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Cambogia. Per le strade di Phnom Penh


Inserito il: 30/10/2007 da Claudio Montalti
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Quelle persone con cui ho parlato e riso sembravano accettare e considerare la loro difficile quotidianità, come pure il loro recente e terribile passato, con un certo distacco, come se 30 anni di sanguinosi avvenimenti non foissero che una piccola cosa. Oggigiorno, grazie anche al turismo e alla democrazia, Phnom Penh sembra uscita da quel buio. La popolazione desidera fortemente vivere normalmente, e questo la gente esprime in ogni istante con vitalità incredibile, la stessa che mi ha stupito.

"Perchè?", "Come è possibile?" vi chiederete voi.

La Storia dà una facile e probabilmente anche giusta risposta a queste domande. In luoghi che ancora odorano di morte, i cittadini della capitale più che altrove sorridono felici di essere vivi, forse orgogliosi di essere sopravvissuti a tremende atrocità. E' questa la vera forza che farà rinascere un Paese uscito a brandelli da eventi drammatici e ancora troppo recenti.

La guerra ha di fatto modificato la struttura della città. I restauri e la costruzione di nuovi edifici hanno modificato una volta di più l'aspetto - magnificente - che la capitale doveva avere al tempo coloniale, eppure non me ne sono proprio accorto mentre scoprivo i dettagli i più piccoli della vita quotidiana camminando su e giù per le strade. Se la città è piuttosto moderna lungo i viali grandi, l'aspetto più vero, scioccante e rude l'ho colto nei bagni di folla nei numerosi mercati, nelle strade che sembrano affogare in nuvole di polvere e gas di scarico in cui i cambogiani si muovono perpetuamente sensa mancare di accendere gli spazi, ogni spazio, coi loro sorrisi.

E sorridendomi ralentavano appena per farmi attraversare la strada, una vera avventura ogni volta in cui mi ci sono cimentato. Altroché la giungla, il delta del Mekong, il trekking nel Siam. Interrompere per un brevissimo istante il flusso perpetuo di motori, biciclette e auto è stata ogni volta un'impresa che ha richiesto pazienza, intelligenza, rapidità e decisione. Non aggiungo sprezzo del pericolo perché non sono capaci di toni da melodramma, e perché dopo il secondo giorno ho scoperto che mi veniva facile ciò che da principio mi pareva impossibile o, peggio, folle.

Nonostante la costante percezione di una atmosfera sinistra - impossibile non farci caso - la sicurezza personale è stata costante, anche quando camminavo nei distretti più popolari di Phnom Penh. Di notte le cose erano un po' diverse, ma in quale grande città, specie con molte persone vivono in condizioni di estremo bisogno, può essere altrimenti? In ogni caso, un po' di naturale prudenza è stata più che sufficiente. Per quelli che sono capaci di calarsi nella realtà locale, a partire dall'abbigliamento, non è per nulla difficile muoversi in sicurezza a Phnom Penh, come riconoscere da lontano ogni situazione che può celare un pericolo. A dirla tutta, io mi sono mosso piuttosto tranquillamente e liberamente. Le regole sono sempre le stesse, ovunque si viaggia soli nel mondo, regole che non comprendono certo il mettersi a cercare erba di notte, per le vie, o girare con centinaia di dollari in tasca. Uno dei trucchi che ho usato è stato quello di affittare gli autisti di tuc tuc. Con soli sette dollari al giorno ho conosciuto ogni aspetto della città, ho vissuto con maggiore intensità tutte quelle impressioni che già avevo incontrato nel resto del paese. Una regola nuova me l'hanno subito insegnata: qualsiasi cosa accada, non rivolgerti ai poliziotti, o a qualche amministrazione pubblica, tanta è la corruzione negli uffici di ogni livello. Se i Khmer rossi di un tempo non ci sono ufficialmente più, non è che siano scomparsi. Si sono solo ripuliti e riciclati in tutte le posizioni di controllo o comando. Uomo avvisato...

Il timore dei poliziotti non mi ha quindi impedito di godere la città. Un'ultima cosa: ho alloggiato in una strada popolare vicino al lago, nel nord della città. Qui, molti sono i locali e che si mescolano ai backpacker e il contrasto tra le culture è talvolta scioccante, ma il luogo non potrebbe essere più autentico. La sera, poi, quando ci si raggruppava sui terrazzi di case e ostelli che s'affacciano sopra il lago, e si poteva ammirare un magnifico tramonto con un tè o una birra in mano, il mio viaggio raggiungeva punte di piacere inarrivabili.

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