Ring Road n. 1
Racconto di un viaggio in bicliletta in Islandsa, lungo la Ring Road, di Andrea Musso - Inviato il 12 gennaio 2004 da Andrea Musso.
1600 sono stati i chilometri che abbiamo pedalato sulla Ring Road, la strada che compie il periplo dell’Islanda. Pur essendo la strada principale presenta ancora più di 250 chilometri di fondo sterrato che si trasforma in fango quando imperversa la pioggia. Il nostro viaggio inizia il 25 Luglio all’aeroporto alle 3 del mattino in una soleggiata notte nordica, ma sferza un vento polare. Il termometro segna 4 °C. Caricati sulle biciclette i 25 kg dell’indispensabile materiale per affrontare un clima così ostile, impazienti iniziamo a macinare i primi chilometri verso Reykjavik.
Nei giorni seguenti imbocchiamo in direzione nord la Road N°1 che ci porta alla scoperta di paesaggi meravigliosi e selvaggi. Il passo è rallentato dal carico e dalle gomme tassellate, scelte per poter affrontare strappi al 20% e i quasi 300 km di pista sterrata che la N°1 presenta ancora, nonostante sia la strada principale. I primi giorni la pioggia entra ovunque, o il freddo è tale che entra fin nelle ossa e ustiona la pelle, ma questo non spegne l’amore per una terra dove si respira libertà.
E solitudine… Interminabili sono chilometri di vento contrario. Quando si arriva a sera e si monta la tenda le forze sono esaurite. Giunti nei pressi di Akureyri, per un guasto meccanico abbiamo modo di conoscere di che pasta sono fatti gli islandesi, figli di una terra ribelle. Dietro il loro sguardo vichingo si nascondono il silenzio e l'onestà di un popolo ben lontano da quel mondo che usa l’ombrello per ripararsi dalla pioggia e che viaggia in fuoristrada su strade d’asfalto.
Attraversiamo zone dove l’attività geotermica dell’isola regala paesaggi surreali, dove i fanghi ribollono e le acque sulfuree sgorgano dal terreno fumante. Tutto sembra bruciare. E’ un po’ come vedere la terra da giovane, data la recente nascita dell’isola.
In Islanda può capitare di perdersi tra le nebbie nuotando nelle acque blu a 40°C di una laguna naturale. Sembra impossibile che tutta questa energia e questo calore convivano con l’aria gelida e con i ghiacci che ricoprono grande parte della superficie. Improvvisamente la strada si trasforma in una pista di fango tra rocce di lava. Qui vige la sola legge di essere preparati a tutto: ci vorranno tre giorni per ritrovare un centro abitato. Il deserto lascia sulla nostra pelle, bruciata dal freddo, tanta sabbia. Noi lasciamo briciole della nostra anima su questa terra dove si susseguono il silenzio e il finimondo scatenato da bufere di sabbia e neve.
Dopo il deserto percorriamo fiordi così lunghi che per raggiungere i bei paesini sull’estremità di ogni promontorio bisogna percorrere almeno sessanta chilometri di frastagliata costa. Ci spingiamo poi giù sulla costa meridionale per conoscere il ghiacciaio più esteso d’Europa e contemplare spettacolari cascate tra le più famose al mondo.
Pedaliamo e qualche volta incontriamo altri ciclisti, racconti di pochi minuti con la speranza di ritrovarsi poi un giorno in qualche altro angolo di mondo. L’isola è grande ma poche sono le vie per percorrerla e ancora meno i posti in cui si pernotta. E’ per questo che alle volte si rincontrano gli stessi ciclisti, che certe volte portano notizie di altri come noi. continuan "Ring Road n. 1" (Pubblicato il 12 gennaio 2004) -
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