ICELAND 2007 –The Challenge


Inserito il: 28/09/2007 da Roberto Bertuol
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6 agosto 2007.
Oggi dovrei raggiungere Hveravellir, il punto nevralgico della pista di Kyolur, una zona geotermica con fumarole e vasche d’acqua termale. Ho però ancora 50 chilometri da percorrere di nuovo contro vento, quindi è meglio che mi incammini. Oggi per la prima volta si ferma un’auto di inglesi. Mi chiedono stupiti cosa ci faccia con una bici stracarica in mezzo al deserto. Facciamo due chiacchere, mi fanno una foto e poi si riparte. Finalmente trovo un ruscello dove posso fare rifornimento d’acqua, ho viaggiato tutta la mattina senza bere, la notte precedente mi sono svegliato spesso a bere e ho finito l’acqua dopo avere fatto colazione. Verso le 14 arrivo a Hveravellir! Per me è un’oasi. Mi cambio in fretta e mi butto a mollo nella pozza geotermale dove la temperatura è addirittura di 45 gradi! Faccio amicizia con una famiglia islandese che mi dà alcuni consigli sulle mie prossime tappe. Il posto è bello, tuttavia dopo un paio di ore a mollo decido di proseguire anche perché il vento è cessato è l’acqua geotermale mi ha rigenerato. Faccio altri 30 chilometri verso nord e mi fermo in un prato in prossimità di un laghetto. Verso le 3 e mezza di notte vengo svegliato da una pecora che si sta mangiando un pezzo della tenda, esco per cacciarla e vedo una delle albe più belle che abbia mai visto.

7/8 agosto 2007.
Fra poche decine di chilometri finisce la pista e mi ritroverò sulla strada normale. Un po’ mi spiace, tuttavia sono curioso di vedere i paesini del nord. Verso le due di pomeriggio arrivo a Varmalið e da qui decido di prendere un pulmann per Akureyri. Qui trovo un campeggio e inizio ad esplorare questa cittadina sul mare, tuttavia non sono molto impressionato. Mi fermo per la notte, il giorno dopo entro da una parrucchiera dove mi faccio tagliare i capelli e poi riparto per Husavik. Sul tragitto mi fermo a vedere le cascate di Goðafoss. Non sono spettacolari come quelle di Gulfoss e arrivo in un momento pieno di turisti. Dopo un’oretta decido di proseguire. Sono comunque stanco e si sono fatte le 18, quindi pedalo ancora per circa un’ora e poi mi fermo in un posto riparato dove monto la tenda. Prima di addormentarmi mi riguardo gli scatti fatti nel deserto. Mi manca già.

9 agosto 2007.
Riparto alla volta di Husavik dove arrivo vero le 12, trovo il campeggio e poi cammino verso il porticciolo dove una luce particolare mi consente di scattare delle foto incredibili. Husavik è carina ed è il posto migliore per fare l’avvistamento balene. Da qui partono battelli ogni ora che portano i turisti al largo per avvistare le balene e le pulcinella di mare. Io però preferisco starmene solo e godermi la quiete del posto.

10/11/12 agosto 2007.
Oggi mi dirigo verso Reykialið dove si trova il lago di Myvatn, tuttavia sono un po’ stanco e il tempo promette pioggia, quindi carico la bici su un pulmino che va in quella direzione. Arrivo a Reykialið dopo circa un’ora di pulmino. L’autista del pulmino mi racconta della zona e mi dice che i vulcani, il lago vulcanico di Myvatn sorgono sulla proprietà della sua famiglia che per prima ha colonizzato l’area. Arrivati a Reykialið, voglio subito andare a vedere il cratere dello Hverfell. Il cratere è un cono di roccia vulcanica che originò 2500 anni fa durante una spettacolare eruzione vulcanica durata una settimana. Dalla cima del cratere è possibile vedere tutta la zona circostante: il lago vulcanico Myvatn, gli pseudocrateri, i campi geotermici. Un insieme di colori, forme, campi di lava, fumo che fuoriesce dal terreno, sembra di essere in un paese fatato. La sera monto la tenda in un campo di lava di fianco ad una fumarola che sbuffa in continuazione. Non sarebbe permesso, tuttavia, voglio raccontare di avere dormito in un campo di lava, anche se il campeggio è a due chilometri di distanza.

Il giorno seguente vado in bici a visitare il vulcano Krafla fermandomi prima nei campi geotermici nei dintorni di Reykialið. Qui si possono ammirare pozze con pirite e zolfo che bollono, soffioni che emanano vapore continuamente. Il costante odore di zolfo nell’aria e le pozze grigie di pirite gorgoglianti fanno pensare ad un girone infernale dantesco. Al ritorno dal Krafla a causa del freddo e della pioggia mi fermo per cercare di scaldarmi ma invano. Poi noto del fumo fuoriuscire da un ruscello, mi avvicino, tocco l’acqua e meraviglia delle meraviglie è caldissima. Mi spoglio velocemente e mi immergo fino al collo in un’insenatura naturale del ruscello. Il problema lo avrò quando uscirò, ma a questo ci penserò successivamente.

Il giorno dopo sono ancora in zona, causa maltempo, quindi vado a visitare Dimmuborgir, una zona lavica con pilastri e spuntoni creatisi 2000 anni fa da lava fuoriuscita da una serie di crateri nelle vicinanze. La peculiarità della zona è dovuta alle formazioni laviche simili ad archi, pilastri e grotte a forma di chiesa. La sera trovo due ragazzi belgi nel campeggio e andiamo a bere una birra costosissima al Vogafjoss, un caffè / bed & breakfast dove è possibile vedere la mungitura delle mucche mentre si è al tavolo con la consumazione. 13 agosto 2007.
La pioggia continua e devo abbandonare l’idea di avventurarmi sulla pista che porta ad Askja. Prendo un pulmann quindi fino Nyhadn sulla F26 a circa metà della pista di Sprengisandur, l’altro deserto centrale dell’Islanda. Giunti a Nyhadn sembra che il tempo a sud sia migliore. Rimonto subito le borse e inizio a pedalare. Per la prima volta metto la giacca a vento a causa del freddo pungente. Finalmente però sono di nuovo nel deserto e questo è molto più arido e desolato di quello precedente. Questo giro sono fortunato poiché ho il vento alle spalle, il che rende tutto più semplice. Dopo un’ora circa la pioggerellina cessa e alle mie spalle si forma uno splendido arcobaleno, continuo a fermarmi e guardo indietro. Non riesco a distogliere lo sguardo. Continuo a pedalare in questa immensa distesa desertica. La strada è peggiore di quella di Kyolur, ma il paesaggio decisamente più drammatico. Alla sera mi fermo nel mezzo del nulla e monto la tenda con il vento che non mi da tregua. Dopo circa due ore di lotta con il vento e la tenda, mi metto la giacca a vento e guardo il tramonto che lentamente cambia il colore della sabbia del deserto. Una giornata fantastica.

14 agosto 2007.
Oggi mi alzo di buon’ora e con una voglia incredibile di pedalare. Se sono fortunato dovrei arrivare fino a Landmannalaugar. Non è che ci tengo poi particolarmente ad abbandonare il deserto. Continuo a fermarmi a fare foto soprattutto quando giungo in prossimità del lago glaciale di Þórisvatn. L’acqua è turchese e crea un contrasto con il cielo di un azzurro intenso e la sabbia nera attorno al lago. Il vento fa leggermente increspare le onde che si infrangono contro un piccolo promontorio. L’atmosfera è surreale. In lontananza si vede dominante il grande ghiacciaio Vatnajökull. Continuo a pedalare e arrivo alla fine dello Sprengisandur. Mi volto indietro e quasi mi vengono le lacrime agli occhi. Ci tornerò mai? Proseguo verso Landmannalaugar che mi dicono essere uno dei posti più belli al mondo. Attraverso una pista terribile in mezzo a campi di lava. Ci sono così tante buche che temo che la bici si smonti da un momento all’altro. Finalmente verso sera arrivo a Landmannalaugar. Il posto è fantastico. I colori delle montagne sono incredibili, il marrone della riolite, il nero lucido della lava, il giallo dei sedimenti di zolfo, il grigio-azzurro e il rosso dovuti alla metamorfosi dei minerali sottoposti a dall’attività geotermica, le sorgenti di acqua termale rendono questo posto unico al mondo. Monto la tenda, mi cambio e mi metto a mollo nella pozza di acqua termale. Questa sì che è vita!

15 agosto 2007.
Mi sveglio tardissimo forse per la stanchezza dei giorni precedenti. Dopo colazione mi preparo per fare un po’ di trekking sulle montagne circostanti. La giornata è fantastica nonostante il freddo e il vento e sono sicuro di poter fare delle foto bellissime. Prendo il sentiero subito dietro l’Information Centre e raggiungo un piccolo altopiano formato da rocce vulcaniche di colore nero lucido che al sole brillano come fossero specchi. Proseguendo arrivo in questa conca erbosa ai piedi delle montagne. Ognuna ha un colore diverso, i contorni sono così nitidi e le forme così particolari che sembra un paesaggio disegnato con il computer. Dopo circa quattro ore di trekking al freddo, la mia macchina digitale non ne vuole sapere più di funzionare, quindi torno indietro e colgo l’occasione per un’altra immersione nella sorgente termale.     continua "ICELAND 2007 –The Challenge"

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