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Mambo d'amor cubano

Racconti e Articoli di Viaggio

"Mambo d'amor cubano" fa parte di un libro dell'autrice che ha anche titolato così una sua opera teatrale che è stata rappresentata in tutte le Università di Cuba, di Marcella Smocovich (marcellasmo@gmail.com), giornalista professionista esperta di America Latina

Mambo d'amor cubano

"La nostra meta non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose" (Henry Miller)

Il viaggio è sempre un modo per aprire una porta di una realtà inesplorata e sognata in cui entrare a poco a poco. E i viaggiatori di Avventure nel Mondo lo sanno bene, già che più che turisti sono viaggiatori. Ma per conoscere Cuba bisogna viverci da cubano non da turista né da viaggiatore.

Oppure approdare con il sogno e guardare dritta negli occhi la realtà. O leggere le cronache quotidiane di "Generacion Y" di Yoani Sanchez, la blogghera più letta che scrive clandestinamente. Era la sera del 27 ottobre 1492 quando Colombo arrivò a Cayo Bariay nell''attuale provincia di Holguin, esclamando: "Es la isla mas hermosa que ojos humanos hayan visto". Oggi non basta un giro di mambo per amarla, ma partire dal mambo è già una prova d'amore. E Cuba va amata, ad ogni costo.

Anche se si tratta di calarsi per un momento, anche solo un momento nella realtà di un medico, di uno studente, di un operaio cubano di questo social surrealismo dei Castro. Dove la simulazione del consenso,la vigilanza rivoluzionaria, un'economia ingannevole hanno trasformato in un gulag tropicale l'isola del Coccodrillo.

Con Fidel Castro al potere dal 1959 (la dittatura più longeva della storia) che ora ha passato il timone al fratello Raul. Ma andare a Cuba significa anche non dover ad ogni costo soffrire. Lo stesso José Martì, l'eroe rivoluzionario che lottà per l'indipendenza dagli spagnoli diceva che ogni popolo che vive sotto una dittatura e non fa nulla per liberarsene vuol dire che se la merita. Perciò a Cuba non bisogna andare a caccia di filosofie (dove peraltro è stata abolita la facoltà), bisogna guardare con occhio incantato un paese fermo al 1950, dove le donne non sono emancipate economicamente e il matrimonio è l'unico riscatto, dove il salario è di un medico è di 15 euro al mese e la carne ne costa 12 al chilo e dove i sogni durano un solo giorno o il tempo di un mambo.

Dove la comunicazione è superficiale e fisica, già che non c'è pubblicità, consumismo, né (in apparenza) classi sociali diverse. Tutti sono uguali e turisti sono benvenuti. La musica è magnifica, il mare pulito e senza barche, il turista è un re a cui tutti prestano attenzioni di cui cercano l'amicizia e la benevolenza.

Il colonialismo spagnolo ha lasciato città magnifiche come l'Habana, Trinidad, Santa Clara, Santiago de Cuba, che lo stile eclettico degli americani degli anni 30 ha reso ancora più interessante. Oggi decadente e buia, ma prive di insegne luminose e ancestrale. Ville Liberty,edeifici art-decò sono passeggiate indimenticabili nei quartieri del Vedado, Playa o Miramar.

E L'Habana vieja si sdraia dietro l'ingresso del porto con le sue strade dai nomi drammatici: Calle Amargura, Tristeza, calle Mercadares,San José. Fondata da Diego Velasquez nel 1500 , nasconde patios interni con leggere balaustre e colorate mattonelle. La "perla del Caribe" o la "princesita del mar" come la chiamano i cubani,è una città magica, decadente, seduttrice la cui musica suona in ogni angolo.

Plaza Vieja, Calle Obispo,Paseo de Martì, plaza de Armas dove arrivò anche il Che Guevara italiano: Giuseppe Garibaldi, con le sue idee internazionaliste e rivoluzionarie di un'America Latina Unita. E così via per ogni città dell'isola: dalla francese Cienfugos alla bellissima Trinidad.

Da Santa Clara tranquilla e operosa alla caotrica e senz'acqua Santiago. Ovunque il clima è magnifico e praticamente non ci sono malattie endemiche (a parte il denque e la siguatera) e le mulatte "Hanno lo zucchero nei fianchi". Ma le mulatte sono anche "dolci come lo zucchero e dure come la canna", perciò non poche sorprese sono riservate al " colonialismo sessuale" che i nostri connazionali esercitano pensando di controllaredonne senza reddito né futuro. I cubani sono iperbolici, nazionalisti e allegri. Superficiali, intelligenti e convinti di poter incantare chiunque. E spesso gli riesce.

Il problema che sono anche amorali e incapaci di costruire nel tempo sentimenti e progetti conoscendo solo una vita di delazioni, paure, umiliazioni e lotte per la sopravvivenza. Il 60% degli 11 milioni di abitanti ha meno di 50 anni ed ha conosciuto solo l'economia della tessera annonaria di sostentamento, non è abituato al lavoro, vive con i genitori per mancanza di case e divorzia in pochi giorni per "Rebeldia", per ripudio come i mussulmani.

Spesso senza neanche dirlo al coniuge. L'aborto è un metodo anticoncezionale, unico paese senza Natale fino al 1998 oggi sta abbandonando il sincretismo religioso della Santeria e dei riti di Palo Monte e tornando al cattolicesimo e festeggia il Carnevale ad agosto.
Cuba resta nel turista per caso, nel militante di sinistra, nell'innamorato e nell'intellettuale e anche in chi non c'è mai stato, il luogo ideale di cui innamorarsi e sognare.

Meno ideale per il cubano che ci vive e tenta il tutto per tutto per scappar sene, avendo per ideale il libero consumo, l'arricchimento e la libertà di impresa, vietati per legge nel suo paese.

Un'inversione di ideali che a Santa Clara ha raggiunto il paradosso di pellegrinaggi di cubani alla statua di papa Wojty?a (regalata dal cardinal Bertone alla diocesi) e di pellegrinaggi di turisti al vicino mausoleo di Che Guevara dove presumibilmente riposano le sue spoglie. Cubani da un santo cattolico e turisti da un'icona del socialismo caraibico.

Ho frequentato Cuba per lavoro, per vacanza, per studio per vent'anni, discutendone con tutti i compagni di viaggio, di cene e di reportage. Amo quest'isola ricca di umanità, paesaggi, musica, cultura e sole.

"Naviga Cuba nella cartina come un gran coccodrillo verde con occhi di pietra", scrive un poeta locale.

Il mio consiglio è guardare negli occhi il coccodrillo, senza sentimentalismi e senza sogni, di imparare a conoscerlo davanti ad uno spettacolo che in onda ogni sera, uno dei più acclamati del mondo: il tramonto del Malecòn de la Habana. Quando l'arancio del sole si tuffa nel mare dell'Atlantico e il sogno di Miami si avvicina

I cubani giovani sono lì, avidi di sguardi e di dialogo con i turisti, i giovani si baciano e se ascoltate bene da qualche parte suona un mambo, malinconicamente retrò.

E' il sogno cubano che conferma quello che volete vedere. (Pubblicato il 04 marzo 2011) - Letture Totali 162 volte - Torna indietro



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