Il conte Almásy
Breve saggio sul conte Almásy, famoso cartografo, che ha lasciato una scia di miti e film, a cura di Marta Nemeth - Inviato il 14 gennaio 2004 da Marta Nemeth.

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Quando si entra nella leggenda, anche gli avvenimenti storiografici assumono altra considerazione. Tale assunto, certamente vale per il conte Almásy, famoso cartografo ungherese. Chi ha visto il film Il paziente inglese - premiato con nove Oscar e con due Golden Globe - crede che il conte sia morto in Italia, in conseguenza ad un incidente aereo sul finire della seconda guerra mondiale, avendo svolto in vita attività di spionaggio a favore dei tedeschi. Nella realtà invece le cose non andarono nella stessa versione del film.
Alla base della vicenda, c’è una bellissima storia d’amore. Il conte, rimasto coinvolto nelle vicissitudini della seconda guerra mondiale in terra straniera, al Cairo, dove si era recato per ricerche cartografiche, s’innamora - riamato - della moglie del suo amico, con cui divideva l’avventura della ricerca. Lei, ferita in seguito all’incidente causato dal marito - che nel suicidarsi tentò di ucciderli entrambi - rimase per alcuni giorni chiusa in un anfratto nel deserto, in attesa che l’amante giungesse con un medico e medicine per guarirla. Ma lui, il conte Almásy, non arrivò in tempo.
Rimase invischiato in uno scontro con alcuni pigri soldati inglesi ai quali parve incomprensibile il cognome e preferirono arrestarlo, anziché prestare attenzione alla richiesta di aiuto che un uomo, seppure malmesso dopo tre giorni di cammino nel deserto e con un cognome che suonava strano, chiedeva loro. Il conte riuscì ad evadere ed a tornare, usando i tedeschi, nel luogo dove aveva lasciato la sua amante, ma giunse tardi, troppo tardi. La trovò morta, e fra le mani aveva ancora il diario su cui gli aveva scritto, nonostante il buio, le ultime parole d’amore. Del conte Almásy - si pronuncia più o meno Oalmà shi - in Ungheria è rimasto solo il castello (oggi trasformato in elegante albergo) che domina su Kétpó, un piccolo centro all’inizio della Puszta, la Grande Pianura. Una regione a buon titolo considerata "lo specchio e la culla del popolo ungherese": dove un tempo la vita e la natura erano immersi nell'isolamento pressoché assoluto nel tempo e nello spazio, mentre ora, anche se non è più come allora, rimane il fascino di un ambiente dove la natura conserva risorse straordinarie. (Pubblicato il 14 gennaio 2004) -
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