Australia. Serial Killer


Inserito il: 26/10/2007 da Claudio Montalti
Email: claudiomontalti@gmail.com
Sito web: http://www.claudiomontalti.net
Letto 2163 volte

 Clicca per ingrandire

Mi sono sentito al sicuro. Ragionevolmente, ho pensato, Roberta non poteva avere la forza sufficiente per sollevarmi di peso. Pur non avendo la sua stazza, finché rimanevo seduto i miei 182 centimetri e 82 chili di peso mi ponevano riparo e mi sono rilassato un po'. Il paesaggio si è materializzato in quel preciso momento, ma ovviamente era sempre stato lì ad aspettare la giusta disposizione d’animo, affinché lo potessi cogliessi come un frutto dolce e succoso. Un grande stupore si è impossessato di me e mi ha fatto dimenticare la situazione in cui mi ero cacciato.

"Sto sognando, forse sono già morto!"

Le parole mi sono uscite di bocca, in italiano, quasi senza fare rumore. Piccoli cumuli di vapore si sono formati davanti alle mie labbra, impalpabili nuvolette di un fumetto che i raggi argentati della luna hanno illuminato per uno splendido istante, prima di dissolversi nell’aria fredda della notte insieme alle parole. Poi era stato solo silenzio che la luce morbida e leggera della luna sembrava interrompere sussurrando alla brezza parole di fiaba.

La vallata era abbacinante e chiara in ogni particolare: le case e le strade erano i dettagli di un negativo fotografico, le diffuse radure erbose piccoli coriandoli di un verde opalescente, le linee dei crinali e le forme bizzarre dei profili erano scolpiti nell’aria dal gioco di luci ed ombre e giustificavano appieno i loro nomignoli teneri o terrificanti, il lago era puro argento. Lontane, le luci di Stawell West e della ben più distante Ballarat, che in una notte senza luna avrebbero formato improbabili costellazioni nel mezzo dell’uniforme macchia nera del bush, risplendevano lo stesso come pugni di gemme tra laghi e vallate che fosforescevano. Le parole che avevo pronunciato erano le uniche che si adattavano a quelle immagini. Ero dentro a un sogno.

Se non fossero stati anche gli ultimi, quei lunghi secondi si sarebbero stampati nella mia memoria accanto a una paura incancellabile. Negli incubi peggiori, avverto con ogni parte del mio corpo le sensazioni terrificanti di una caduta senza fine. Le percepisco tanto intensamente finché non mi sveglio sconvolto, talvolta urlando di raccapriccio anche nella realtà. Lo sanno bene, in casa mia, e per fortuna mi succede molto di rado. Il precipizio era a un metro appena dalla punta dei miei piedi ed un solo passo era sufficiente per finirci dentro.

Mi è costato un certo sforzo uscire dal sogno per rientrare nell'incubo, abbandonare l'immagine da fiaba per concentrarmi su Roberta. Mi sono accorto di avere degli spasmi incontrollabili. Tremendo… ho dovuto serrare le braccia attorno alle gambe per farli cessare. Dovevo andare via di lì, e subito!

"Roberta, torniamo che ho freddo" è stata la scusa pronunciata dopo un breve periodo che mi è sembrato infinito. Dopo avere camminato un po’ di traverso e un po’ indietreggiando come già all'andata, mi sono sentito al sicuro solo dopo avere raggiunto il riparo dell’auto. Soltanto in quel momento mi solo arreso all’evidenza. Avevo frainteso tutto.

Chissà cosa avrà pensato Roberta di me, come le saranno parsi ridicoli e senza una spiegazione i miei movimenti, il mio tacere, i miei tremori. O no. Forse no. Mi sono comportato saggiamente nell’aspettarmi di tutto e non devo canzonare la mia svenevolezza. Dopotutto, l'istinto non mi ha mai dato grossi motivi per lamentarmene. Inoltre, i pensieri non sono mai così folli e ridicoli quando ci si può permettere di riderne. L'insicurezza che mi segue quando viaggio è come un caldo mantello, a volte persino troppo, ma è comunque sempre utile a ripararmi contro improvvise e impreviste folate di vento gelido.

C'è un'altra spiegazione logica a quello che successe, spiegazione che mi avrebbe subito arriso se al posto di Roberta ci fosse stata Natalie, ma in quei momenti avevo troppe preoccupazioni per arrivare anche solo a immaginare che Roberta potesse covare quel tipo di mire. Eppure deve essere andata proprio così: l’incanto di un momento unico, una presunta ebbrezza alcolica, il maschio latino, la speranza che anch'io avessi certe necessità… tutto dovette apparirle possibile meno che io avessi quella reazione che poi ho avuto. Diedi forse un duro colpo alla fama dei latin lover? Tutto è possibile, ma ancora adesso non riesco a pensare che Roberta abbia fatto tutte quelle manovre per isolarsi con me. È assurdo come un pulcino di colore blu.

Al ritorno, il telefono ha continuato a ripetere lo stesso messaggio. Ostinatamente, ho composto il numero di casa ogni dieci minuti. Non volevo aspettare il mattino per far giungere la mia voce a casa, quando il Natale sarebbe stato soltanto un ricordo e le mie parole avrebbero perso ogni valore. Volevo mantenere la promessa fatta prima di partire anche se mi fosse costato trascorrere tutta la notte nella cabina del telefono. L'adrenalina che ancora circolava nel sangue mi ha tenuto sveglio a lungo perché soltanto a notte fonda sono riuscito a fare giungere le mie parole a chi le attendeva ansioso e, nel sentirli tutti uniti attraverso il viva voce, un groppo di nostalgia mi afferrato alla gola.

Torna indietro

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo

CARTACEO-SANGREAL.jpg

I Top LIKE...
Le destinazioni
Viaggi Oceania Viaggi Africa Viaggi Europa Viaggi Nord America Viaggi CentroAmerica Viaggi Caraibi Viaggi SudAmerica Viaggi Asia Viaggi Medio Oriente Clicca sul Continente Viaggi ZONA_ITALIA