Home Destinazioni Destinazioni SudAmerica SudAmerica Peru Peru Peru: Isole fluttuanti, pizzi e merletti, latrine... Isole fluttuanti, pizzi e merletti, latrine...

Isole fluttuanti, pizzi e merletti, latrine...

Racconti e Articoli di Viaggio

Racconto e impressioni di viaggio sul Lago Titikaka, parte del Perù, di Marcella Vinciguerra - Inviato il 14 gennaio 2004 da Marcella Vinciguerra.

Isole fluttuanti, pizzi e merletti, latrine...

L’aria è fresca e rarefatta ai 3810 metri del Lago Titikaka. E’ mattina e il sole ancora non ce la fa a penetrare nelle ossa, ma Juan - il pescatore - ha già iniziato a riparare le reti per la pesca, incurante del freddo e dei bambini che gli saltano intorno e dei primi turisti sbarcati sulla sua isola fatta di totora, una pianta lacustre tipica del Sud America.

E’ un’isolotto analogo agli altri 40 che compongono l’arcipelago de "Los Uros", a circa sei chilometri dal porto di Puno, lato peruviano del lago. E’ grazie all’abilità e pazienza degli Auroches, gli abitanti delle isole Uros, che esiste questo arcipelago unico al mondo. Eh sì. Perché Los Uros sono veramente qualcosa di straordinario, fuori dal normale, di inimmaginabile per noi europei all’avanguardia.



Ma come fanno a intrecciare la totora nelle acque ghiacciate dell’enorme lago?

Ma come fanno a viverci, in capanne di totora, senza riscaldamento, luce e bagno?

Ma come fanno quei piccoli esserini dalle guance screpolate e gli occhioni dolci a crescere in queste isole di niente?

Se lo chiedono tutti e me lo sono chiesto anch’io, girovagando inquieta e con lo stomaco sottosopra nella microscopica isola dove la nostra guida ci ha scaricato, per cui mi siedo vicino a Juan, che con calma indifferente continua nel suo minuzioso lavoro, senza allontanare mai il suo sguardo aldilà della maglia che sta cucendo. Io lo faccio e il senso di nausea cresce a dismisura.



Altre due barche di turisti hanno attraccato all’esile isola di tortora e la massa di gente compie il classico semicerchio tra le bancarelle che espongono tessuti coloratissimi finemente lavorati, ocarine in terracotta, scarpine e cappelli d’angora, oggetti fattiamano, "Solo dies pesos señora". Sono gli stessi che si trovano nei negozi e nelle bancarelle di souvenir a Puno, nè più nè meno.

Mi è difficile pensare che questi prodotti siano fabbricati qui, come sostengono i tour operator, su queste chiatte di totora galleggianti, ma tutto è possibile e ci si commuove a veder la bimbetta col pupazzo che le cola il naso, la vecchietta che ancora cuce e tesse e cerca di convincere i turisti a portarsi via un ricordo delle Uros, Juan che ancora non ha finito di riparare l’unica rete di cui dispone per procurare il cibo alla sua famiglia. E qualcosina si compra sempre. Suvvia, questi poveretti devono pur campare, pensa che freddo che fa la notte, oddio non ci voglio pensare.



Si fanno le foto, si dà qualche pesos per un giro sulla barca di totora con la testa di puma, si lascia un obolo per la torretta panoramica in legno. Anch’io scatto foto, anch’io curioso tra le capanne, sentendomi sempre più "eticamente scorretta". Cerco una giustificazione nelle parole di Carlos, la nostra guida: il 70 % delle popolazioni che abitano le isole Uros vivono grazie al turismo, solo il 30 % ha deciso di rimanere completamente isolato dal business turistico, dalle macchine fotografiche e le videocamere digitali.

Tuttavia, mi chiedo come mai non si possa arrivare sulle isole da soli e perché non prima delle 9.00 di mattina. Mi chiedo se queste popolazioni vivono grazie al turismo o se è il turismo che impone a queste popolazioni di continuare ad esistere e vivere ignorando l’evoluzione del Mondo per il ben noto fine: il business. E’ un paradosso, eppure senza il turismo, io e migliaia di altri turisti che arrivano fin quassù ogni anno, non potremmo ammirare l’incredibile intreccio di totora che dà vita a queste isole, a queste case, a queste imbarcazioni; non potremmo immortalare lo splendido blu del lago addolcito dall’ocra della totora secca; non potremmo tornare a casa per dire: è incredibile come vivono gli Auroches, i diretti discendenti di una delle culture più antiche del continente sud americano.



E’ corretto? E’ sbagliato? Si deve? Non si deve? Ma loro cosa ne pensano? E’quello che chiedo a Celestina, nell’Isola di Antamaní, a tre ore di distanza dall’arcipelago degli Uros. Nell’isola, vera in terra e rocce, di Antamaní invece di ammirare le bancarelle, ci si pernotta, ospiti di una famiglia locale.

Celestina e Benita sono due giovani sorelle a cui sono stata affidata per la notte. Parliamo un po’ sedute per terra, davanti al fuoco, in attesa che la zuppa di quinua sia pronta. "E’ circa due anni che vengono i turisti a dormire qui." Parla lentamente e a bassa voce Celestina, quasi per non disturbare il silenzio che regna tra i sentieri di questa isola remota. continua "Titicaca: isole fluttuanti, pizzi e merletti" (Pubblicato il 14 gennaio 2004) - Letture Totali 87 volte - Torna indietro



Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo!

Pagine correlate...


Peru: tutti gli articoli/racconti Peru: tutti gli articoli/racconti
Ancora Iquitos Ancora Iquitos. Ancora Iquitos, nella Amazzonia peruviana, di Luigi Cardarelli (tarapoto12@libero.it)...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Ancora Iquitos su Twitter
In viaggio sul Rio Huallaga In viaggio sul Rio Huallaga. Cronache dalla Amazzonia peruviana, di Luigi Cardarelli (tarapoto12@libero.it)...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi In viaggio sul Rio Huallaga su Twitter
Cuzco Cuzco. Cuzco, ombelico del Perù, di Luigi Cardarelli (tarapoto12@libero.it)...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Cuzco su Twitter

EBOOK-AUSTRALIANDO.jpg

Questo contributo e' frutto di un invio esterno a Viaggiatorionline.com. Se sei certo che esso violi le regole del Diritto d'Autore o della Proprieta' Intellettuale ti preghiamo di avvisarci immediatamente utilizzando i Commenti, aggiungendo poi Abuso e motivazione. Grazie