Home Destinazioni Destinazioni Europa Europa Italia Italia Italia: Castiglioncello nel vento Castiglioncello nel vento

Castiglioncello nel vento

Racconti e Articoli di Viaggio

Breve racconto di una gita fuoriporta a Castiglioncello, in provincia di Bologna,Italia, a cura di Alberto Angelici albe@iol.it - Inviato il 10 ottobre 2006 da Aziza.

Castiglioncello nel vento

Salgo verso il passo. La strada è sinuosa, i crinali s'avvicinano, la valle diviene  ad ogni curva più stretta e il panorama muta, abbandonando le  peculiarità della pianura  per quelle  montane.

Lecci, noccioli e pini subentrano alle colture cerealicole, a peschi e pioppi. Anche l'architettura è diversa e la pietra grigia e il legno sostituiscono  gradualmente intonaco e mattoni. Ad ogni ponte le prospettive si ribaltano; ora il torrente scorre alla   destra, ora alla sinistra ma sempre  tanto in basso che solo a tratti ne scorgo le balze e i gorghi, in un greto bianco di sassi di ogni forma e dimensioni. In alto, sullo sfondo spoglio di una vegetazione che ancora  non avverte il fiato della primavera, compare il profilo di Castiglioncello, antico borgo abbandonato negli anni sessanta: una trentina di  costruzioni, allineate e strette l'un l'altra, che sembrano ritagliate in un unico foglio di cartoncino grigio.

Lascio la macchina, imbocco il viottolo che a zig zag scende verso il torrente, passo  davanti a  due vecchie case  legate insieme da  una loggetta aerea che mi ricorda certi scorci fiorentini.  Hanno un'aria malinconica e triste, nella conca erbosa  che lambisce il corso d'acqua, e ho l' impressione che mi chiamino, in cerca di compagnia,  di vita e d' allegria. Poco oltre, è un ponticello rugginoso e storto. La sensazione è che qui la Natura   stia recuperando  quello che è suo; vengo in questi luoghi da anni e ogni volta ho questa impressione che le rocce, la vegetazione e ogni altro elemento naturale stiano riassorbendo, in un lavoro silenzioso ma costante, le brutture prodotte dall' uomo.

Il paesaggio no, quello è armonioso e ricco, e così mutevole che ad ogni occhiata la prospettiva cambia e nuovi particolari allietano lo sguardo e il cuore. La strada prosegue sull'altro versante, striata di solchi sempre più profondi. Li guardo e penso…penso che essi marcano le pendenze come i tratti di china sulle mappe da trekking. Salgo tra cespugli di rosa canina cui il gelo ha reso le bacche morbide come ciliegie mature.  Le assaggio, assaporandone il gusto acidulo e accettando il ruvido dei piccoli semi, duri come sassolini. Senza fermarmi, passo le dita tra gli steli delle ginestre, flessibili ma duri come plastica, con cui un tempo non lontano si facevano corde robuste e cesti.

Qua e là, squarci addomesticati nella casualità rustica del pendio, piccoli, verdissimi ritagli d'erba medica e trifoglio, in paziente attesa di mucche e pecore che non ci sono più. Sul versante di fronte, una cascata precipita alta su grandi massi levigati che ne scompongono il corpo in bianco pulviscolo: bizzarri giochi di luce traggono riflessi verdi e grigi e marroni e un arcobaleno in miniatura compare e scompare ad ogni passaggio delle nuvole sul sole. I contrafforti del paese, le case stesse, sembrano sorgere dalla roccia come un'unica, immane escrescenza, il mimetismo è assoluto, perchè la materia e i colori sono i medesimi. Seguo la strada, ridotta dagli smottamenti a poco più di un sentiero.

Un muro di sostegno e una larga fetta della soprastante costruzione sono rovinati sul passaggio, ingombrandolo di macerie; un'acuminato spezzone di trave sporge all'esterno, in precario equilibrio e sembra una gigantesca matita puntata verso il cielo. Sono arrivato al culmine del colle. Il silenzio è totale , straordinario, e una brezza leggera s'incunea negli occhi vuoti delle finestre, negli squarci dei tetti e ne trae deboli sospiri. Lo sguardo esplora ogni piega, scruta ogni fenditura poi, quasi che fosse oppresso  da tanto sfacelo,fugge lontano a cercare sollievo nell'intatta vastità della valle.

Il piccolo abitato si snoda  ai lati della stretta e lunga gobba, in due file appena piegate da una parte, poi allarga all'altezza della chiesetta, il cui campanile appare, al suo confronto, troppo massiccio e possente. Ad ogni porta mi sporgo, ad ogni finestra: tutto ciò che poteva essere asportato è sparito e ai lati delle aperture spuntano dalla pietra color sabbia i perni dei cardini. All'interno i solai hanno ceduto all'incuria e all'azione dell'acqua, precipitando nelle cantine, come un gioco di carte finito male. Cammino lentamente, su lastroni sconnessi che portano i segni dei carri. A terra, un'ala tronca di falco accentua la cruda bellezza del luogo e, assurdamente, mi ricorda il copricapo di Apollo, protettore dei viaggiatori, che di due ali è  munito, così come le caviglie.

Mi affaccio all'ingresso della chiesa, settecentesca come la maggior parte delle case: l'abside e parte del tetto sono crollati, spariti gli arredi, inutile dirlo, e l'altare. Al suo posto cresce ora un querciolo lungo lungo, che si arrampica verso il sole. Numerosi pietroni in bilico al culmine delle pareti perimetrali mi scoraggiano dall'entrare, così mi limito a fissare nella memoria un immagine che ha un suo fascino decadente, forse lo stesso che due secoli fa suggeriva agli architetti l'invenzione di falsi ruderi romani nei parchi patrizi. Mi trovo ora nel punto più elevato del borgo, bloccato dai detriti di un paio di edifici completamente crollati che mi inducono a tornare sui miei passi.

All'altra estremità del poggio, l'abitato si apre in un prato regolare,  delimitato da due piccole costruzioni e, al centro, da un' unico, solido edificio quadrato di  bellissime proporzioni e di linee rigorose e semplici. Non so indovinarne la destinazione originaria ma la posizione privilegiata e la massiccia architettura mi fanno pensare a  qualcosa di speciale: forse fu la casa del più ricco del paese o una costruzione destinata a un uso comunitario. Sosto a lungo su quel prato, che mi consente una panoramica totale su tutto il paese e mi chiedo cosa sarebbe ricostruirlo com' era in origine.

Con gli occhi della fantasia lo vedo intatto, prima abitato da montanari  e contadini silenziosi ma caparbi, dediti a una vita di dura sopravvivenza poi  rivitalizzata da gente della nostra epoca, stanca  dei ritmi della città. Persone che si rifugiano qui per un periodo  meditativo o per sempre. Fantastico sull'immaginaria, rispettosa,  ristrutturazione di tutto il borgo, con le auto confinate alle pendici del colle e due ronzanti trolley da golf che fanno la spola con i bagagli, perchè le persone, quelle, saranno obbligate a salire a piedi,  per assorbire, passo dopo passo, i ritmi  e l'atmosfera   del borgo.

Niente fili elettrici o cavi del telefono: tutte le indispensabili tecnologie (meno possibile!)   saranno occultate sotto la superficie, a cominciare dai pannelli solari per produrre corrente, affinchè nulla possa compromettere la magìa di un luogo affascinante e unico, un luogo che rifiuta la civiltà del terzo millennio, così che auto e aerei passano  tanto lontani  e in silenzio da sembrare in punta di piedi.

Un sogno, naturalmente, ma, come dice il saggio, prima di ogni realtà c'è sempre un sogno. Nel fluttuare lieve degli uccelli, nell' ovattato suono del vento vedo e sento l' anima di chi a Castiglioncello diede vita, forse amandolo, forse odiandolo, e  spero  possa un giorno essere l'angelo della rinascita di questo affascinante luogo che non merita di  terminare la propria esistenza  a sgretolarsi tra rovi e sterpaglie.


Come arrivare da Bologna: uscire dalla tangenziale a San Lazzaro, svoltare a sinistra e imboccare la seconda a destra, via degli Stradelli Guelfi. Percorrere circa 15 km fino ad arrivare a Castel Guelfo. Alla rotonda svoltare a destra e, giunti sulla Via Emilia, svoltare a sinistra. A Imola, dopo la seconda rotonda, svoltare a destra per la provinciale "Montanara" che sale verso il passo della Futa. Superato Castel del Rio, dopo poco più di 6 Km, si arriva alla frazione di Moraduccio. (Pubblicato il 10 ottobre 2006) - Letture Totali 72 volte - Torna indietro



Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo!

Pagine correlate...


Italia: tutti gli articoli/racconti Italia: tutti gli articoli/racconti
Maremma amara Maremma amara. Racconto di una escursione in luoghi ancora antichi e aspri come la gente che li abita, do...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Maremma amara su Twitter
Camminando per le vie... Camminando per le vie.... Scoprire una città a piedi significa amplificare a dismisura il valore emotivo di un viagg...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Camminando per le vie... su Twitter
I luoghi segreti più belli d'Europa I luoghi segreti più belli d'Europa. Il Vecchio Continente riserva ancora la sorpresa di luoghi segreti. Lonely Planet è riusci...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi I luoghi segreti più belli d'Europa su Twitter

EBOOK-AUSTRALIANDO.jpg

Questo contributo e' frutto di un invio esterno a Viaggiatorionline.com. Se sei certo che esso violi le regole del Diritto d'Autore o della Proprieta' Intellettuale ti preghiamo di avvisarci immediatamente utilizzando i Commenti, aggiungendo poi Abuso e motivazione. Grazie

EBOOK-AUSTRALIANDO.jpg

Registrati come Operatore Turistico

EBOOK-SANGREAL.jpg