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Salar de Uyuni: il deserto bianco

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Racconto di viaggio al Salar de Uyuni, Bolivia, di Adriano Socchi - Inviato il 13 gennaio 2004 da Adriano Socchi.

Salar de Uyuni: il deserto bianco

Sito o fonte Web: www.adrimavi.com Sono le 09:25 del mattino, di una giornata che stenta ad aprirsi ai raggi del sole, quando incominciamo a guardarci intorno sospettosi. L’appuntamento, davanti al piazzale della stazione dei treni, era per le 09:00, con partenza prevista per le 09:30. Non è tanto il ritardo del bus a preoccuparci quanto il fatto di essere gli unici ad aspettarlo. I biglietti acquistati nell’agenzia, due giorni prima, erano gli ultimi rimasti e dovrebbero esserci molte altre persone oltre a noi quattro. Altri cinque minuti d’inquietudine ed arriva il sospirato autobus e, contemporaneamente, una ventina di altri turisti brasiliani, giunti tutti insieme, essendo un unico gruppo. Spiegato l’enigma, e tirato un profondo respiro di sollievo, partiamo alla volta del Salar de Uyuni.



La Paz dista da Uyuni 761 chilometri, 229 dei quali li percorreremo in autobus mentre i restanti 532 con il treno. A Oruro, un grande arco indica l’ingresso alla città e subito dopo siamo costretti a scendere, a causa di un enorme cantiere tutt’intorno alla stazione. A piedi raggiungiamo la stazione ferroviaria. Il nostro treno è già pronto sul binario, tuttavia è ancora presto. Lasciamo i bagagli nella carrozza appositamente adibita, e andiamo a mangiare in un grosso ristorante proprio davanti alla stazione. Poi partiamo. Non si tratta di un treno qualunque, ma del famoso Expreso del Sur. Collega una volta alla settimana, e precisamente il venerdì, la Bolivia con l’Argentina, arrivando a Buenos Aires tre giorni dopo. Il servizio a bordo è impeccabile, sembra di essere in Svizzera e non in Sud America.

Le carrozze di seconda classe hanno comodi sedili reclinabili sui quali ci si può stendere, dormire, guardare la televisione. Ai passeggeri vengono inoltre offerte caramelle e rinfreschi. Ogni mezzora, il personale del treno passa a spolverare i vagoni. Infatti, nonostante una doppia chiusura, una formata dal vetro del finestrino e l’altra da una serranda di ferro, il treno è continuamente invaso dalla sabbia che i forti venti dell’altipiano alzano facendola filtrare nelle carrozze, dove persino la respirazione diventa difficoltosa.



Il convoglio da Oruro ad Uyuni non effettua nessuna fermata, e non potrebbe essere altrimenti. In quella grandiosa depressione di 800 chilometri di lunghezza e larghezza, stabilmente al di sopra dei 3.500 metri, che è l’Altiplano, la vita è difficile. La puna con i tipici cespugli di tola (ciuffi d’erba giallastra) è un terreno di zolle e pietre continuamente spazzato dal vento e dal gelo. Giungiamo ad Uyuni alle 21:30, e troviamo ad attenderci Ibert, la nostra guida, nei prossimi quattro giorni.

Usciti dalla stazione, caricati gli zaini sul fuoristrada, partiamo per l’Hotel del Sal, ubicato nel bel mezzo del Salar. Il Salar di notte è uno spettacolo! Mentre viaggiamo sulla superficie bianca e piatta restiamo letteralmente ammutoliti dalla struggente bellezza. Sembra di essere entrati, da chissà quale porta, in un mondo irreale. "Sogno o sono desto?", "Ma è tutto vero?" sono le domande che chiunque si porge quando arriva in questo luogo di notte. Qui le immagini reali si trasfigurano in sogni e favole e la realtà si dissolve in metafore visive. E c'è anche una miriade di stelle che stravolge l’idea che noi tutti abbiamo della notte buia che incute paura. Il cielo notturno del Salar non è scuro, ma illuminato e se proprio dovessi attribuirgli un colore lo rappresenterei con il bianco, e non certo con il nero, con la scia della che l'attraversa da una parte all’altra come un arcobaleno.



E stelle sono anche quelle che si vedono all’orizzonte. Sono tantobasse che nemmenoi si deve alzare la testa per contemplarle. Basta guardare davanti. Pare di raggiungerle, invece rimangono sempre là all’orizzonte, in cielo e non in terra. Stelle dappertutto, in alto, davanti, dietro, di fianco... siamo come avvolti da un rassicurante mantello di luci. Proviamo un’insolita emozione, quella di sentirci alieni sulla terra. Tutto è così poco terrestre che sembriamo astronauti alla conquista dell’universo, e non dei turisti. Non perdetevi, per nessun motivo, lo spettacolo del Salar di notte. Dopo trenta minuti di strada, in cui Ibert si orienta seguendo le stelle, giungiamo all’hotel del Sal. Siamo gli unici turisti.

L’Hotel del Sal appartiene a quella particolare categoria di alberghi strani e curiosi. Infatti, è interamente costruito da mattoni di sale, oltre a trovarsi, come già detto, in una posizione quanto mai originale. Il fascino che esercita è indiscutibile. Non contate, però, sull’acqua calda, sarete, anzi, fortunati se ne troverete di fredda, nelle bacinelle. La luce c’è, nel senso che ci sono le lampade con i fili elettrici, ma il motore d’avviamento a certe temperature non funziona quasi mai. Per tanto l’illuminazione resta un’utopia. Il riscaldamento non esiste. A tutto questo aggiungeteci una notte trascorsa in bianco per il freddo. Eppure l’Hotel del Sal, quest’albergo costruito in mezzo al nulla ed assai spartano … eppur è incantevole! continua "Salar de Uyuni: il deserto bianco" (Pubblicato il 13 gennaio 2004) - Letture Totali 158 volte - Torna indietro



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