Sulle tracce di Lawrence


Itinerario storico e molto curioso in Sardegna, Italia, di Eleonora Casula

Sulle tracce di Lawrence Bisogna andare e subito, dove allora?

Vada per la Sardegna.

Così D.H. Lawrence, che soggiornava nei pressi di Taormina, lasciò temporaneamente la Sicilia e, in una splendida mattina di gennaio, esattamente il 6 gennaio 1921, in compagnia della moglie Frida (queen-bee, q-b) si imbarcò per la Sardegna in cerca di una meta dove la modernizzazione ancora non minaccia di cancellare la differenza tra i popoli ed i paesi. Nell’alba del giorno successivo lentamente avanza agli occhi dello scrittore, lungo la costa, una lingua di terra, una lunga penisola priva di case e, improvvisamente appare Cagliari. La città nuda si alza ripida verso il cielo, spoglia, senza alberi, troppo simile ad un gioiello di ambra: quasi una bianca Gerusalemme.



Strana Cagliari! E’ facile percorrere la strada che fiancheggia il mare con i caffè e i loro tavolini all’aperto da un lato, e dall’altro, il tram a vapore che sobbalza fino a fermarsi dopo avere girato dentro la città. La via Roma è tutta la Cagliari mondana. Non c’è traffico di veicoli e la gente è un brulicare di colore . Così gli occhi di Lawrence si posano sul curioso costume di un contadino: la camicia bianca con maniche ampie ed il corpetto nero, chiuso, corto; da questo spunta un gonnellino nero e larghi mutandoni di lino grezzo legati sotto il ginocchio. In testa porta un lungo berretto nero a calza. E' un curioso costume che Lawrence sente nell’intimo di aver conosciuto prima, di averlo addirittura indossato e che, come poche cose, appartiene intimamente al suo passato. L’indomani è venerdì, giorno di mercato.



Il sole freddo illumina la via Roma dove piccoli asini, tanto piccoli che i loro zoccoli sembrano infinitesimali, sono impegnati a tirate con coraggio i loro carretti. In Largo Carlo Felice, contadine sedute dietro i loro prodotti, le gonne ampie di lino tessuto a mano, offrono la loro tradizione: formaggi, prosciutto, ma soprattutto ceste colme di centinaia di uova, cavolfiori, ravanelli, enormi mandorle, asparagi selvatici e carote. E' nuovamente il costume a colpire il ricordo di Lawrence che alla vista degli uomini in lino, in una sorta di deja vù, a stento controlla lo struggimento del cuore per qualcosa che ha conosciuto e che egli stesso rivuole indietro.



Q-b è invece attratta dai costumi femminili: il corpetto è stretto sopra camiciole con ampie maniche bianche, e le gonne di lino tessute a mano sono voluminose. Completano l'abito un fazzoletto ed uno scialle. Il più grazioso è blu scuro e rosso con miriadi di pieghe, ma sono tutti vestiti portati da donne e ragazze vivaci, tutte con gli stessi occhi scuri dipinti da Velasquez e Goya, quasi divertenti nelle loro schiene diritte come piccoli muri e le loro sopracciglie decise e ben disegnate.

Ma è già ora di cambiare, andare oltre! Quale strada prendere se non quella di una linea ferroviaria secondaria a scartamento ridotto che punta al centro dell’Isola? Lo strano treno a vapore con solo prima e terza classe aspetta tra nuvole grigie e si colma di gente di ritorno dal mercato. Lawrence e q-b prendono posto tra bertule sistemate ovunque e, mentre Cagliari rimane indietro, a picco sulla roccia, il treno incomincia la sua corsa lungo le pianure coltivate a grano dove piccole case di mattoni cotte al sole sono circondate da aranceti e verso le colline coperte di erica, di corbezzoli e mirto selvatico.



"E’ come la Cornovaglia" pensa Lawrence.

Il paesaggio è pieno di magia. In lontananza, compare e scompare la figura solitaria e piccola di un uomo. Si attraversano mille stazioni ed in ognuna parte della gente scende dal treno. Mandas: piccole case basse, piccolo villaggio dove la ferrovia ha portato la cultura. Il costume degli uomini è quasi sparito. La stazione ha fatto sorgere un paese nel paese: un paese immerso nella natura celtica certamente meno cruda e desolata, su cui domina un bianco cimitero che, con il suo alto muro, sembra quasi impedire di morti di fuggire.

Sarà bello l’indomani, mentre il sole non è ancora sorto, assaporare il senso di libertà che corre lungo l’ampia strada di campagna tra i margini d’erba gialla dal freddo. Frida è entusiasta e quasi non vuole andare via, mentre un sole rosso risplende tra i fienili e gli alberi spogli. L’antica nostalgia dell’Irlanda e della Cornovaglia si impadronisce dell’animo dello scrittore, ma qui tutto è più spoglio, duro. Non ci sono i lillà e le rose rampicanti a rendere il paesaggio più inglese. Ma a Mandas non c’è niente da fare! Dove andare: sul mare o verso il cuore della Sardegna? Il problema non si pone: si attraverserà il nodo montuoso della Sardegna e si arriverà al capolinea. A Sorgono, sarà delizioso! (Pubblicato il 08 gennaio 2004)