MTB estrema sulle Ande


Inserito il: 12/04/2008 da Maurizio Doro
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Conto i passi piegato in avanti, Ogni 20, 40, 50 mi fermo appoggiato sul ginocchio, sembra non salire mai. Quando il battito sembra buono riprendo per altri piccoli 20 30 passi, poi nuovamente piegato sul ginocchio, sbadiglio. Il cielo e' bellissimo, ma il vento ogni tanto ti taglia forte il viso con spolverate di neve. Si respira a bocca completamente aperta sotto il passamontagna. Non ho freddo al corpo, qualche volta alle mani ma muovo le dita nelle moffole e subito riprendono calore. Continuo pianissimo dondolandomi ad ogni passo e saliamo a zigzag. Sembra un percorso collaudato, non e' tecnico. Arriviamo su un ghiacciaio abbastanza ripido che fa da traverso per raggiungere l'altro versante. Scivolare qui vorrebbe dire arrivare in fondo per diverse centinaia di m. Non si sa in che condizioni. L'attenzione e' ai massimi livelli. Dobbiamo mettere i ramponi. E' un'impresa, i meno 12 e il vento che soffia forte li fa abbassare ulteriormente, mi devo togliere le moffole e mettere i guanti di lana cotta che hanno le dita libere per lavorare meglio.

Faccio fatica a mettere i ramponi con le cinghie che avevo già preparato al campo. Tremo per il dolore alle dita, e spesso alito forte e metto le mani in tasca. Si sta alzando l'alba e si intravede una linea arancione nel buio. Attraversiamo il ghiacciaio per qualche centinaio di m. A volte lo strato e' duro, a volte si rompe una lastra sopra e si sprofonda fino alla vita. E' faticosissimo prendere condizione. Il vento lancia delle forti raffiche. Non mi sento padrone di me stesso. Mi sento come strattonato a volte spinto violentemente. Non vedo l'ora di essere fuori da questa situazione. Controllo in continuazione i ramponi. Le cinghie una volta rosse ora sono di un colore rosa spento, sono vecchie e un po marce, una l'avevo strappata al campo avanzato quando li preparavo. Sono l'unica mia sicurezza per progredire sul ghiacciaio. Li controllo in continuazione. Le cinghie non devono allentarsi. Camminiamo ancora più lentamente. Il vento fa barcollare e cadere 2 volte Maikol davanti a noi, lui grida, probabilmente bestemmia. Non riesco a capire per il sibilo del vento. Lui si gira e ci guarda.

Sembra voler dire qualche cosa, e' indeciso. Siamo in mezzo al ghiacciaio e spegniamo le frontali, il panorama sotto e' uno orizzonte aperto di cime inferiori. Non ho mai assistito ad una realtà simile, mi si inumidiscono gli occhi. La natura e' li che si mostra senza reazioni, impassibile si mostra come e' realmente. E' solamente da accettare nella sua semplicità. Arriviamo sull'altro versante, ora camminiamo sul misto e mi sento un po' più sicuro. Ma il vento sembra aver rafforzato la sua energia. Siamo tutti e tre vicini su una piccola sosta comoda e piatta. Ci parliamo ma non ci sentiamo. Torniamo indietro!. Il vento e' proprio frontale e le raffiche forti sono improvvise. Maikol ci guarda negli occhi e a malincuore scuote la testa. La cima e' li, a vista, siamo a 6600 m alle 8:25. in pieno giorno. Muove ancora la testa e ci supera in discesa con gli occhi tristi. Poche parole, non si girerà più per qualche centinaia di m. chissà cosa passa nei suoi pensieri. Io guardo ancora una volta in alto mentre la neve mi passa sul volto e ritorno sul ghiacciaio. Non sono triste, la forza e' accettare, non e' successo nulla che abbia modificato il mio stato di forza. La rinuncia fa parte dello star bene e della grandezza dell'uomo.

Ritrovo la bici che avevo lasciato a 6000 m e volo al campo base Atacama a 5300 in 16 min. Poi via ancora alla Laguna Verde dove mi immergo nelle sue acque termali caldissime. Ho già recuperato, che la mia idea e' ritornare il prima possibile a Las Grutas. Sto bene e le gambe girano. 80 km fatti in bici e sono su una branda. Penso volentieri a me stesso. Si, forse sono bravo, bravissimo per alcuni, ma so che la mia forza e' accettare tutto di me stesso. E riconoscendo di non aver perso nulla, nelle apparenti sconfitte ho guadagnato tanta ricchezza. 15 febbraio Sono passati circa 1200 km e 14000 m in salita 14500 m in discesa. Lascio le alte cime e mi butto tutto d'un fiato per 180 km verso questo piccolo villaggio di Fiambala a 1500 m di quota, la strada e' asfaltata, naturalmente il vento mi fa compagnia, ma io insisto e alle 22:30 quando e' buio fitto sono in un comodo dormitorio. "Quello di scendere con la bici da una grande montagna era un sogno che rincorrevo da anni ed ora e' rimasto ancora un bellissimo sogno, forse era un'utopia, che mi accompagnerà probabilmente per il resto della mia vita e sarà difficile da cancellare, nelle mie notti al caldo sotto le coperte".

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