Francia. Savoia sotto la pioggia: Seconda Parte

Partiamo in macchina, con la tenda nel bagagliaio, in una grigissima mattina di inizio agosto. La prima parte del viaggio verso Chambery procede tra temporali e schiarite lungo la suggestiva statale che valica il passo del Moncenisio, normalmente bella e rilassante da un punto di vista paesaggistico. Non è solo il tempo, ma l'assoluta latitanza di distributori di benzina a calamitare i nostri pensieri. Un viaggiatore dovrebbe assicurarsi di avere carburante a sufficienza prima di affrontare un tratto montano, invece noi soffriamo e arriviamo con il cuore in gola e il serbatoio vuoto a Lanslebourg, sul versante francese, dove finalmente facciamo benzina. Una breve sosta al forte di Essaillon, nei pressi di Modane, e giungiamo a Chambery. La visitiamo velocemente mangiando un’insipida crepes con la benedizione di un insperato pallido sole. Chambery è piccolina, ma ha il fascino un po’ regale e austero di Torino e la raffinata eleganza monumentale di Parigi.

Si riparte. Aix les Bain, sul lago di Bourget, da cui vorremmo fare un’escursione fino all’abbazia di Altacomba sulla sponda opposta, che ospita le spoglie di molti membri di Casa Savoia. Considerato il prezzo del battello, decidiamo di raggiungere l’abbazia in macchina. La cartina segnala una stradina che costeggia tutto il lago che imbocchiamo in direzione sud. Dopo una mezz’oretta di curve e di sali-scendi sui colli che circondano il lago tra villette isolate, fitti boschi e qualche goccia di pioggia arriviamo a destinazione appena in tempo per l’ultima visita della giornata. L’abbazia è molto bella e suggestiva, ma estremamente triste e lugubre, forse per la sua funzione di cappella funebre, forse per la posizione isolata sul lago o forse ancora solo per il cielo plumbeo. Dirigiamo verso Annecy, detta la Venezia della Savoia per via dei numerosi canali che la percorrono. All’ingresso della città rimaniamo bloccati a lungo in un enorme ingorgo (a quanto pare usuale all’ora di punta) e giungiamo al camping Belvedere, in bella posizione sul lago di Annecy, appena in tempo per montare la tenda prima che ricominci a piovere. La pioggia ci costringe a cenare (a base di scatolette e barattoli vari…) in tenda prima di cullarci in attesa del sonno.

La mattina seguente piove ancora, ma scendiamo ugualmente in paese. Stretti stretti sotto un piccolo ombrello pieghevole ci addentriamo tra i canali su cui si affacciano graziose case di pietra con i balconi fioriti, saliamo fino al castello, costeggiamo il lungolago e ci soffermiamo ad ammirare soprattutto il “Ferro da stiro”, un edificio a forma appunto di ferro da stiro, che "galleggia" tra due canali come la prua di una nave. Pare che un tempo ospitasse le prigioni, mentre oggi è sede del museo cittadino. Inzuppati e infreddoliti ci concediamo una sosta in un graziosissimo locale un po’ orientaleggiante dall'illuminazione suffusa dove servono ottime misture di tè. L’arredamento è caldo e accogliente, con pezzi di antiquariato e oggetti etnici, il tè squisito e il sottofondo di musica giapponese rilassante e romantico. Davvero un bel momento.

Verso l’ora di pranzo si diradano le nuvole e il sole accompagna la visita del Gorges du Fier, un canyon molto alto e stretto scavato dal fiume Fier. Percorriamo una passerella sospesa nel vuoto in un’atmosfera surreale data dal rumore dell’acqua che scorre in fondo al crepaccio e dai raggi del sole che si insinuano nella fessura creando splendidi giochi di luce sulle pareti di roccia verdastra ancora bagnata dalla pioggia. Davvero emozionante, peccato solo avere già finito il rullino fotografico. E' ora di tornare a casa, stavolta senza dimenticare di fare il pieno di benzina…

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo