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Yucatàn: alla ricerca del Messico mascherato

Racconti e Articoli di Viaggio

Breve diario di viaggio in Yucatan e Quintana Roo, nel Messico più turistico, di Andrea Gatti. - Inviato il 31 luglio 2006 da andrea74.

Yucatàn: alla ricerca del Messico mascherato

Eccomi nuovamente in marcia. Questa volta tocca al Messico, più precisamente la penisola dello Yucatàn, culla ancestrale della cultura Maya, commercializzata e strombazzata da più parti, ma davvero ricca e affascinante.

Non si parte, come al solito, da Barcellona, ma dalla fresca e verde Dublino. Si parte via Londra e Miami, poi Cancun ci accoglie da subito con un meraviglioso tramonto, colorato di lilla e rosso vermiglio. Il fuso orario ci stravolge ma decidiamo di varcare le porte del simpatico Hotel Paraiso Azul di Playa del Carmen e sentire il primo profumo del Messico... Le papille olfattive vengono attaccate da svariati profumi: colonia economica di qualche americano vagabondo, sulfuree creme al cocco di qualche flaccida signora occidentale, l’ammiccante aroma della carne arrosto, dei peperoni alla brace, della salsa tabasco... e questo già mi piace!!

Niente di nuovo sotto il sole... come avevo immaginato Playa è una cittadina anche carina, ordinata e lussureggiante, viuzze ricoperte di verde, casettine in legno colorato e non, una strada principale che diventa lo spartiacque tra il concesso e il non concesso. Divisione e segregazione, fin qui vai, fin là meglio di no… insomma, Playa è piacevole, ma dà subito la sensazione di una cittadina strangolata dal turismo di massa, stretta nella morsa del dollaro Usa e del cemento armato che deturpa il paesaggio e la fantastica spiaggia...

Caro Cristòbal... ma che cosa hai combinato??? Cosa si può fare? Abbiamo pochi giorni e cerchiamo relax... quindi si decide di rimanere e di muoversi da qui. La 5ª Avenue... è la passeggiata classica di Playa, ricca in ristoranti di comida mex e di souvenir shops... i prezzi sono simili a quelli di una Barcellona o di una Palma de Mallorca. Poi è spiaggia: mare color turchese, sfumature verde smeraldo, sabbia bianchissima e sole cocente fanno da contorno al “día caribeño” per antonomasia.

Ci abbuffiamo di tacos, quesadillas, burritas e quant’altro... frutta a colazione, brioche e nutella, frullati di frutta e ghiaccio (diciamo che abbiamo sorvolato sulle precauzioni..) e tequila, immancabile compagna di viaggio in Messico. Sapori forti come questo popolo che ne ha viste di tutti i colori: dapprima cancellata la sua millenaria storia precolombiana, soggiogato dalla Corona spagnola, poi indipendente ma infelice... differenze di classe, differenze di razze, differenze di origini... differenze e differenze…

Impossibile capire un paese così: unito quando gioca “la selecciòn de fùtbol”, ma diviso su tutto e tutti nella quotidianità. Popolo che sembra dimesso e rassegnato a volte ad avere cattivi governanti, quasi come se ci fosse la consapevolezza di meritarseli... è un po’ come succede a noi, o no?

Per le strade conosciamo un tipo, simpatico e gentile che ci racconta come le passate elezioni con le quali era stato eletto il presidente Fox fossero state una terrificante campagna pubblicitaria finanziata dalla Pespi… No comment. Ma i messicani dello stato del Quintana Roo sono lontani parenti del nostro Speedy González immaginario... sono gentili certo, ma hanno le orbite a forma di dollaro. Money, money... la legge comanda e la cortesia diventa una meta da raggiungere con difficoltá e astuzia, ed in più il fatto di non essere “GRINGOS” è sostanzialmente un handicap piuttosto che una normale diversità di origini. Trattamento settario, cernita precisa delle persone con le quali essere gentili e con le quali esserlo meno. Penoso!!

Le orde di americani in vacanza, con le camicie che sembrano giardini botanici e gli italiani da villaggio, con i loro braccialetti e gli occhi sbarrati per la sorpresa del "fuori villaggio"... rendono l'atmosfera colorata e anche divertente se si vuole. Se invece cercate il Real Mexico (??) dovrete andare un po’ più a nord della 5ª avenue di Playa. Troverete atmosfere più autentiche, prezzi decisamente più bassi e cordialità che non un’eccezione.

Il giorno successivo ci aspetta Tulum: turistico certo ma meraviglioso spettacolo di natura e rovine, il verde delle palmette messicane, lontane parenti delle snelle palme tropicali, il grigio storico delle rocce dei templi maya, il blu verde azzurro del mare caraibico e il bianco dorato delle spiagge da sogno...un mix mozzafiato. Tulum è davvero un set cinematografico, ma tutto sorprendentemente vero.

Laggiù mentre le zanzarone con i baffi fanno incetta del mio sangue come se si trovassero all’Ikea, scatto decine di foto, è tutto bellissimo. Sorprende come la natura e l’uomo possano creare qualcosa di così estasiante per poi deluderti in migliaia di altri posti.

Siamo fortunati e ne rendiamo grazie al dio maya Kukulcán... oggi e´nuvoloso e i turisti hanno deciso di rimanere nei loro villaggi, Tulum si presenta deserta o quasi...un paradiso. Accompagnati dalle iguana visitiamo i vari palazzi, dal Castillo o Palazzo Reale alla Torre del Dio Discendente... tutto fantastico.

Proseguiamo il nostro viaggio verso Akumal, un tempo vecchio porticciolo di mare, oggi meta turistica meno commerciale e deliziosa perla caraibica. Qui ceniamo in una locandina messicana dispersa nel nulla: gustiamo autentiche ricette messicane, dalla Tampiquena alla quesadillas con guacamole, il tutto con Agua de Sandía e kili a go-go.

Le successive mete saranno Chichen-Itzá, con il maestoso castello o Piramide di Kukulcán, i resti del campo da gioco della Pelota e il gran cenote sacro. La simbologia astrale e terrena del serpente piumato ricorda i miei cari Inca: coincidenze o omogeneità culturale dovuta a un contatto storico tra le due civiltà? Studiando le civiltà precolombiane, posso affermare che le costruzioni maya non rispecchiano esattamente la ricchezza di quella civiltà così progredita ma così sfuggente, rapida nel crescere come veloce nello scomparire nel tempo per ritrovarsi solo concretizzata in parole vuote in decine di libri di storia. No, la ricchezza è racchiusa nell’immensa conoscenza scientifica su tutti i piani possibili. Dalla chimica alla medicina, dall’astrologia all’agricoltura. Solo visitando Chichen-Itzá si riesce ad ottenere un assaggio dell’estesa conoscenza astronomica dei Maya, il loro calendario basato sui cicli dei 52 anni e la profezia della fine del ciclo attuale.

22 dicembre 2012: la data cosmica della fine del ciclo attuale iniziato nel 3114 AC... una data che ritorna in molte altre credenze e filosofie di popoli lontani, dagli stregoni del Chiapas alle filosofie dell amore di pseudo-gruppi europei, alle mistiche visioni dei cultori della Ayahusca sul Macchu Picchu, in Perú. Bisognerebbe approfondire un po’di più questo aspetto...

Dopo la maestosa Chichen-Itzá, visitiamo il cenote di Idzili e la cittadina coloniale di Valladolid, con la sua bella piazza e la chiesetta.

Gli ultimi giorni li passiamo ancora in spiaggia... dove cerco disperatamente di ottenere una leggera abbronzatura, ottenendo invece una "quemadura"profonda e dolorosa, gentile regalino dell’inclemente sole caraibico. Consoliamoci con una tequila boom-boom, con una ballata al ritmo delle chitarre messicane, ingurgitando qua e là un nacho al formaggio e pensando che viaggiare è davvero una grande fortuna.

Che dire amigos… lo Yucatàn è davvero bello, il Messico... beh cercatelo altrove. (Pubblicato il 31 luglio 2006) - Letture Totali 73 volte - Torna indietro



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