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I fiori di Rabat

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Racconto di viaggio a Rabat e nel Marocco, di Alighiero Adiansi - Inviato il 07 gennaio 2004 da Alighiero Adiansi.

I fiori di Rabat

Sito o fonte Web: web.tiscali.it/alitour/ Sono lontani i tempi in cui all’area gruppi chiamavo per nome i partecipanti appena mettevano piede in aeroporto: jeans, t-shirt, pile coloratissimo, scarpe da tennis, enormi zaini e occhiate interrogative: "…saremo i primi?.. quale sarà il capogruppo? … quello là sarà con noi?". Stavolta mi limito ad andare avanti e indietro lanciando occhiate imploranti in faccia ad assonnati passeggeri: "Avventure nel Mondo?… Casbah Marocco con Avventure?"

Qualcuno mi guarda in un silenzio compassionevole, da altri mi aspetto qualche monetina, e la maggior parte risponde con occhiate stile "ma che cazzo vuoi?…sloggia!"



Alla fine, ormai disperato, appiccico l’adesivo sul mio zaino, rifaccio il giro ed ecco, come farfalle richiamate da un fiore o topi da un flauto o mosche da … no, questa non mi piace, insomma qualcuno finalmente si avvicina: "Scusi lei è di Avventure nel Mondo… Marocco? Sa... le ero passato accanto una decina di volte, ma mai avrei pensato…" Faccia santa, abito monacale, cappellino spiovente sopra lenti spesse un dito, valigia con rotelle, insomma della serie "andata e ritorno da Lourdes senza che la Madonna potesse fare niente…" Chi l'avrebbe mai detto...

Loro sono tranquillamente seduti sulla panchina, sorridono. "Sì, ci siamo anche noi… Alighiero?" Uno sguardo a lui, uno a lei, e due a loro… Papà, mamma e bambine - la famiglia Poletti al completo - mi squadrano diffidenti. "Ok, facciamo svelti per favore che c’è un casino infernale, con tutti quei piloti… ammalati!"

Facciamo il check-in nonostante manchi una partecipante, riusciamo ad avere i posti sul volo delle 7 che parte sicuro, il nostro delle 8 ancora non si sa. Chiamano l’imbarco mentre mi faccio largo tra la folla trascinando con una mano una valigia di piombo e con l’altra la sua proprietaria rintracciata in extremis mentre vagava per l’aeroporto ignara di essere in clamoroso ritardo.



Check-in volante, solo il tempo di intravedere sotto quella massa di riccioli biondi, gli occhi celesti di Simona. Grandi corse, grande fretta, ma finalmente prendiamo un po’ di fiato seduti ai nostri posti no-smoking, ma quanto fiato prendiamo! Due ore fermi sulla pista mentre l’aereo delle 8 parte in perfetto orario! Dal caos di Linate a quello di Fiumicino il passo è breve. Il resto del gruppo arriva un po’ da tutta Italia. Dispero di trovarlo.

Lo sciopero selvaggio dei piloti ha ripercussioni pesanti sui voli nazionali, e è impossibile che arrivino tutti. Infatti, al punto di ritrovo non c’è nessuno. Vado ad informarmi ed ecco il miracolo, hanno già fatto il check-in, sono già all’imbarco… chi da Pisa, chi da Trieste, le ragazze di Roma. Mancano solo i genovesi, li cerco fino all’ultimo tra la calca brulicante… niente. L’imbarco è quasi completato e sono rassegnato alla mutilazione del gruppo quando buttando l’ultimo sguardo vedo due tipici liguri farsi largo tra la folla e correre verso il gate. Un breve sguardo è sufficiente per capirci. La corsa disperata ha lasciato Andrea senza fiato e Francesca senza bagaglio (ma ancora non lo sa).

E così, con irripetibili auguri di …lentissime guarigioni a tutti i piloti ammalati, dopo tre ore atterriamo a Casablanca al gran completo di uomini, donne, vecchi e bambini. Pronti via… l’avventura comincia.

Mentre Francesca fa' a pezzi l’ufficio Alitalia alla ricerca del bagaglio e il neo-cassiere con guardia del corpo va in banca a fare il pieno di dirham, io, il Poletti e Andrea compiamo il mitico rituale del con ritiro e controllo delle leggendarie (nel senso che tutte le relazioni ne sparlano), storiche (nel vero senso della parola), insostituibili (nel senso che sono sempre le stesse non si sa da quando), misteriose (nel senso che non si capisce come potremo portare a termine il viaggio), R4 della Budget. La scelta non è facile.

A vederle da lontano, mi sembra di notare un ghigno diabolico tra i fanali e il paraurti. Soliti controlli inutili - le ruote di scorta sono perfette, le altre hanno i copertoni così consumati che riusciamo a intravedere le camere d’aria arlecchinate, tiriamo su il cofano e ci vanno giù le braccia - così scegliamo a simpatia e andiamo a far benzina tanto per abituarci alla guida. La mia non ne vuol sapere di tirar dritto e insiste per andare a destra, l’altra tende più a sinistra... anche qui è arrivata la par-condicio.

Quella che sembra tener meglio la strada arriva prima al distributore, ma la benzina introdotta così allegramente dal benzinaio, altrettanto allegramente esce da un buco del serbatoio. continua "I fiori di Rabat" (Pubblicato il 07 gennaio 2004) - Letture Totali 85 volte - Torna indietro



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