Caffè e paesi di Sud America , Asia ed Africa
Secondo Oxfam, il crollo del prezzo del caffè, il più basso negli ultimi trent'anni, ha come vittime 25 milioni di contadini, con le loro famiglie, di America latina, Asia ed Africa

Il caffè costa meno, ma fa più male all'umanità : il prezzo della materia prima, infatti, è nettamente diminuito, riducendo alla fame milioni di agricoltori dei paesi poveri in cui viene prodotta.
A sollecitare attenzione e solidarietà su quanto sta succedendo è l'organizzazione non governativa Oxfam, che ha sede a Ginevra. Secondo Oxfam, il crollo del prezzo del caffè, il più basso negli ultimi trent'anni, ha come vittime 25 milioni di contadini, con le loro famiglie, in ben 45 paesi di America latina, Asia ed Africa e sarebbe dovuto a un'offerta di materia prima superiore dell'otto per cento alla domanda.
Mediamente il caffè viene pagato ai produttori 24 centesimi di dollaro a libbra (una libbra equivale a circa 450 grammi) e rivenduto nei paesi ricchi a 3,6 dollari, mentre a ricavare gli utili maggiori dal commercio sono le grandi multinazionali del settore (Sara Lee, Procter e Gamble, Kraft e Nestlè), che controllano pressappoco la metà dei raccolti mondiali.
"Al centro del loro commercio c'è una sofferenza umana spaventosa, ma non fanno praticamente niente per modificare le cose. - sostiene la Oxfam - E' ora di metterli di fronte alle loro responsabilità e di cambiare". Oxfam ha indetto una campagna di sensibilizzazione in solidarietà con i produttori e ha proposto alcune misure correttive, tra cui la distruzione delle riserve di caffè in eccesso e la messa al bando dagli scambi del caffè di scarsa qualità .
Dopo il petrolio, il caffè è la materia prima più esportata sul totale del valore mondiale delle esportazioni e può essere considerato il bene coloniale per eccellenza, perché viene prodotto nei paesi poveri ma è prevalentemente consumato in quelli ricchi. Per limitare le ingiustizie di un commercio così impari, molte botteghe del commercio equo-solidale mettono in vendita caffè comprato direttamente dalle cooperative dei produttori. I prezzi, un po' più alti di quelli messi in vendita dalle multinazionali, sono comunque tollerabili. Inoltre, importantissimo, si paga un po' di più ma si garantisce di non contribuire allo sfruttamento dei contadini poveri.
Si tratta di un modello alternativo di consumo, il cui scopo è riequilibrare i rapporti con i paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l'accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati, attraverso una più equa distribuzione dei guadagni. (Pubblicato il 14 maggio 2004) -
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