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Madagascar. Nei dintorni di Antanarrivo


Inserito il: 19/11/2007 da Mauro Morelli
Email: maumorelli@virgilio.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Mauro+Morelli
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Continuando sulla strada nazionale, ci inoltriamo poi per uno sterrato sperando, dice Jocelyn, che le condizioni del fondo consentano di arrivare sino ai piedi della nostra meta giornaliera. Se così non sarà, il previsto trekking di un’ora diventerà molto più lungo e faticoso. Facciamo un'altra breve sosta presso un piccolo villaggio dove tutti gli abitanti, uomini, donne e bambini, si dedicano alla costruzione di modellini di automobili utilizzando la latta riciclata da ogni specie di barattolo, scatola, bomboletta e così via. Non posso esimermi dal fare qualche acquisto anche perché la Citroen DS e la mitica 2 CV che mi vengono offerte sono veramente carine. Ancora qualche chilometro di strada sterrata attraverso un paesaggio ricco di verdi risaie e arriviamo alla base di partenza del trekking. Lo sguardo corre subito verso la famosa Roche d’Antogona, una montagna dalla tipica forma a pan di zucchero, alta poco meno di trecento metri dalla base, in cima alla quale si nota appena la presenza di una piccola costruzione. Nonostante l’ora calda, affrontiamo e superiamo la salita senza grossi problemi e nei tempi previsti.

Nei pressi della cima, il sentiero si inerpica attraverso resti di una cinta muraria che proteggeva la residenza di qualche antico re merina. Dell'abitazione reale, che comunque deve essere stata molto piccola in quanto lo spazio sulla cima della rocca è molto limitato, restano solo alcune scale di accesso e qualche mozzicone di muro: da quassù il re comunicava con i suoi sudditi sparsi nella pianura sottostante a mezzo di segnali di fumo.

A fianco delle magre rovine sorge una squallida costruzione in legno, sorvegliata da un guardiano, che custodisce la tomba reale e alcuni oggetti ricordo e amuleti vari appartenuti al re. Siamo gli unici visitatori del sito e nonostante ciò, Jocelyn ci raccomanda un comportamento rigorosamente corretto e silenzioso in quanto il luogo è considerato sacro dai malgasci. Resti del palazzo a parte, la fatica della salita viene invece abbondantemente ripagata da uno stupendo panorama a 360° sulla pianura sottostante, piena di geometriche e verdi risaie che disegnano un mosaico affascinante solcato da tortuose stradine rosse e punteggiato qua e là da deliziose casette rosse che sembrano uscire da un disegno infantile. In lontananza, sulla linea dell'orizzonte, si intravedono colline tra le quali riesco ad individuare quella di Tana sormontata dai resti del Rova o Palazzo della Regina costruito appunto dalla regina Ranavalona II nel 1867 e quella di Ambohimanga con il palazzo reale di re Andrianampoinimerina artefice alla fine del XVIII secolo dell'unione di tutte le tribù merina e della scelta di Antananarivo come capitale del Madagascar.

Dopo un’oretta di relax trascorsa su quel cucuzzolo al centro della pianura, riprendiamo il cammino per tornare al punto di partenza. Lì giunti, stanchi e affamati, ci gustiamo seduti sull’erba un graditissimo picnic a base di cus cus, di una fresca e invitante insalata verde – speriamo bene! - di un delizioso yogurt e infine di un insperato caffè caldo. Jocelyn accetta soddisfatto i nostri complimenti all’organizzazione. Terminato il picnic, risaliamo sul fuoristrada per continuare la nostra escursione attraverso le risaie.

Tornati sulla RN1, Jocelyn prima di dirigersi verso Antananarivo, ci regala una estensione dell’escursione proseguendo lungo la strada ancora in direzione ovest. Restiamo sorpresi nel vederci venire incontro diverse mandrie di zebù che, continuamente incitati da giovanotti, stanno correndo sulla strada asfaltata in direzione di Tanà. Sono animali che provengono da Tsiroanomandidy, una località situata a 170 chilometri di distanza, tra Tanà e il canale del Mozambico, dove ogni sabato si svolge il mercato degli zebù; e siccome oggi è lunedì, ciò sta a significare che quegli animali stanno correndo da ben due giorni! Ed è doloroso venire a sapere che, una volta arrivati a Tanà, al termine della lunga corsa, troveranno ad attenderli le porte del mattatoio.

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