Pantelleria...
Una breve recensione-racconto di Pantelleria, una delle perle della Sicilia e dell'Italia intera, di Sullivan - Inviato il 17 giugno 2006 da sullivan.
E' grazie a mia moglie che ho visitato una vera perla di mare, una perla nera, uno di quei posti che come primo impatto non ti concede molta confidenza, una terra aspra, tagliente, ancora vera: l'isola di Pantelleria.
Al di là della mia passione per la subacquea che, sempre per sentito dire, mi faceva conoscere i suoi fondali come tra i più belli del Mediterraneo, la curiosità di visitarla è sempre stata viva. Sono sempre stato attratto da luoghi un po' di confine e questo lo è: di notte si possono vedere le luci di Capo Bon, sulla costa tunisina, che dista circa cinquanta chilometri.
Non è il solo elemento che ricorda al visitatore d'essere più vicino all'Africa che all'Italia (le coste siciliane sono a circa ottanta chilometri), basta leggere uno dei tanti cartelli segnaletici per individuare nomi decisamente arabeggianti; anche negli svariati piatti della saporita cucina pantesca (così si chiama tutto ciò che è relativo a Pantelleria) si ritrovano sapori mediorientali, dal cuscus all'uso di spezie ed infine la traccia indelebile del passaggio moresco è l'architettura della abitazioni, i dammusi: dall'arabo dammus (edificio a volta) case di pietra lavica con muri spessi fino a due metri e dal caratteristico tetto a cupola.
Queste abitazioni, spesso collocate in posizioni panoramiche, sono una valida alternativa alle sistemazioni alberghiere, peraltro non numerosissime sull'isola. Non a caso ho iniziato descrivendo Pantelleria come un posto da avvicinare con cautela, no, non fraintendete le mie parole, voglio dire che non è, per così dire, un'isola "facile" e questo ne fa ancora un luogo genuino. Perché non è "facile"?
L'isola è da visitare, da scoprire, non è solo mare e diventa praticamente obbligatorio affittare un motorino od una piccola Panda, auto ideale per le strette, ed a volte sconnesse, strade pantesche, gli accessi al mare possono mettere a dura prova le suole delle vostre calzature: il mare si raggiunge praticamente camminando su colate laviche di quel bel colore nero a volte un po' inquietante, ma che con il mare blu ed il cielo azzurro crea abbinamenti unici.
Sapete com'era chiamata nell'antichità? Bent-el-Rion che in arabo significa Figlia del vento. Questo elemento vi accompagnerà sempre e dovunque ma mai in maniera fastidiosa, almeno nel periodo in cui ci sono stato io (primi di Giugno).
Non mi dilungherò nella descrizione puntuale di tutti i punti di interesse di Pantelleria, ovunque infatti si possono reperire notizie, quello che vorrei riuscire a trasferirvi sono le emozioni che hanno suscitato in me i panorami che quest'isola offre, pietre nere di lava, basalto ed ossidiana luccicante al sole guarnite dal verde delle vigne di zibibbo e dalle piante dei capperi in fiore, entrambi prodotti simbolo di questa terra. (Pubblicato il 17 giugno 2006) -
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