Home Racconti, Articoli, Diari, Reportage di Viaggi Racconti, Articoli, Diari, Reportage di Viaggi Ricette per un viaggio nel deserto Ricette per un viaggio nel deserto

Ricette per un viaggio nel deserto


Inserito il: 19/03/2004 da Alighiero Adiansi
Email: adiali@tiscalinet.it
Sito web: http://web.tiscali.it/alitour
Letto 4723 volte

 Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire

11) – Pizzette vegetariane.
Tagliate le melanzane più grosse in fette il più larghe possibile, almeno quattro a testa. Spalmateci sopra il pomì, sale, pepe, una goccia d’olio, un pezzettino di grana, uno spigolo di formaggino e un cucchiaio di carote precedentemente lessate e schiacciate. Per la doppia mozzarella, aumentate il formaggino, per la frutti di mare aggiungete qualche pezzettino di sgombro e di tonno, per la tirolese briciole di speck, per la sahariana cospargere con semi di colaquinta, per la napoletana ... prendete l’aereo. Appoggiate le pizzette così ottenute nella pentola oliata e grigliatele (senza girarle!)

C’è una parete di arenaria che sembra il telone di un cinema: le giraffe corrono nel vento in apparente disordine, i lunghi colli oscillanti, le zampe mischiate a nuvole di sabbia mentre lassù in alto zampettano tra loro i gatti mammoni… Dove ? Dove sono? Eccoli là! Sinceramente, pensavo fossero più grandi... La falesia del Matendush è come la carovana di un circo: su, giù, di qua e di là elefanti, giraffe, leoni, rinoceronti, ippopotami... Un grande coccodrillo si screpola al sole col cucciolo al fianco, commovente, immobile, fissa incredulo gli obbiettivi. Qualche animale si muove, altri son fermi, alcuni guardano sorpresi, altri ancora fuggono spaventati inseguiti da cacciatori impietriti e da fotografi inarrestabili.

12) – Risotto alla cammelliera.
Preparare il riso come nella ricetta del “riso giallo allo sgombro” fermandovi allo zafferano e a quel punto versare due barattoli di sugo ai funghi e tre melanzane tagliate a dadini. A fine cottura spegnere il fuoco e far sciogliere nel riso un formaggino e una scaglia di grana ogni due persone. Mescolare per mantecare perfettamente e servire nei mezzi-gusci di colaquinta precedentemente raccolti, puliti e lavati. Il gusto della ricetta si esalta nel dopo cena quando vi accorgete di non dover lavare le gavette.

13) – Strapazzata alla Mathendusch.
Prendete tutte le uova rimaste (intere) e rompetele nella pentola bassa stando attenti a non lasciarvi scappare gli eventuali pulcini che possono venir buoni per una successiva ricetta del tipo “cuscus e osei". Sbattere violentemente ma con dolcezza i tuorli e gli albumi ottenendo un muco giallastro e scivoloso che più fa schifo più va bene. Aggiungere un bicchiere d’olio, sale e pepe continuando a sbattere. Accendete un fuoco molto basso (in questo caso, e solo in questo, va bene il fornellino di AnM) e cominciate la cottura mescolando e aggiungendo via via, tutto il grana rimasto, i piselli rimasti, i fagioli rimasti, le cipolle rimaste, le zucchine spiacciccate sul fondo dello scatolone e gli ultimi residui di pancetta. Quando tutto si sarà ben raggrumato, spolverate con crackers alla pizza sbriciolati e mangiare tutti insieme direttamente dalla pentola. Stasera abbiamo deciso di non sbatterci a lavare le stoviglie, però ci vorrà tutta la notte per scrostare la pentola.

Non ci credo! Ho visto le foto ma non ci credo lo stesso. Laghi azzurri tra le dune... non scherziamo. Non esistono, però partiamo con tre Jeep. Pochi chilometri e una jeep si ferma. Prova... riprova ... non parte... niente da fare! “No problem! No Problem ..”(proverbio Tuareg). Lo sapevo, i laghi non esistono. Ci stringiamo e ripartiamo. Due jeep. Ce la spassiamo su e giù dalle dune per pochi chilometri e si ferma un'altra jeep. Prova... riprova... smonta... rimonta... trovato... non è quello... non parte. “No problem ... no problem...inchallah!” (proverbio Tuareg modificato da Mofta). Non esistono, non esistono, non lo vedrò mai un lago tra le dune. Ci stringiamo, altrochè se ci stringiamo, e ripartiamo tutti in una jeep. Dietro: il nulla. Davanti: il nulla. Di fianco: il nulla. Si ferma anche l’ultima jeep... Prova ... riprova ... “ No problem” , cambia filtro ... non parte ... “Little problem”... Cambio candele, non parte... “No BIG problem...” Bestemmie e.... miracolo... riparte!

Quante sfumature di problem ci saranno prima di morire abbrustoliti tra la sabbia? Sabbia gialla, cielo blu... ciuffo verde... palma ... palme, non ci credo... non è possibile! Mi disincastro dalla jeep, arranco su per la duna, sprofondo, tolgo le scarpe... corro... corro... sono in cima. Sgomento. Non mi si chiude la bocca, meno male che non c’è vento... Incredibile! Sono proprio sopra un lago, un azzurro lago, un fresco lago, uno stupendo lago in mezzo alle dune. Mamma Acqua. Ultima cena con la cassa, finiamo in bellezza!

14) – Pasticcio alla Fijei.
Lessare tutte le patate e le carote. Buttare in acqua bollente tutti i tipi di pasta rimasti, in ordine inverso al tempo di cottura e fare cuocere fino a quando le farfalle si addormentano nelle mezze-penne e gli spaghetti si attorcigliano tra i fusilli, poi scolare e ributtare la pasta nel pentolone. Nel frattempo preparare il sugo versando in una pentola il pomì, la cipolla tagliata a velo, olio, sale, pepe e il barattolo di sugo senza etichetta che ci stiamo chiedendo da tre giorni che cazzo di sugo sarà. Strizzate patate e carote e riducetele in poltiglia prima di cuocerle qualche minuto nel sugo. Mescolate tutto e buttatelo sopra la pasta che nell’attesa si sarà amalgamata anche troppo. Altra girata a fuoco acceso poi distribuire una decina di formaggini sopra la pasta e spolverare con una sbriciolata di crackers naturali. Spegnere il fuoco, sotterrare la pentola (incoperchiata) e coprirla con la brace finchè la pasta sarà ben gratinata...

15) – Bruschette di Gabraoun.
Acquistate il pane fresco a Fijei o a Germa e tagliatelo a fette tipo bruschette. Strofinate le fette con uno spicchio d’aglio tagliato a metà e bagnatele d’olio; spalmatele con un cucchiaio di sugo alle vongole, guarnitele con briciolotte di tonno e di sgombro; appoggiatele sulla griglia se siete nell’ostello di Fijei o nella solita pentola se siete riusciti a pulirla dalla strapazzata di ieri sera. Lasciate le bruschette sul fuoco finchè sono dorate e il sugo comincia a friggere poi toglietele e spolveratele con un pizzico di “farina di vermi” tipica della zona di Gabraoun. Accompagnate con un bianco secco e leggermente frizzante. Se non l’avete, peggio per voi: di sicuro non lo trovate in Libia.

16) – Crocchette alla mousse di datteri.
In una pentola piccola (va bene anche una gavetta grande, tanto è l’ultima sera che la usate) fate bollire tre dita d’acqua con due manciate di zucchero e quando si è formato uno sciroppo denso usatelo per spalmare le fettine di pane più piccole non utilizzate per le bruschette (volendo si può usare il miele). Stendete poi su ogni fettina un cucchiano di mousse di datteri che vi sarete premurati di acquistare a Ghadames o a Ghat (sembrano barattoli di marmellata ma in realtè è una mousse. Non chiedetemi la differenza, ne abbiamo discusso per ore col negoziante e non ne siamo venuti a capo). Nel frattempo le ragazze del gruppo, che dovrebbero essere un po’ più delicate, prendano dalla scatola di datteri (anche questi acquistati in precedenza, quelli scuri son più buoni) un numero adeguato di frutti, e dopo averli incisi, tolgano il nocciuolo (lavarsi le mani per favore) e lo sostituiscano con una dose di latte condensato e un pezzo di noce. Appoggiate i datteri ripieni sulle fette di pane zuccherate (uno, due o tre datteri per fetta a secondo del grado di colesterolo che si vuole raggiungere), spolverare con cannella e biscotti secchi sbriciolati. Se qualcuno ha portato del liquore (è un “senza Dio” perchè qui siamo in un paese mussulmano, comunque ormai c’è...) mettetene una goccia su ogni dolce.

“All’orizzonte le tende si perdevano dietro leggere dune di sabbia color ocra. Il cielo aveva il colore dell’ardesia. Per quelli della mia tribù e per me il mondo si fermava a quell’infinito... Io non sapevo che esistesse un altro mondo. Come avrebbe potuto esistere, mentre proprio dietro le nostre tende, c’era la sabbia, la sete e il nulla? Quando dall’alto della mia roccia io guardo questo deserto che ha visto viaggiare mio padre e prima di lui il padre di mio padre e tutti i padri dei miei fratelli tuareg, io so che da esso noi prenderemo la forza e la saggezza necessarie per costruire il mondo che sogniamo per le nostre famiglie e per i nostri figli.” (Mano Dayak)

Torna indietro

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo

CARTACEO-SANGREAL.jpg

I Top LIKE...
Le destinazioni
Viaggi Oceania Viaggi Africa Viaggi Europa Viaggi Nord America Viaggi CentroAmerica Viaggi Caraibi Viaggi SudAmerica Viaggi Asia Viaggi Medio Oriente Clicca sul Continente Viaggi ZONA_ITALIA