A piedi da Spoleto al mare...

L’ho detto e l’ho fatto. Dopo lunghi preparativi diluiti nei mesi invernali, dopo l’equipaggiamento, l’approvvigionamento, il carteggio e la documentazione scientifica e non (vedi film di genere), pronto per un viaggio tutto particolare. E zaino in spalla ci siamo incamminati.

A scapito di una settimana di ferie tranquilla, riposante, classica e rigenerante, ho deciso di intraprendere un viaggio quanto mai catartico, lasciandomi guidare solo ed esclusivamente dai piedi, senz’altro accessorio se non una bussola e un mazzo di mappe neanche sempre così dettagliate.



Il perché forse sarebbe troppo lungo da spiegare. Forse, in fondo, una spiegazione non offrirebbe comunque uno specchio fedele a un impulso che, ci si accorge, sembra riposare in ogni essere umano. Se queste parole appaiono poco chiare, filtrate attraverso il tono entusiasta di chi quest’esperienza l’ha appena vissuta, è giusto che sia così. Perché nel profondo esiste una convinzione: che a rendere una giustizia, se anche non totale, a quest’avventura possa essere solo un piccolo racconto dell’itinerario e dell’atmosfera di un viaggio che per essere compreso fino in fondo, deve essere compiuto in prima persona.

Camminare. Ecco la parola chiave. Muoversi senza mezzi alcuni se non il proprio corpo. Un’esperienza che deve essere completamente fisica, estremamente spartana. Forse per creare un degno controcanto a un lungo periodo di tempo (e di lavoro) speso ad esercitare il cervello, la scelta è proprio questa, compiere un viaggio che metta alla prova il fisico, che sia faticoso prima di tutto per muscoli, ossa e fiato.



Poi, anche qui ci saranno eccome tempo, modo e necessità di esercitare la mente, nel trovare le soluzioni migliori per fronteggiare le difficoltà, rappresentate tanto dal carattere nomade del viaggio, quanto soprattutto dal fatto che sarà un'avventura vissuta completamente in solitaria. Questa, ecco, l’altra parola chiave. Non si tratterà di una fuga, ma di un’avventura.

Dopo varie tappe in giro per diversi negozi di sport, escursionismo, librerie di viaggio e alimentari generici, il giorno della partenza sono così equipaggiato: 2 paia di scarpe, una ibrida trekking/camminata, l’altra anfibia per le zone più calde. Calzini anti-vesciche speciali per l’escursionismo e il trekking.

Tre paia di calzoni corti, un paio lunghi, una maglietta al giorno, due di riserva. Due felpe di cotone. Un cappello 100% carta, leggero e a tesa larga, contro gli attacchi del sole. Cambi intimi e toletta da viaggio. Il resto, stipato in uno zaino da trekking di media misura, è composto da attrezzature da bivacco (fornello da campo e utensili), materiale per l’orientamento, due torce, borraccia da 1,5 litri, sacco a pelo, tappetino e cuscino autogonfiabili, tenda “pop-up” (ultima generazione, basta lanciarla in aria e si monta da sola), medicinali e kit di pronto soccorso, viveri sommari (scatolame, riso, miele e barrette energetiche) e, naturalmente, carta e penna.

L’Italia è un paese speciale, per tante ragioni. Una di queste è l’incredibile varietà di paesaggi compressi in un territorio tutto sommato piuttosto ristretto. La conformazione a penisola offre fino a sei diversi tipi di mare, con altrettanti tipi di costa, mentre due grandi catene montuose offrono contesti floristici e faunistici molto differenti tra loro. Tutto ottimo materiale, tutto vantaggio, per chi si trova a scegliere l’itinerario per una lunga camminata. continua "A piedi da Spoleto al mare..." (Pubblicato il 19 settembre 2008) - Letture Totali 67 volte - Torna indietro

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