La via delle kasbah


Inserito il: 11/12/2007 da Adriano Socchi
Email: adrimavi@alice.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Adriano+Socchi
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Per quanto ci riguarda, parlo per me e i miei compagni di viaggio, abbiamo costatato che non sempre le più famose sono le più caratteristiche. Di alcune non si conosce il nome e neppure l’esatta ubicazione, si incontrano semplicemente lungo il percorso, mentre altre si raggiungono con delle brevi deviazioni dalla strada principale. Ogni visita può rivelarsi una perdita di tempo come una nascondere una full immersion nei tempi di Saladino, ed è in queste occasioni che sosterete ed apprezzerete l’inspiegabile atmosfera di queste costruzioni.

Nelle gole del Dades, lungo una strada stretta, ripida e piena di tornanti, (nell’Alto Atlante marocchino sembra di essere su certi passi alpini) se ne incontrano kasbah splendide come quella di Ait Arbi proprio all’ingresso delle gole, e quella di Imassine poco oltre. Nei dintorni, un manipolo di bambini scalzi ci corre incontro non appena ci vedono, abbandonando i giochi. L'incontro con la gente è un'altra delle gioie di questo viaggio. Lungo il percorso l’impaziente curiosità con cui ognuno di noi attende l’incanto del profilarsi all’orizzonte di una nuova kasbah è spezzata di tanto in tanto dall’incontro con un gruppo di bimbi, o di anziani. Grazie all'ospitalità della gente, al desiderio d’osservazione degli occhi si aggiunge quello del cuore, la voglia di arricchire noi stessi attraverso la conoscenza col mondo marocchino che ci circonda. La via delle kasbah non è solo costruzioni, ma anche gente, il Marocco dei villaggi.

Assolutamente da non perdere, proseguendo sulla strada per Ouarzazate, la kasbah di Amerhidil nell’oasi di Skoura, una strabiliante costruzione fiabesca. Il clic delle macchine fotografiche è, qui, più ripetitivo del solito. Mi chiedo se le diapositive non saranno tutte uguali, ma questi soggetti unici nel loro genere invitano ad essere immortalati quasi si fotografasse il viso innocente di un bimbo o di una bella ragazza. La kasbah di Taourirt, a Ouarzazate, ubicata proprio nel centro della città, è una vera opera d’arte, ma l’atmosfera non è più quella, magica, di quelle incontrate lungo la strada.

Viaggio per vedere le opere e i monumenti dell’uomo, per conoscere popolazioni e realtà diverse dalla mia. Ebbene, prima di giungere a Ouarzazate, durante le soste tra una kasbah e l’altra, tra un oasi e l’altra, spesso mi è sembrato di percepire ben vivi i segni dell’antica civiltà delle kasbah, se non in via di estinzione sicuramente di trasformazione. Mi conforta l’aver osservato che questa piccola fetta d’Africa "araba" resta ancora autentica, in cui la popolazione cerca di conservare le proprie tradizioni, dove è possibile fare incontri genuini e amichevoli. Pur condividendo la stessa realtà geografica di quella incontrata lungo la strada, la gente di Ouarzazate non spartisce gli stessi valori e la stessa vita.

Lasciata l’indifferente Ouarzazate per una strada accidentata, ma percorribile, sono sufficienti però pochi chilometri di strada per ripiombare di nuovo nella favola del mondo autentico dei ksar. Il ksar di Aït Benhaddou, con le sue kasbah, appare da lontano straordinariamente intatto. Sembra una visione da sogno, un miraggio. Le mura tremano per la rifrazione dovuta al gran caldo e solo quando oltrepassato il fiume in gran parte disseccato ci accorgiamo dell’inganno. Il segno del tempo, del clima e degli uomini si rivelano con impietosa evidenza. La cinta muraria è severamente danneggiata, di alcune case rimangono solo le mura, le kasbah sono martoriate da tutta una serie di ferite. Eppure Aït Benhaddou vale la visita. Non per niente per via del suo aspetto è stato scelto come sfondo per molti film. Aït Benhaddou non è una città fantasma. C’è chi vi abita, pochi a dire la verità, come un vecchio solo con il suo asino, tutto imbacuccato nel suo lungo burnus di lana color marrone scuro, curvo per l’età avanzata. Donne a parte, uno dei pochi uomini che ho visto vestirsi secondo le usanze islamiche.

La via delle Kashah una strada dal percorso ben preciso, eppur senza confini e limiti. Vorrei essere riuscito a trasmettere le immagini e le sensazioni che mi sono rimaste nel cuore percorrendola, vorrei essere riuscito ad eccitare la vostra curiosità perché come si dice: "Il viaggio comincia con la mente, prima ancora che con il corpo".

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