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Diani. Lasciare il cuore in un pugno di sorrisi


Inserito il: 29/03/2007 da Roberta Tuppa
Email: tuppa@libero.it
Sito web: http://dianibeach.blogspot.com
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Mambo? Poa poa. Hakuna matata. Senza pensieri. Non c'è problema. Questo il motto della vacanza, insieme a Pole pole, con calma, senza fretta. Cancello per sbaglio tutte le prime foto fatte a Mombasa. Hakuna matata. A Wasini non vediamo i delfini e scoppia un temporale. Hakuna matata. E' così facile farsi scivolare di dosso le piccole disavventure quotidiane.

Il secondo incontro è Sergio. Sergio verrà soprannominato "Tarzan" da Vito. Sergio è una statua di bronzo. Ha muscoli persino nelle orecchie. Fa parte del team di animazione. Così grosso ma così buffo e tenero. Lo incontro in piscina mentre sto andando a cominciare una lunga serie di chiacchierate con quei ragazzi "terribili". Mi chiede subito se una sera vado con lui a Ukunda a ballare. Gli dico che vedremo, che sono appena arrivata, che voglio correre in spiagga a gettarmi in pasto ai beach boys. Lui ride, mi dice che sembro "crazy". E' un'impressione che do a molti di quelli che da quel momento in poi finiranno nella mia strada.

Ehi ehi ehi, devo proprio dirlo. Tutti quelli con cui ho avuto a che fare, parlavano inglese!!! Ergo, il mio inglese è venuto fuori anche lui, e s'è fatto capire!!! Troppo fiera di me.

Pensieri.

Ho scoperto cosa significa aprire gli occhi. Ho visto un mondo pieno di sorrisi e di persone che ti salutano a ogni angolo di strada. Ho visto la povertà, quella dei documentari, quella che se non la vedi non ci credi. Ho visto i bambini con la mosca intorno. Ho scoperto quale è il vero spirito di sopravvivenza. Ho aperto una scuola di Italiano perché i ragazzi del posto hanno bisogno di poter comunicare con i turisti. Ogni mattina alle 9, con la bassa marea, mi era possibile disegnarla sulla spiaggia. All'arrivo di ogni nuovo studente, disegnavo una scuola più grande e un banco con il suo nome.

Ho disegnato sulla sabbia per rendere il mio inglese comprensibile. Ho fatto lunghe passeggiate con i miei studenti. Partivamo verso le 10 dopo le prime frasi in italiano, e alle 13 circa ero di rientro per pranzo. E poi al pomeriggio, dalle 15 fino a sera. E le interrogazioni sono state la parte più bella e divertente delle mie due settimane con loro. Ho riso a crepapelle e loro con me. E di me. E ho insegnato a dire "Che cazzo ridi?".

Parole chiave: cacca, caramella, noce di cocco, mzuri rafiki, the teacher is crazy, but "malaika" also.

Ho mangiato tutto per due volte. Ho cagato con la mia solita regolarità. Ho fatto ridere a crepapelle i bimbi di Ukunda che impazzivano nel vedere la loro immagine sulla mia digitale.

Ho regalato palloni, penne, matite, caramelle e quaderni a ogni bambino che mi ha sorriso e a quelli che troppo timidi non osavano avvicinarsi a me, e mi guardavano incuriositi da lontano. E dopo un mio Jambo e una carezza, il sorriso regnava sui loro volti. E anche sul mio. I bambini Masai hanno ballato per me.

E anche loro si sono sbellicati dalle risate nel vedersi catturati nel mini-schermo della mia digitale. Non potevano credere ai loro occhi. Quanto erano colorati in mezzo alla terra rossa.

Fine pensieri.

Pranziamo? Non me lo ricordo. Ricordo il momento in cui mi sono affacciata sulla spiaggia. Ultimo gradino, tocco la sabbia con i piedi nudi, è come borotalco mi dico. E i primi omini del posto si fanno avanti, e prima che aprano bocca gli dico: "Jambo, sono vostra, sono qui per voi:)" Si, aspettavo quel momento da quando sono riuscita a prenotare il viaggio. Avevo letto dappertutto che la gente del posto è la vera ricchezza del Kenya, e ne ho avuto conferma immediatamente.

Da lì in poi, ogni istante delle mie giornate si riempie di chiacchierate. Non sono mai sola. E non voglio sentirmi mai sola. Ho sempre una o due o tre guardie del corpo che non mi abbandonano mai. Lo trovo bellissimo. Non ho mai paura di uscire da sola dall'albergo, perché da sola non sarò mai.

Cominciano le trattative per il safari, per i piccoli acquisti, per le gite, per qualsiasi cosa. E' tutto piacevole. Mi diverto come una pazza perché propongo dei prezzi fuori dall'ordinario e si fanno tante di quelle risate che mi prendono subito in simpatia. Ottengo buoni prezzi da tutti. Sono un'affarista nata. E nei giorni a seguire li faccio contenti. Prendo cosine un po' qui e un po' là per non lasciare nessuno senza il suo guadagno. Gertrude mi vende due parei. Non ci mette molto a convincermi. Le dico che non ne ho bisogno ma che li compro lo stesso. Lei mi sorride e mi dice che si vede che sono buona. Claus mi chiede una passeggiata fin dal primo giorno e riusciamo a farla solo verso la fine delle mie due settimane li. Questo perché ogni giorno il mio tempo era un po' per tutti.

Richard mi osserva per giorni da lontano e con discrezione. Viene a scuola da me, ma non osa mai chiedermi di dedicargli ulteriore tempo.

Nessuno con me è stressante, nessuno insiste troppo, nessuno è maleducato. Ogni mia discesa in spiaggia viene accolta dai Jambo Jambo, dai loro sorrisi, da tante richieste di passeggiate e chiacchierate. E mai mi viene chiesto qualcosa in cambio. Solo la mia compagnia, solo le mie notizie dal mondo, solo degli occhi che hanno visto cose diverse dalle loro. La loro curiosità è forte quanto la mia. Li riempio di domande, di richieste e soddisfo ogni loro curiosità. E camminiamo e parliamo e ci arricchiamo. E nasce un amore talmente forte per loro che quando alla sera vado a dormire, non vedo l'ora che sia di nuovo mattina.

Ed è dalle prime chiacchierate che nasce il loro desiderio di imparare l'italiano da me. "Perché non me lo dici in italiano?" Certo che te lo dico. Anzi, facciamo così, se voi siete d'accordo, da domattina alle 9 ci troviamo in spiaggia e apriamo la mia scuola. "ma quanto costa?"... Ma come quanto costa? Non costa. Io insegno gratis. In cambio voglio i vostri cuori. Tutti. E da qui "The teacher is crazy"     continua "Diani. Lasciare il cuore in un pugno di sorrisi"

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