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Giugno 2004. Uomo nuovo, Mondo nuovo...

Viaggi e consigli del momento

Riflessioni attorno alla lettura di Ishmael, un saggio di Daniel Quinn che attraverso parabole e metafore spiega in maniera semplice come realizzare un uomo nuovo, un mondo nuovo, di Claudio Montalti - Inviato il 29 maggio 2004 da Claudio Montalti.

Viaggi e consigli del momento: Giugno 2004. Uomo nuovo, Mondo nuovo...

Sito o fonte Web: www.claudiomontalti.net “Che cosa pesa di più sullo sviluppo delle nostre economie? Il costo - non solo meramente economico - di una costante lotta al terrorismo, o un’imposta che combatta la povertà e la disperazione che alimentano l’odioso terrorismo?” Questa è la domanda che molti, anch'io, si pongono dall'ormai triste 11 settembre, ed è un vero dispiacere notare come i propositi più semplici, ed anche migliori, rimangano ancora oggi a livello di buone intenzioni. E' notizia del 9 aprile 2004 che la Gran Bretagna e Francia chiederanno agli altri Paesi del G-7, e in particolare a Stati Uniti e Germania, di appoggiare un loro piano per raddoppiare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli nella lotta contro la povertà, l’analfabetismo e le malattie.

La decisione è stata presa dai due governi europei in occasione di un forum svoltosi a Parigi, al quale hanno partecipato 58 Paesi. Il progetto prevede di creare un sistema di facilitazioni internazionali per tutti i Paesi più poveri, permettendo loro di attingere a finanziamenti complessivi di 100 miliardi di dollari, contro i 50 attuali messi a disposizione dai Paesi ricchi per progetti in quelli del terzo mondo. Perché ciò avvenga, tuttavia, sarebbe necessario che gli Stati del G-7 garantiscano l’erogazione di fondi agevolati e di finanziamenti a fondo perduto almeno fino al 2015. Nel nome di una globalizzazione dal volto umano, la Francia è tornata a proporre la vecchia idea di una “imposta globale” da imporre sui “guadagni della globalizzazione”.

Il proposito, buono e lodevole quanto si vuole, mi pare però superato alla luce delle conclusioni, da me ampiamente condivise, espresse da Daniel Quinn in "Ishmael", un libro favola - basato sul dialogo tra un maestro molto speciale ed un allievo che desidera capire - ormai tradotto in una trentina di lingue e che ha portato alla creazione di un web altrettanto interessante, www.ishmael.org, dei quali consiglio la lettura per approfondire un argomento che, ne sono certo, coinvolge in maniera totale tutti i lettori e amici di Viaggiatori on line. Attraverso parabole e metafore Quinn spiega in maniera semplice come realizzare un uomo nuovo, un mondo nuovo.

Perché consiglio questa lettura? Molti tentativi di spiegare, o di provare a spiegare come migliorare il mondo sono fallimentari in partenza per il semplice motivo che chi li promuove non ha le idee chiare. Come fai a liberare una persona quando non sai cosa le impedisce di essere libera, dove o quali sono le sbarre della sua prigione? Capita sempre, no?, di sentire le persone parlare di temi importanti come l'inquinamento, l'estinzione delle specie, l'effetto serra e i pericolo che questi rappresentano per l'intera umanità, ma senza realmente partecipare emotivamente, come se parlassero di cose che riguardano altri popoli e paesi. Tutti sembrano trovare tranquillizzante che, comunque sia, il peggio verrà tra 50 o 100 anni o ancora di più, ma nessuno pare rendersi conto che è un tempo infinitesimale nella storia del mondo, un vero battito di ciglia anche riferito alla sola storia della nostra specie. E nessuno sembra pensare che, quel che non accadrà a lui, accadrà ai suoi figli. Quindi, bisogna anzitutto sapere e capire a cosa si vuole arrivare, di cosa è prigioniero l'occidente e soltanto dopo si deve esprimere un movimento, diffondere delle idee.

Il nostro mondo è come una immensa prigione, una prigione che imponiamo anche a chi vuole vivere libero. Come ogni prigione che si rispetti, alla gente viene impedito di pensare attraverso il lavoro, il migliorare il proprio stato sociale, cosa che avviene bruciando enormi risorse, togliendo spazio ad altri, e via dicendo. Non si può pensare di smettere di vivere in una certa maniera e basta, ci deve essere un altro tipo di vita da suggerire al suo posto. Non è sufficiente non condividere una maniera di vivere semplicemente andandosene. L'uomo occidentale non cessa di essere occidentale andando a vivere in un Paese diverso, fosse anche arretrato, perché ogni angolo del mondo, anche quello più lontano o remoto è sotto l'influenza dell'occidente, perché egli stesso rimane sotto questa influenza (penso ai telefonini, ai cibi ed alle comodità cui difficilmente si rinuncia...), sia pure in misura minore di quanto non fa chi è perfettamente integrato nel sistema. Il motivo è semplice semplice: si deve pur guadagnare da vivere...

E' cinica, ma reale, l'affermazione secondo cui non si risolve il problema della fame nel mondo producendo di più e inviando viveri a chi ne ha bisogno. Se si mandano derrate ad un popolo che conta 10 mila individui dove le risorse ne possono mantenere a mala pena la metà, non si fa certo opera generosa. Se la popolazione aumenta costantemente di numero, la fame non può non diventare una condizione cronica dell'uomo, di tutti gli uomini perché quando aumenta la disponibilità di cibo aumenta la popolazione e quando aumenta la popolazione diminuisce la disponibilità di cibo. Se la natura cessa di fare il suo lavoro si crea l'ennesimo nuovo circolo senza sapere dove porterà. La selezione naturale, come la lunga storia del mondo insegna, rimane ancora oggi l'unica via per migliorare la specie, per concederle quei naturali miglioramenti che le permettono di sopravvivere. E' un dato di fatto.

L'attualità ci dice che l'occidente giunge a conoscenze sempre nuove, a facilità sempre maggiori, ma che queste non sono mai conquiste durevoli. Le popolazioni più primitive e in simbiosi con l'ambiente conservano intatta una cultura che li ha accompagnati per migliaia di anni e che ancora funziona dedicando quel che rimane del tempo a ciò che lo circonda più da vicino. Se l'occidente privilegia ciò che produce profitto, e che permette il progresso, nei popoli in via di sviluppo si desidera ancora guardare a ciò che funziona per l'individuo e la sua gente. Che importa se sono conoscenze vecchie millenni quando funzionano benissimo per ciò a cui sono destinate? Ogni volta che la globalizzazione avanza annienta una cultura e con essa scompare una saggezza che è nata con l'uomo, scompare definitivamente, oltre ogni possibilità di recupero. Si tratta di perdite immense...

Nessuno sa, può sapere, dove sarebbero ora tanti popoli che gli occidentali colonizzatori hanno via via sconfitto se non sterminato. Chi può dire dove sarebbero ora gli indiani d'america, i maya gli inca gli aztechi, certe sterminate tribù dell'africa o caratteristici popoli dell'Oceania senza l'intervento dei bianchi? Se non ci fosse stato l'uomo bianco, forse oggi esisterebbero nel mondo decine di civiltà assai progredite quanto la nostra, ognuna con valori e obiettivi suoi, ben precisi. Questo è il punto che sta molto a cuore a me come a tutti coloro che amano viaggiare, o che comunque sono attirati e incuriositi e non spaventati da ciò che costituisce una espressione diversa: salvaguardare le differenze, lasciare che popoli e persone possano vivere come desiderano, è la strada da percorrere.

Ma capire non basta. E' necessario spiegarlo ad altri anche se ti guardano storto per motivi che vanno molto al di là del non capire i concetti espressi. Anche se molti, se non tutti, penseranno che sei un pazzo - e mi sto riferendo ai tuoi stessi familiari e amici, non solo a gente che non conosco, a gente che si sente legittimamente minacciata dal questo modo di vedere le cose - è fondamentale continuare a… insegnare. Solo così si crea uno zoccolo duro di persone consapevoli.

E' così che funziona per tutte le cose..

Buon lavoro, ragazzi! (Pubblicato il 29 maggio 2004) - Letture Totali 44 volte - Torna indietro



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