Home Destinazioni Destinazioni Africa Africa Marocco Marocco Marocco: Iklaff, il berbero Iklaff, il berbero

Iklaff, il berbero

Racconti e Articoli di Viaggio

Trovare l'inaspettato in Marocco, breve raccondo di Robo Gabr'Aoun - Inviato il 28 novembre 2005 da Robo GabrAoun.

Iklaff, il berbero

Caldo opprimente. Sono 80 km a sud est di Zagora, sulla strada per Mahamid, l’ultima oasi prima dell’ansa del Draa e prima dell’Algeria. Ho superato il colle che, dal Jebel Bani, permette la discesa nella conca del basso Draa. A sud i rilievi del Jebel si perdono nella foschia di calore, verso Foum Zguid. La macchia scura della vegetazione intorno all’alveo del fiume si perde verso sud est. Sto cercando Kasbha Issfoul, a nord ovest di Tegounite.

Sono circa le 15, è agosto, e il termometro all’interno del Patrol segna fondo scala… Circa 5 km prima di entrare nella città di Tegounite trovo il cartello indicatore della Kasbha… Piccole colline di sabbia giallo scuro costeggiano la pista. La traccia si perde dentro una grande duna… A fianco, una costruzione di mattoni di fango, bellissima e spettrale nel suo silenzio immobile. Fermo il Nissan e salgo le scale ormai semidistrutte…. Qui non c’è nessuno. Entro all’interno di un grande cortile… Di fronte a me si staglia, subito oltre un basso muretto, una Kasbha meravigliosa, con le mura accoccolate su una distesa di piccole dune. Nel cortile un gruppo di palme da dattero dona ombra ad una porzione di sabbia. Alle mie spalle le mura fatiscenti eppure meravigliose di un grande palazzo di fango: mi sembra la copia del portale di Ait Ben Haddou, per la bellezza selvaggia che possiede la facciata….

Una grande vasca di pietra ricolma d’acqua sorgiva riflette i raggi del sole, al margine nord del cortile… Tutt’intorno tamerici e migliaia di uccelli in festa.

Eppure qui non c’è nessuno. Sto studiando come arrivare qui con l’auto quando, da una porticina a lato della facciata, esce un ragazzo minuto, dai capelli chiari, spiccatamente berbero… Ci salutiamo… Parla un poco inglese e riusciamo a comunicare… Gli chiedo se si può fermarsi qui per la notte e lui mi indica il cortile… Non si parla di prezzi: quello poi si vedrà. "Accomodati pure nel mio paradiso, straniero…. il mio nome è Ikhlaff."

Mi getto con gioia nella vasca, seguito dai bimbi della Kasbha, in un tripudio di tuffi e spruzzi, annegato dal silenzio che regna sovrano tutt’intorno. Ikhlaff, occhi nocciola e spiccate caratteristiche berbere. Al principio c’è un po’ di timidezza sia da parte sua che da parte mia… Non riesce lui ancora a capire se sono il turista che vuole essere servito e riverito o un uomo che ha desiderio di conoscere altri uomini… Non riesco ancora a capire se è un ricercatore di lucro o è realmente la meravigliosa persona che pare essere. Al mio tuffarmi nella grande vasca, tra la gente del posto ogni suo dubbio viene spazzato via, e quando egli getta via l’abito azzurro e si getta anch’egli nell’acqua anche le mie perplessità spariscono.

Serata indimenticabile sotto le palme della silenziosa Kasbha… Tutti i ragazzi del villaggio sono intorno all’auto, ed Ikhlaff racconta di ChGaga, il grande Vuoto che io so essere a circa 100 km a sud sud est. Ci sono i nomadi laggiù, nel nulla, a passare l’estate nelle pianure antistanti il Grande Erg, ad ovest del Draa. E le dune continuano all’infinito, perdendosi nelle anse del fiume insabbiato, scavalcandolo, confondendosi con le alte ghurds dell’Erg Occidentale Algerino, degradando nella sterile hammada di Tindouf.

Partiamo la mattina successiva. La pista si srotola lungo il Jebel che conduce come un roccioso filo di Arianna verso le terre di Foum Zguid, la "bocca" di Zguid… I punti del GPS si srotolano precisi lungo una rotta che quando la redigevo in Italia pareva irreale, fatta solo di numeri e segni sulla mappa, e che ora invece si veste di milioni di colori al sorgere del sole, in un intrico di gialli, ocre e fiammeggianti arenarie millenarie. Le acacie punteggiano il solco di un antico oued finchè troviamo una pista marcata. I corrugamenti della tole ondulee sono profondi e il grande PatroL sembra essere sul punto di disintegrarsi… Sfidiamo le leggi della fisica e del buon senso volando ad oltre 100 all’ora sulle cunette profonde almeno 30 centimetri, ritrovando il silenzio e l’assenza di vibrazioni: la stabilità e la direzionalità sono un’utopia, ma…inch allah, andrà bene.

Ikhlaff è silenzioso, sa che conosco la pista, e sa che la sua parte verrà dopo, al ritorno. Ci fermiamo presso una piccola oasi marabuttica. Ci rinfreschiamo nel ruscello che taglia il palmeto e facciamo visita al filosofo che vive nel luogo. Uomo distrutto dal kif, asociale, ma interessante esempio di dissidenza al regime centrale. Ci beviamo un the con la promessa di ripassare, al ritorno, per una chiacchierata…

Abbandoniamo la pista per Foum Zguid deviando di 90 gradi ad est. La sabbia aumenta, ma siamo in pianura, e nonostante l’alta temperatura non sprofondiamo. D’improvviso la salita, immensa, inaspettata: la sabbia ocra copre parzialmente rocce basaltiche nere, e sprofonda in un canalone stretto e ripido. E' la nostra unica possibilità e lo affrontiamo col motore che urla… Scodinzola Camilla nel canalone ed Ikhlaff sorride: è una grande macchina, non solo nel senso delle dimensioni… Scolliniamo e freno di colpo: di fronte a me, a qualche chilometro, in una nebbia di calore e sole abbacinante, enorme complesso di colline immobili, fiero e meraviglioso si staglia nella pianura ChGaga.

Scendiamo nella conca, a perpendicolo verso il primo cordone. La sabbia è cedevole ma non invalicabile… Arriviamo ai piedi di un immenso Afrath di circa 200 metri, che corre perpendicolare alla nostra rotta… Vedo delle tende berbere sulla destra, in lontananza e vi faccio rotta correndo ai piedi del massiccio. Il fondo è nero, ma non sono che escrementi di Jamal, in tutta la pianura di sabbia…. Il sole è quasi allo zenith e procedere diventa difficile. Affondiamo, ci fermiamo… Non importa, siamo a Chgaga. Saliamo al culmine della Ghurda più alta ed ancor oggi non ho parole per descrivere l’emozione di quella visione…. I nostri grandi cappelli di paglia ci riparano dal sole feroce, ma rimanere oltre sarebbe pazzia…. ritorniamo sulle nostre tracce fino all’oasi dove, come promesso, ci fermiamo dall’irascibile uomo. E poi abbandoniamo ogni tracciato e ci tuffiamo fuori pista direttamente a nord nord est, direzione Mahamid.

Ikhlaff dorme stremato dal calore… Si alza un leggero vento di sabbia, ma non ci da preoccupazione. Agosto non è periodo di tempeste…

Ci investe come di colpo, con violenza. Una folata gigantesca ed infinita ci avvolge di polvere e sabbia… La visibilità cade a poche decine di metri e non riusciamo a seguire la flebile e vecchissima traccia che ci fa da filo conduttore… La perdiamo. Il GPS continua a segnare con la sua monotona ed asettica freccia direzionale la rotta da tenere, ma siamo tra le dune e non è possibile seguirlo. Deriviamo sempre più verso est. Dune bianche, splendide, vestite di vento come cavalloni d’oceano con le creste spezzate dall’aria. Ikhlaff è vigile, seduto accanto ad Anto che guida. C’è tensione. D’improvviso accende l’autoradio: sano vecchio rock inglese. Batte le mani a tempo e sorride. Anto ferma l’auto e lo guarda; il vento fuori fa ballare la macchina. Davanti solo piccole e dolci dune vergini, appena visibili nella nebbia; dietro le stesse colline ocra, ma spezzate dai profondi solchi delle nostre ruote… e solo turbinio di polvere. Anto si calca bene il cappello di paglia in capo, ingrana la marcia e, cantando sulle note della radio, schiaccia a tavoletta. L’auto s’impenna e sale, come una grossa barca in un mare in tempesta, sprofonda ed arranca su per i marosi immobili ma non molla… Ikhlaff continua a cantare, Anto anche… Solo la mano destra, leggera, indica quale corridoio imboccare…. Il vento sale ancora, e siamo in ballo da due ore.

Abbiamo dimenticato il GPS che con un cicalino ci avverte della sua presenza: siamo a pochi chilometri da Mahamid… D’improvviso, oltre l’ultimo basso cordone di dunette a dorso di balena il letto sassoso ed immenso del Draa… Lo raggiungiamo da est, tagliando in diagonale la grande ansa del fiume. Ed ecco le grandi cupole bianche della periferia dell’ultimo paese della valle: Mahamid. Ikhalff smette di cantare, ci guarda con un grande sorriso… sì, Camilla è una grande automobile.

La sera cantiamo ancora, tutti insieme… Ikhlaff canta, io lo accompagno con il bendir… io canto, Ikhlaff mi accompagna con le nacchere… Andiamo avanti fino alle tre, soli, nel grande cortile di Kasbha Issfoul. Pago i suoi servigi ed abbiamo entrambi le lacrime agli occhi… Prima di ripartire lascio ad Ikhalff ogni ben di Dio, dalla pasta ai biscotti, giacche e camicie, maglioni per l’inverno… Lui mi lascia qualcosa di infinitamente più grande: la sua stima e la sua perenne amicizia, con un semplice gesto, antico come il nostro mondo, segno di unione perenne di spirito e cuore: un abbraccio, uno splendido abbraccio da amico. I suoi occhi profondi come la notte seguono la mia macchina mentre faccio manovra.

Il suo sorriso mi segue ancora oggi, piccolo eppure grande uomo, nel suo bubu troppo ampio, con i capelli riccioli ed impolverati… Ma ricordo un riflesso sulla sua guancia, che mi riempì allora di tristezza, ed oggi mi riempie di orgoglio: era una lacrima. Tristezza per la separazione, orgoglio perché quella lacrima significa che una parte di me è rimasta laggiù, che non sono stato vento sulla sabbia… orgoglio perché quella lacrima è il segno dell’amicizia di una persona meravigliosa: e questa sua amicizia mi rende orgoglioso di essere l’uomo che sono.

E la sabbia è in me, ancora… sempre.

(Pubblicato il 28 novembre 2005) - Letture Totali 67 volte - Torna indietro



Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo!

Pagine correlate...


Marocco: tutti gli articoli/racconti Marocco: tutti gli articoli/racconti
Marocco, terra di contrasti Marocco, terra di contrasti. Viaggio in Marocco effettuato dal 16 al 29 Settembre 2006, Casablanca e ritorno (Rabat, Fe...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Marocco, terra di contrasti su Twitter
Chefchaouen: la città blu in mezzo al deserto Chefchaouen: la città blu in mezzo al deserto. Se state pianificando un viaggio in Marocco, non potete non recarvi nella bellissima citta...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Chefchaouen: la città blu in mezzo al deserto su Twitter
Su e giù per il Marocco Su e giù per il Marocco. Dal titolo si capisce che abbiamo corso: una settimana cercando di vedere e avere tutto, s...
Invia ad un amico Invia ad un amico Condividi Su e giù per il Marocco su Twitter

EBOOK-AUSTRALIANDO.jpg

Questo contributo e' frutto di un invio esterno a Viaggiatorionline.com. Se sei certo che esso violi le regole del Diritto d'Autore o della Proprieta' Intellettuale ti preghiamo di avvisarci immediatamente utilizzando i Commenti, aggiungendo poi Abuso e motivazione. Grazie

EBOOK-AUSTRALIANDO.jpg

Registrati come Operatore Turistico

EBOOK-SANGREAL.jpg