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El Cerro Chacaltaya: un 5.000 per tutti

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Resoconto di una facile arrampiccata in Bolivia, di Adriano Socchi - Inviato il 13 gennaio 2004 da Adriano Socchi.

El Cerro Chacaltaya: un 5.000 per tutti

Sito o fonte Web: www.adrimavi.com Se non siete alpinisti e neanche dei semplici escursionisti, ma intendete almeno una volta nella vita provare la soddisfazione di conquistare una vetta che superi i 5000 metri d’altezza, allora il Cerro Chacaltaya è quanto state cercando. Potrete dire, come me, di essere stati a 5.395 metri sopra il livello del mare, senza correre alcun pericolo e troppa fatica. L’unico serio rischio che potreste correre durante l’ascensione è il mal di montagna, il soroche come lo chiamano sulle Ande. Per altro facilmente evitabile con una preventiva acclimatizzazione, almeno di una settimana. Solo allora, quando l'organismo si sarà adattato all’altitudine, sarà possibile effettuare la piccola grande impresa. Per quanto semplice non bisogna dimenticare che si tratta, comunque, di una salita a 5000 metri.



La montagna in questione si trova in Bolivia e più precisamente nella Cordillera Real. L’ideale punto d’appoggio è la città di La Paz, dalla quale è possibile salire giungere con un’escursione giornaliera. Quasi tutte le agenzie di La Paz organizzano escursioni al Chacaltaya, così come il Club Andino Boliviano. Le prime abbinano solitamente alla salita al Chacaltaya l’escursione nella Valle della Luna, mentre con il Club bisognerà, molto probabilmente, aspettare quanti saranno andati a sciare (in particolare tra gennaio e aprile). Sul Chacaltaya, infatti, si trova la stazione sciistica più alta del mondo. Il periodo migliore per effettuare l’ascensione è indubbiamente durante l’inverno, ossia tra giugno e settembre. Tra gennaio e maggio, il periodo delle nevicate, è necessario, prima di partire, informarsi sulle condizioni della strada d’accesso. Qualora questa fosse transitabile è, in ogni caso, facile trovare neve lungo l’itinerario di salita.

Un’altra soluzione è noleggiare un taxi, come ha fatto il sottoscritto, purché si sia almeno in due persone affinché il prezzo resti competitivo, naturalmente dopo un’estenuante contrattazione. In tutti i casi la partenza è prevista il mattino presto. Mentre si va, leggo che ilmonte Chacaltaya entra a far parte delle cronache alpinistiche italiane nel 1965 quando l’alpinista, scrittore e cineasta Mario Fantin, durante una spedizione in Perù, non resiste alla tentazione di conoscere "il Tibet del Sud America" e si concede alcuni giorni per visitare la vicina Bolivia. Con poco tempo a disposizione fu giocoforza per Fantin compiere una sola "scarpinata", la più breve e facile, appunto sul Chacaltaya. Egli scrive del Chacaltaya: "…un monte fatto apposta per fotografare la vicina Cordillera Real […] una strada è stata costruita fin quasi in cima; un piccolo rifugio alpino completa il quadro "addomesticato" della montagna…"

Oggi il Cerro Chacaltaya è considerato il belvedere della Cordillera Real, un susseguirsi di cime al di sopra dei 5000 metri e molte abbondantemente sopra i 6000 metri. Il panorama spazia dall’Illimani (6.462 mt.) al Mururata (5.775 mt.) fin oltre al Condoriri (5.696 mt.), ma la vista migliore è sul vicino Huayna Potosi (6.088 mt.), definito, da Reinhold Messner, una delle vette più belle del mondo.



Butto l'occhio fuori e mi accorgo di quanto sia brutto il tempo. La strada è interamente immersa nella nebbia fitta e umida. Antonio, così si chiama il tassista, diverso da quello con cui ci eravamo messi d'accordo, ma tant'è che il Sud America è sempre imprevedibile, ci assicura che più in alto la nebbia sparirà. Detto fatto. Quando imbocchiamo le prime rampe della strada sterrata per il Chacaltaya la nebbia si dirada, anche se il tempo resta sempre brutto. La preoccupazione aumenta quando, con l’albeggiare, s’intuisce chiaramente quanto sia grigia la giornata.

Davanti a noi, proprio sul Chacaltaya, ci sono nuvole scure e minacciose e la strada, di per sé pericolosa per gli impressionanti precipizi e burroni, a tratti è coperta di neve. Dopo due ore di viaggio, quando saremmo dovuti arrivare da mezzora, all’ennesimo difficoltoso passaggio di un tornante, decidiamo di rinunciare. Antonio è d’accordo. Nel primo punto possibile per girare l’auto torniamo indietro. Trovato il piccolo spiazzo che ci avrebbe consentito di invertire la marcia vediamo venirci incontro due cani. In questo contesto l’inaspettato avvistamento è per noi paragonabile a quello della terra per un marinaio. Scopriremo che sono i cani dell’UMSA, il laboratorio di ricerca di La Paz che si trova 200 metri a valle del rifugio. continua "El Cerro Chacaltaya: un 5.000 per tutti" (Pubblicato il 13 gennaio 2004) - Letture Totali 115 volte - Torna indietro



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