Dalla Russia con amore


Inserito il: 17/11/2009 da Giovanni Dondi
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La Repubblica di Karelia. Procedendo verso Nord-Est il traffico si riduce ed il fondo migliora. Secondo il programma, la nostra prima tappa dovrebbe essere nei pressi di Petrozavodsk, dalla quale si diparte una strada secondaria che conduce all’interno della Karelia. Consultate le carte, decidiamo però di evitare la città, compiendo 50 km prima una deviazione che ci porterà direttamente su una pista forestale che conduce al lago Siamozero.

Non ci sono indicazioni e chiediamo conferma ad un rubicondo trattorista che ci sta incrociando. “Niet polizei” ci urla lanciandoci una zaffata di vapori di vodka. “Niet polizei” ripete come se in mancanza di polizia qualunque strada fosse buona. Stringe tra le labbra un mozzicone acceso e con tutti quei gas che gli escono dalla bocca non si capisce come possa non prendere fuoco. Il primo tratto della strada, e da questo punto in poi sarà sempre così, somiglia ad una pista da bob, sulla quale, dato il traffico nullo, i fuoristrada filano in assoluta sicurezza. Dopo una cinquantina di km imbocchiamo la pista che percorre la sponda del lago. Ora lo strato nevoso si fa più profondo e rende la guida più impegnativa. L’ambiente è idilliaco: la luce del sole penetra nella foresta riflettendosi sulla neve. La coreografia è insolita, austera ma stupefacente. La neve sui rami degli abeti rossi forma miriadi di abbacinanti punti luminosi che con il movimento delle macchine paiono accendersi ad intermittenza come un immenso addobbo natalizio. Le macchine avanzano faticosamente con le ridotte inserite fino all’imbrunire, quando localizziamo un’area ideale per il bivacco notturno. Quando il sole cala sotto la cortina degli alberi la temperatura scende a -10°, preannunciando una notte glaciale.

Per rendere più agevoli i nostri movimenti al campo spaliamo la neve intorno alle macchine. E’ asciutta e leggera e più essere sgombrata con un minimo sforzo. Questa neve è talmente secca da risultare incomprimibile. Ha la consistenza del fech fech africano e quando spira il vento si solleva in volute sfavillanti. Su questo fondo i pneumatici da sabbia 900/16 in dotazione al Daily operano a meraviglia. Come già detto, questa neve ha la consistenza della sabbia e un tassello esasperato ne scomporrebbe la superficie facendo affondare il mezzo. Persino le catene da neve (non le monteremo mai) sarebbero controproducenti, non avendo nulla di vagamente solido su cui far presa.

La cosa più importante è il “galleggiamento” e quindi la capacità di un pneumatico di operare con le pressioni ridotte al minimo. Dopo una cena sul Daily a base di spaghetti italiani e di salumi locali, rallegrata da generose sorsate di Ortrugo piacentino, facciamo una passeggiata notturna. La temperatura è scesa a -15°, ma l’aria secca e l’abbigliamento adeguato ci evitano la sensazione di freddo. Il cielo sereno è costellato di stelle. Il silenzio della taiga è rotto solo dallo scricchiolìo della neve sotto i nostri piedi e dai nostri commenti sulla bellezza dell’ambiente. La breve escursione è priva di rischi, in quanto il più temibile predatore locale, l’orso nero, sonnecchia in letargo e lupi e linci sono troppo timidi per avvicinarsi al campo.

Uno dei maggiori pericoli per chi bivacchi nella taiga non sono gli animali, ma l’estrema mutevolezza del clima. Un’improvvisa tempesta può infatti scaricare tanta neve da bloccare i veicoli. Secondo i Komi, gli aloni intorno al disco del sole preannunciano neve, mentre altri indizi si possono rilevare dalle volute di fumo del fuoco di bivacco: se salgono in verticale il tempo sarà freddo e secco, mentre volute pigre a sollevarsi preannunciano un peggioramento. Non essendo dei Komi, noi non abbiamo prestato attenzione a questi segnali indicatori, ma dato che il cielo è totalmente sgombro di nubi andiamo a dormire fiduciosi.     continua "Dalla Russia con amore"

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