Orsi

Racconti e Articoli di Viaggio

Sintetiche notizie e sensazioni sul vero re del Canada: l'orso, a cura di Irene Russo (staff AllAmericanBikers) fullcontact@allamericabikers.com

Orsi

La prima volta che abbiamo visto un orso è stato in Alaska. Una vera delusione. Si trovava dietro una grande lastra di vetro all’aeroporto di Fairbanks, imbalsamato e morto da così tanti anni quanti noi ne abbiamo passati in vita.

Orsi. Prima di partire, ci siamo confrontati a lungo sul tema. E siamo arrivati alla conclusione che sì, è vero, bisogna fare attenzione, ma alla fine se uno rispetta qualche regola di comportamento, un orso non è poi un gran pericolo per l’uomo.
Ad esempio, bisogna stipare tutti gli alimenti in un sacco e appenderlo tra due alberi a un’altezza di circa 5 metri. E ad almeno 300 metri di distanza dal campo notturno.
Ci credevamo molto preparati, quella prima notte nel cuore di una natura selvaggia, quando lottavamo nel sottobosco, uno con il sacco degli alimenti, l’altro con venti metri di corda per il bucato. Da un lato della corda, un bastone pronto a svettare al cielo come una lancia; la roba ancorata all’altra estremità. Quindi si lega il sacco alla corda e…su! Si tira la fune, e via! Fine. Almeno, questo era il piano.

Ma l’Alaska non sarebbe l’Alaska se non avesse sempre in serbo qualche sorpresa. Strana zona. Anzitutto è praticamente impossibile trovare due alberi che abbiano entrambi un ramo all’altezza di cinque metri. Ciascuno di quei rami, inoltre, voglia il cielo che sia abbastanza forte da sorreggere una riserva di cibo. E poi, bisogna sperare che questi due alberi – già difficile a trovarsi – siano cresciuti, per uno slancio di generosità della natura, anche l’uno di fianco all’altro.

Dopo una ricerca lunga e infruttuosa, optiamo per un singolo ramo di un albero solitario. Fin qui ci siamo. Adesso basta portare su la corda. Cinque metri. Che ridere. Dopo mezz’ora rinunciamo al nostro simpatico giochetto del bastone. Uno tentava la sorte, ora lanciando con tecnica rigorosamente greco-classica, ora imitando una catapulta alla maniera violento-germanica. L’altro invece andava di corsa a riprendere il legno scagliato. Al parco, capita ogni giorno di osservare scene simili, con l’unica differenza che uno dei protagonisti è un cane.

Alcune volte il metodo ha anche avuto successo, e la lancia guidava la corda al di sopra del ramo desiderato. Ma questo ramo non era mai abbastanza resistente da reggere due razioni di cibo per due ciclisti affamati, e si rompeva mentre stavamo tirando su il carico. A un certo punto avevamo eliminato tutti i rami a una altezza di cinque metri nel raggio di un chilometro e avevamo anche perso ogni volontà. Lascia pure che questo stupido orso distrugga la borsa e si mangi tutto quello che gli pare… Intanto, in cuor nostro speravamo che la dicitura “impermeabile all’acqua”, riportata sul sacco, significasse anche “impermeabile agli odori”. E allora tornavamo nel nostro campo, a trecento metri controvento.

Ovviamente la mattina dopo iniziò a piovere a dirotto e non smise fino all’ora di pranzo. I nostri vestiti impermeabili li avevamo lasciati per sicurezza sulle biciclette, cosicché alla fine siamo rimasti per tutta la mattinata a digiuno. Degli orsi, neanche una traccia.

Ma non sempre va cosi. Il giorno prima un ospite dell’ostello ci ha raccontato della sua avventura con un orso. Il racconto è iniziato dalla visione della sua gamba. Quattro strani buchi identici sulla coscia e sul polpaccio.
“Questo sì, questo me lo ha fatto l’anno scorso. Per quattro volte ha cercato di attaccarmi prima che riuscissi ad azionare lo spray”. Forse non ci stava provando seriamente: altrimenti, non ci sarebbe stato un secondo attacco. O no? Gli orsi sono capaci di sfracellare la testa di un alce con un solo morso.

Quando il nostro fiero narratore si accorse del suo peloso attaccante, si arrotolò come un riccio. L’orso, in qualche modo, era riuscito ad afferrare il suo ginocchio. Quattro cicatrici tonde e profonde ne sono la testimonianza. Le ha completate addirittura con un tatuaggio. Ovviamente a forma di orso.

“Grizzlies are my heros”, aggiunge soddisfatto. Ogni anno, trascorre sette settimane da solo in quella giungla. Sono un po’ particolari, questi abitanti dell’Alaska.

Un altro punto di vista lo impariamo da Dan, incontrato in campeggio con la moglie. Al fuoco di un bivacco, davanti a una birra bella fredda, ci racconta della sua idea degli orsi. “Bisogna sparargli, se no diventano troppi. Qui uno ne può cacciare al massimo uno all’anno, senza licenza. In altri regioni, può anche essere sufficiente. Qui no”.

Ma c’è una cosa che vogliamo sapere: come si spara a un orso? “Allora, non è mica cosa da poco. Sono delle vere bestie. Sono alti e con un cuore grande, che batte lento. Quando il cuore smette di battere, e la bestia è morta, ci vogliono ancora cinque minuti prima che muoia anche il cervello. E in cinque minuti può succedere di tutto…”

E allora, come si spara? “Prima gli spari nella spalla per farlo cadere”, e solleva la parte sinistra della bocca, imitando il movimento di un orso che ha appena ricevuto una pallottola sulla spalla. “Dopo gli spari dritto al cuore per ucciderlo” - e si tocca drammaticamente il petto - “e dopo nell’altra spalla per farlo inclinare ancora”. Si piega in avanti e fa una smorfia con la parte destra della bocca. Quindi si butta all’indietro, alza le spalle e guarda il fuoco. In Alaska, senza caccia non si può stare.

Oggi abbiamo incontrato Greg, un francese che viaggia da solo da Calgari a Ancorage. Dice di non avere uno spray anti-orso. Non ce l’ha? In una zona dove gli orsi sono tre volte più degli uomini? Broki non ci crede, e intanto si accerta subito che lo spray sia ancora al suo posto dentro alla tasca. Io invece sono estasiato. Se ne ha visto uno? Quel tipo, tra orsi neri e grizzly, ne ha visti in totale ventuno. Un giorno si è alzato e li trovati alla sua destra, davanti alla tenda: tre cuccioli di orso e, alla sua sinistra, mamma orsa. Da due settimane, questo è il soggetto degli incubi di Broki. Si addormenta la sera nel suo set da horror e la mattina vede la prima luce del giorno con lo stesso pensiero in testa.

“E cosa hai fatto?”. “Beh, lì non c’è molto da fare, no?”, dice con tono quasi distratto, come se stesse parlando della sua preferenza per il petto di pollo, anziché per la bistecca di maiale. “Ho fischiato un pò e ho raccontato della mia famiglia all’orsa.
Broki rotea gli occhi e respira visibilmente più forte. Sono indeciso tra la freddezza impetuosa e la follia stupida. Ma perché in nome di dio non ha lo spray anti-orso, vogliamo sapere.
Perché costa quasi 40 dollari.
Cosa dire. Riempiamo la sua padella storta di spaghetti (da qualche giorno non ha più petrolio e mette questo povero metallo già tutto nero a diretto contatto col fuoco. Il petrolio è caro in questa zona. In città costa un terzo in meno).

Pieni di ammirazione, lo seguiamo con lo sguardo. Greg. Senza spray anti-orso e con una bici da 200 dollari. La stessa cifra che abbiamo speso in Donuts nelle ultime due settimane...


Questo è il breve racconto di una parte di un lungo viaggio lungo le americhe, in bicicletta. Potete seguire l’intero viaggio su www.allamericabikers.com (Pubblicato il 07 settembre 2006) - Letture Totali 123 volte - Torna indietro



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