Cina. Nanchino, vera Cina...


Inserito il: 30/10/2007 da Claudio Montalti
Email: claudiomontalti@gmail.com
Sito web: http://www.claudiomontalti.net
Letto 3841 volte

 Clicca per ingrandire

Mi rimangono particolarmente impresse le scarpette da donna. Per il Figlio del Cielo e i nobili in genere, la misura del piede di una donna era uno dei principali canoni per valutarne la bellezza e così lo divenne per tutti coloro che potevano permettersi una o più concubine. Ogni famiglia cresceva almeno una figlia con con questo obiettivo e più i suoi piedi rimanevano piccoli e maggiore sarebbero state le possibilità di fare il salto sociale. Stento a credere che i piedi di una donna potessero entrare in tali scarpe, che sembrano fatte per i bambini di due anni, ma diverse letture mi hanno informato che l'aspirazione di ogni famiglia povera era quella di potere vendere una figlia come concubina a qualche ricco signore e risolvere per anni il problema della sussistenza. L'unica parola che mi viene in mente è: tortura cinese. Letteralmente inorridisco davanti ai piedi di una vecchietta, sdraiata in terra per fare l'elemosina. Prima di uscire dal quartiere, incrocio anche un bordello con le regolamentari lanterne rosse appese sul viottolo. Mi viene da pensare che il detto "prendere lucciole per lanterne..." non deve esistere in Cina, ma lasciamo perdere.

Il giorno seguente, la visita alla parte moderna di Nanchino non può essere più stridente. Nanchino è più bella di Pechino, più nuova, curata, colorata. E' una città più ricca perché l'area è più ricca. La gente è vestita meglio, e tra i turisti ci sono molto cinesi benestanti. E' un piacere passeggiare per le vie del centro, identico a tante City di moderna concezione, con tanto di grattacieli, lunghi mall pedonali, ma il pensiero va spesso al quartiere vecchio e povero. Una certa indignazione mi coglie all'interno del tempio di Confucio. Se soffoco non è certo a causa dell'incenso che brucia in quantità industriali in bracieri posti davanti alle varie statue che è proibito fotografare. Immagino che tutto faccia parte della Cina, ma il magone mi spinge frettolosamente fuori, a fregarmene delle folcroristiche cantilene che escono dalle labbra di pelati buddini vestiti di giallo o arancio, intervallate da percussioni su strumenti conici, cilindrici o piatti. Sento la necessità di rilassarmi, di respirare, di liberarmi da quel senso di colpa, indignazione, vergogna che spesso mi coglie davanti alle differenze di benessere. Trovo così un giardino in miniatura. Entro senza nemmeno pensarci.

Ogni spazio è sfruttato al massimo, ogni sua parte si inserisce perfettamente nell’ambiente naturale, arricchendolo in maniera armoniosa. E' un giardino che non ha nulla a che vedere con i sontuosi e pazzeschi giardini dai nomi umili e contenuti altisonanti visti nei giorni passati, ma sento di apprezzare maggiormente quella relativa semplicità, che è quanto di più vicino ad una coccola io possa ottenere in quel momento. Quando due ore dopo ne esco, tutti i cinesi di Nanchino sembrano essersi riversati sulle strade. Nel tardo pomeriggio, la temperatura si è abbassata ed una leggera brezza spinge lontano la cappa di umidità. Passeggiano in vestiti graziosi di seta a fiori o a pallini le donne, e in più rigide divise monocolori gli uomini. Rimarranno fuori, ed io con loro, fino al coprifuoco teorico delle 10, quando si spengono luci e insegne. L'ultimo giorno è dedicato alla visita dei must turistici di Nanchino: la Grande Muraglia (vecchia e nuova), il ponte sullo Yanzi e il forte alla periferia della città. Non mi dicono quasi nulla.

Torna indietro

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo

CARTACEO-SANGREAL.jpg

I Top LIKE...
Le destinazioni
Viaggi Oceania Viaggi Africa Viaggi Europa Viaggi Nord America Viaggi CentroAmerica Viaggi Caraibi Viaggi SudAmerica Viaggi Asia Viaggi Medio Oriente Clicca sul Continente Viaggi ZONA_ITALIA