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Italia - Cina. Appunti di viaggio


Inserito il: 13/11/2007 da Fabio Negroni
Email: nigger@libero.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Fabio+e+Marco
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Ripercorrendo le rotte delle antiche vie carovaniere abbiamo raggiunto la Cina nell'estate 2001 e incontrato i resti di grandi civiltà del passato e le culture millenarie che sono nate in questi luoghi. Abbiamo attraversato Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, e valicato il Khunjerab Pass per entrare in Cina ed arrivare poi a Kashgar, crogiuolo etnico di popolazioni centro-asiatiche, per poi tornare sui nostri passi attraverso le ex Repubbliche Russe fino a raggiungere nuovamente casa. Dopo 60 giorni e 18 mila chilometri, ad Ancona concludiamo il raid... ma solo fisicamente perché in realtà il viaggio continua ancora oggi dentro ognuno di noi...

Credo che un racconto, per quanto irreprensibile, non riesca mai comunicare fino in fondo le idee o le emozioni che un viaggio trasmette. Nemmeno un resoconto posticipato di qualche mese rispetto alle esperienze vissute può rendere giustizia a quei magici momenti che da soli che valgono il viaggio, o momenti che vengono sfiorati per un attimo e difficilmente rimangono impressi a fondo nella memoria. Ecco perchè ho preferito riportare gli appunti scritti giorno dopo giorno. Anche se non saranno all'altezza, spero che possano regalare qualche attimo speciale a tutti coloro che vorranno condividere con noi questo sogno finalmente realizzato.

30 Giugno - 1 Luglio Imbarco ad Ancona per Marco & Fabio alle ore 13.00, arrivo previsto per domenica mattina alle 5.00 in Grecia. Il traghetto arriva al porto di Igoumenitsa in orario. Il tempo di cambiare un po' di dracme e siamo già in partenza verso il confine turco. Il freddo del mattino e le strade scivolose della Grecia non aiutano a distendersi, considerato che è da quasi un anno che non guidiamo le moto cariche (in assetto da viaggio), ma bastano poche curve per riprendere la mano e spingere ad un ritmo non proprio turistico... Prima sosta - ad un bar sulla strada - ed approccio con il cibo greco: una tiropita (pasta sfoglia ripiena di formaggio con spinaci) sotto lo sguardo di alcuni vecchi intenti a logorare il rosario che si passano sistematicamente fra le dita. Si riparte in direzione Meteore, famosi complessi monastici dalle particolare ubicazioni. Il termometro segna 34°. E' tempo di fermasi ad assaporare una delle ultime birre che potremo concederci lungo il tragitto, accompagnata da un piatto di giros. Il pomeriggio lo dedichiamo a macinare chilometri, decisi ad arrivare a Kavala (eventuale punto di incontro con Piero ed Enzo a 200 chilometri dalla Turchia) per il pernottamento. A sera sentiamo Piero & Enzo. Sono già sul traghetto delle 20.00 che li porterà in Grecia mattino seguente.

2 Luglio Non abbiamo fretta. Stiamo aspettando Piero ed Enzo. Colazione con una pasta sfoglia ripiena di feta e poi con calma ci avviamo verso il confine turco. Il programma è quello di attraversare il confine e arrivare a Tekiridag, poco prima di Istanbul, dove ci avrebbero raggiunto anche gli altri, ma alle 17 sentiamo Enzo e scopriamo che si sono già fermati in quanto hanno marciato costantemente sotto la pioggia. Salta il riaggancio. Passiamo la frontiera dopo circa un'ora di attesa, e subito si respira un'altra aria. Il militare al posto di blocco ci ferma per farsi fare una foto insieme a noi e alle nostre moto, manco fossimo star di Hollywood, ma anche il paesaggio cambia radicalmente: ampi spazi pieni di girasoli in fiore e la strada lunghissima che si perde all'orizzonte dietro le colline. Guidare di sera attraverso tali paesaggi e colori, con una temperatura finalmente sopportabile, dà una certa soddisfazione. Arriviamo come previsto a Tekiridag e spendiamo la bellezza di ben 13 milioni per la camera di albergo, colpa della inflazionatissima lira turca. La camera ci costa in realtà solo 12 dollari. Sul letto, sentiamo risuonare il primo muezzin. E' tardi, siamo in Turchia ed è ora di andarci a mangiare una pizza (turca).

3 Luglio Passiamo la giornata a "rincorrerci" con Piero & Enzo. Schiviamo più di una volta l'indesiderata pioggia e mangiamo chili di polvere alzata dai camion che percorrono numerosi la statale che collega Istanbul ad Ankara, oltre al denso e nero fumo scaricato da qualsiasi mezzo in movimento. Tra le altre cose, ci divertiamo ad assistere ad un tentativo di sorpasso (non riuscito!!!!) tra due camion alla folle velocità di 10 km/h. Un benzinaio ci offre il tè dopo averci fatto il pieno. Giunti all'albergo, Marco si mette a contrattare sul prezzo della stanza e... alla fine riusciamo a risparmiare 6 mila lire... in quattro. Già, in quattro e alle 23.30 entrano finalmente in camera Piero & Enzo. Rendez vous avvenuto.

4 Luglio Giornata di trasferimento veloce da Bolu a Erzincan, dove giungiamo a notte inoltrata. A fine giornata abbiamo percorso 900 chilometri. La strada è stato un susseguirsi di saliscendi che si perdevano a vista d'occhio, con vallate che si sono colorate di rosso al tramonto e la luna che, spuntata da dietro il monte, è sembrata così grande da poterla toccare con un dito. Un carrarmato transita vicino alla locanda dove ceniamo e ci ricorda che siamo in una zona "calda" della Turchia. Il ragazzo che mi serve sembra però felice, nonostante tutto.

5 Luglio Verde, giallo, marrone, blu e bianco sono i colori che dipingono la parte orientale della Turchia. Il contrasto tra il cielo che risalta tra le cime delle montagne, le nuvole che intervallano zone chiaro-scure sui campi di grano e pascoli sconfinati, i villaggi dei pastori e le donne che lavano i tappeti lungo i corsi d'acqua ci accompagnano fino al tramonto. Siamo a Dogubayazit, e la vista dal castello abbraccia tutta la vallata sottostante.

6 Luglio Alle 7 ci raggiunge Gianni col suo BMW 1150 GS. Ha viaggiato praticamente tutta la notte in mezzo all'altopiano turco e noi, appena alzati, non facciamo rimetterlo in moto. Ci aspetta il confine iraniano, ma lo passiamo senza alcun problema. Ci rendiamo subito conto dell'estrema disponibilità degli iraniani. Cambiamo qualche dollaro al mercato nero e via subito a far benzina: 120 lire al litro! E' una soddisfazione, e non è tutto: un camperista che incontriamo poco dopo al ristorante ha fatto gasolio per 30 lire litro. Scopriamo che lui (insieme alla moglie con capelli rigorosamente coperti da un velo) si sta dirigendo verso il Pakistan, quindi probabilmente lo incontreremo nuovamente lungo il tragitto. Si riparte sotto un sole che inizia a scaldare sul serio, destinazione Tabriz. Lungo la strada, la mano alzata del poliziotto serve solo per "intimare" un saluto. Facendoci consigliare un buon posto in città dove sfamarci ci ritroviamo al centro di un Luna Park, ma il ristorante c'è e si mangia davvero bene. La corsa in taxi per il rientro è forse stata la cosa più pericolosa che abbiamo visto dall'inizio del viaggio.

7 Luglio Trasferimento verso Qanzin. E' molto caldo nonostante i 1300 metri di altezza. All'arrivo, passeggiamo nell'immenso bazar che prende vita proprio verso sera quando la temperatura è più mite. Più tardi andiamo in un locale dove si fuma il narghilè e ci rendiamo conto dell'imbarazzante ospitalità iraniana: oltre ad offrici l'ayran (yogurt allungato e speziato) e il gelato al pistacchio, a nostra insaputa ci pagano anche il conto. Lo stesso succede col tassista che ci riporta in albergo: offre la corsa, e in cambio ci "tortura" facendoci ascoltare a massimo volume la più grande rock star iraniana...

8 Luglio Ci facciamo consigliare un percorso alternativo per arrivare a Qom (città santa dell' Iran) evitando la caotica Teheran. Il paesaggio è molto secco, quasi desertico. Incontriamo il nostro primo caravanserraglio, in pratica l'autogrill della Via della Seta, dove le carovane facevano sosta lungo il tragitto. A Qom ci accoglie un incessante vento caldo. Il termometro segna 42 gradi. Si sentono tutti. Visitiamo la stupenda moschea di Hazrah-è Masumeh, anche se sarebbe vietato l'ingresso ai non musulmani, ma in mezzo alla folla non veniamo notati.

9 Luglio L'agenzia iraniana a cui ci siamo appoggiati per avere il visto non ha badato a spese per l'albergo a Esfahan e ci ritroviamo in un 4 stelle di lusso (insieme ad arabi facoltosi con mogli a seguito). Le comodità non mancano. Ci troviamo subito a nostro agio e ogni pretesto è buono per tornare in camera a usufruire dell' aria condizionata. La città, troppo turistica, rivela comunque i sui lati migliori: favolose stanze da the che si affacciano sulla piazza centrale, gente è cordiale all' inverosimile che non perde occasione per rivolgerti la parola.

10 Luglio Un detto recita: "Chi ha visto Esfahan ha visto la metà del mondo". In effetti, la città offre mille opportunità ed è impossibile vedere tutto in due giorni. Splendida la stanza da the ai piedi del ponte Si o Se. Per arrivare ai tavoli bisogna passare sopra delle pietre regolarmente distanziate, unico passaggio per superare il corso d'acqua.

11 Luglio Le uniche nuvole che vediamo sono quelle di fumo che escono dai motorini dei ragazzi che provano di seguirci quando attraversiamo i villaggi. Si trovano a chilometri di distanza l'uno dall'altro, inframmezzati dal deserto che incornicia i primi dromedari che incontriamo. La temperatura è elevata anche per percorrere solo 50 chilometri, e un chai (the) caldo è l'unico sollievo. Impieghiamo 6 ore per percorrere i pochi chilometri che separano Esfahan da Yazd. A metà mattinata incontriamo un olandese che con una Enfield Bullet comprata in India sta percorrendo da solo la strada del ritorno alla folle media dei 70 km/h. E' in viaggio per il mondo da due anni, e sta tornando a casa. Arrivati a Yazd nel primo pomeriggio, impieghiamo il resto del tempo per visitare la città. Il vento caldo e la pizza salata che mangiamo ci mettono sete. A fine cena ci accorgiamo di aver bevuto la bellezza di 10 litri d'acqua in cinque.

12 Luglio La partenza prevista per le 8 subisce qualche ritardo, ma la colazione è sacra e tutti siamo d'accordo per la sosta. Ci aspettiamo di toccare, come negli ultimi giorni, temperature di tutto rilievo, invece l'arrivo a Kerman (inizialmente prevista come tappa finale) si trasforma in una sosta per riordinare le idee e partire in direzione Bam. Attraversiamo un passo a 2600 metri, ma il sollievo dei 32° è troppo breve e in 80 chilometri scendiamo a quota 1000 e torniamo a 44°. Bam è calda. Palme da datteri costeggiano la strada e la sabbia la fa da padrona. Sembra di essere in una città tunisina visitata in passato.Facciamo amicizia con altri motociclisti inglesi e una ragazza irlandese che viaggia da sola con la sua Yamaha Virago 250. Increduli, appendiamo che è partita dall'Irlanda e vuole arrivare in India.

13 Luglio Le mura delle camere sono talmente calde che di notte si fatica a dormire. Il pomeriggio, complice qualche nuvola che viene in nostro aiuto, lo trascorriamo alla "cittadella", insediamento fortificato dalle sembianze di un enorme castello di sabbia. I segni delle poche gocce di acqua cadute da queste parti solcano le mura, ma la fragilità dell'insieme è solo apparente come dimostra la nostra salita in cima alla torre più alta per ammirare il paesaggio sottostante.

14 Luglio I poliziotti ci fermano sempre più spesso. Da queste parti non si devono vedere molti di turisti e loro ne approfittano per rivolgerci le solite domande, ormai di rito. Passiamo il confine iraniano senza grossi problemi, ma arrivati all'ufficio pakistano scopriamo che è chiuso per la pausa-pranzo. Rimaniamo un'ora e mezza in mano a "predoni" locali che tentano di cambiarci i dollari in rupie pakistane. Alle 17 entriamo ufficialmente in Pakistan. Ormai tardi per pensare di rimetterci in sella, decidiamo di sostare a Taftan, città di confine. Troviamo un albergo fantasma dove alloggiare: mancano acqua e luce, le stanze portano i segni degli ultimi malcapitati di passaggio. Un catino di acqua ci permetterebbe di ripulirci e le lampade a petrolio ci illuminerebbe la notte, ma decidiamo tutti di prendere delle brande e un materasso e di dormire fuori dall'albergo vicino alle moto, sotto il cielo stellato.     continua "Italia - Cina. Appunti di viaggio "

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