeno per noi che avevamo solo una settimana, sono tra terra e oceano. La terra a nord, con Fairbanks e il parco Denali, in qualche modo sulle orme di Into the Wilde e di Zanna bianca di Jack London e l'oceano a sud con la Kenai Peninsula e i suoi ghiacciai. Quest'ultima è stata la nostra scelta.

Alaska is something you have under your skin.
Con Viki la proprietaria del B&B di Anchorage scambiamo qualche parola su questo posto da ultima frontiera. Ci dice che molti se ne vanno alla ricerca di un luogo meno estremo. Ma fra chi se ne va, ce ne sono molti che ritornano perché, dice, Alaska is something you have under your skin. L'Alaska è qualcosa che hai dentro la pelle. Il clima è senz'altro estremo, sei mesi e più di neve all'anno con temperature a meno venti, meno trenta gradi. "Ma non è questa la parte più dura" ci dice Viki. Al freddo ci si abitua, la neve porta lo sci, grande passione della gente di qui. La cosa alla quale davvero non ci si abitua è il buio. Sei mesi di oscurità quasi totale con tre, quattro ore di luce al giorno. Quando sente che la depressione si prende troppo spazio, Viki si rifugia in una stanza al primo piano della sua casa dove ha una lampada speciale che riproduce una luce simile a quella del sole. La depressione è infatti il male nascosto dell'Alaska.

Anchorage
Atterrare all'aeroporto di Anchorage è come atterrare a Venezia, l'aereo scende ma intorno a te c'è solo laguna, solo acqua e speri che il pilota stia vedendo qualcosa di diverso da quanto stai vedendo tu. Quando ormai sei convinto che il carrello affonderà nel fango la pista si allarga e il sobbalzo ti dice che sotto i pneumatici c'è un'affidabile e robusta striscia d'asfalto.

Dopo l'esperienza negativa del B&B di Richmond, per fortuna Nana's B&B si rivela una buona scelta con tutte le cose al posto giusto. E' a pochi isolati dal centro che risulta quindi raggiungibile a piedi. La nostra visita si limita a oggi pomeriggio. Il cielo è grigio, l'aria fresca ma non piove. Camminiamo per il quartiere verso il centro. La struttura urbana a reticolo è quella tipica degli Stati Uniti, con le street indicate con le lettere dell'alfabeto che incrociano le avenue indicate con i numeri. Sullo sfondo una corona di montagne. Si avverte che qui non c'è alcuna necessità di costruire verso l'alto, di spazio ce n'è in abbondanza, le case sono basse, ben distanziate l'una dall'altra con ampi spazi verdi pubblici. Anche se siamo in città, Anchorage è il centro urbano più grande dell'Alaska con quasi 300.000 abitanti, la sensazione di essere in un posto "altro" è immediata e fortissima. Sicuramente abbiamo scritto "turisti" sulla fronte, nel nostro girovagare senza meta molti ci salutano sorridendo. Il centro si trova tra la Seconda e la Nona Avenue e la M Street.

Molti i murales in questa zona sulla vita marina, sulle slitte trainate dei cani e sulla più famosa corsa che li riguarda: la Iditarod, che ogni marzo parte da qui per raggiungere, dopo 1800 km, la città di Nome e ricordare l'operazione di salvataggio che nel 1925 portò dei vaccini per salvare i bimbi del villaggio colpiti dalla difterite. Gara dura ancora oggi e che impegna uomini e cani per dieci giorni. All'eroe di quell'avventura, il cane Balto che guidò quella spedizione disperata, è dedicata una statua che si trova all'angolo tra la D street e la Fourth Avenue. Nello stesso angolo si trova il Wendler Building con la sua caratteristica torretta d'angolo e che è tra i più vecchi edifici di Anchorage. La città è stata fondata nel 1915, ma nel 1964 un violento terremoto la rase quasi al suolo.

In centro dei pannelli ripercorrono la storia cittadina e se non avete ancora avuto l'esperienza della terra che vi trema sotto i piedi potete recarvi all'Alaskian Experience Centre dove c'è un simulatore di terremoti. Noi abbiamo preferito non ripetere un'esperienza comunque già vissuta dal vero a casa nostra.

La nostra passeggiata in città è punteggiata dal rumore degli aerei da turismo, per i quali Anchorage ha l'aeroporto più trafficato al mondo. Del resto qui, può essere l'unico modo per raggiungere alcune zone dell'Alaska.

Sicuramente ad Anchorage si può dedicare una giornata intera per potersi spostare verso la periferia come la zona di Salmon Viewing Area, sullo Ship creek, dove i colletti bianchi della città nella pausa pranzo pescano salmoni reali da 14 chilogrammi.

Abbiamo concluso il nostro pomeriggio con il primo incontro con le King Crabs Legs, le zampe di granchio, servite con una forbice per tagliarle, estrarne la polpa e intingerla in una ciotolina di burro fuso. Il posto dove mangiamo è proprio sulla strada da dove in marzo parte la corsa con le slitte. Piatti in plastica, sedie in plastica bianca da giardino.

Se fossimo in Italia non ci avvicineremmo nemmeno a un locale come questo. Ma qui siamo in Alaska ed i parametri sono completamente diversi. Non saranno le nostre migliori King crabs legs, ma sono le prime e come ogni prima volta rimangono nella memoria più per affetto che per il palato.

Verso Whittier lungo il Turnagain Arm
Stamattina partiamo per Whittier, abbiamo un appuntamento alle 13 con la crociera sul Prince William Sound. Per poter arrivare in tempo, entro le 12
dobbiamo passare l'Anderson Memorial Tunnel unica via di accesso terrestre. La Seward Highway collega Anchorage con la Kenai Peninsula. Il tratto che percorriamo è il Turnagain Arm, che costeggia l'oceano e si snoda in un panorama incredibile fatto di montagne e ghiacciai di cui siamo circondati.

Questo tratto si chiama così perché qui il capitano Cook, il primo a esplorare queste zone remote, dovette tornare indietro visto che questo braccio di oceano non ha sbocco. La strada è ricca di punti panoramici, dalle passerelle di Potter Marsch, al Beluga point, a molti altri punti dotati di piazzole dalle quali fotografare comodamente un panorama in continua trasformazione. Per noi non oggi, preferiamo non fare soste per non rischiare di arrivare tardi ai nostri appuntamenti.

In Alaska ci sono quattro strade in croce e al nostro ritorno dovremo per forza ripassare di qui, avremo così una seconda occasione per fermarci. Proseguiamo il nostro viaggio sotto il cielo plumbeo che sembra schiarirsi verso ovest mentre nubi sempre più pensati si addensano a sud, proprio là dove andiamo noi. Al bivio di Portage svoltiamo per Whittier ed arriviamo al pedaggio del tunnel con buon anticipo rispetto all'ora di entrata.

Il biglietto per passare costa 12 $US (il giorno seguente scopriamo che gli stessi 12 dollari valgono anche per l'uscita), ci sono delle corsie numerate verso le quali veniamo indirizzati, all'inizio di ciascuna corsia un semaforo. L'Anton Anderson Memorial Tunnel è stato realizzato al tempo in cui Whittier era un base militare. E' un tunnel ferroviario di 3600 metri a un'unica corsia che nel 2000 è stato aperto anche alle auto. Auto e treni in entrata e uscita si alternano per un quarto d'ora ciascuno.

Ciò significa che se per entrare o uscire si salta un turno occorre aspettare un'ora prima del prossimo. Appena il nostro semaforo diventa verde ci avviamo lentamente all'imbocco del tunnel. La corsia è molto stretta e la roccia si sporge verso di noi, procediamo molto lentamente, il limite è 40 km/h, sulle rotaie del treno avvolti nel rumore sordo e continuo degli enormi ventilatori. Meglio non pensare ai grandi terremoti della zona mentre si è lì sotto.

continua "Viaggio in Alaska: in giro per la Kenai Peninsula" (Pubblicato il 03 giugno 2011) - Letture Totali 152 volte - Torna indietro



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