Diario di un Viaggio


Diario di viaggio in Messico, di Paola Accordini

Diario di un Viaggio Finalmente ho realizzato il mio sogno: Messico. Sono anni e anni che stresso amici e amiche per fare il viaggio dei miei sogni, ma nessuno mi ha detto: "Partiamo". Così quest'estate mi sono aggregata a due ragazzi e sono partita. Uno dei due ragazzi è di Verona e lo conosco già da un po' di anni, l'altro invece è un suo amico e l'ho conosciuto proprio in questo viaggio ed è di Roma. Ho deciso di partire un mese prima della data prevista per la partenza. Ero un po' titubante perché non avevo mai viaggiato da sola con due ragazzi e soprattutto perché non avevo mai fatto viaggi all'avventura. E' già, ogni volta che arrivava l'estate mi prenotavo il mio bel hotel al mare per due settimane e poi mi arrostivo sotto il sole come un pollo; facevo la fighetta e mi portavo via un casino di roba da vestire e menate varie.

Questa volta invece: uno zainone e una borsa, poca roba e niente di prenotato a parte i voli, i primi 3 giorni a Città del Messico e l'auto. Il resto delle 3 settimane di permanenza in Messico sarebbero state un punto di domanda. Arriva il 25 luglio e dopo vari saluti, baci e abbracci, incoraggiata anche dal mio papà che mi dice: "Vai a salutare i nonni, non si sa mai che ti capiti qualcosa..." si parte. Prima volta che salgo su un aereo e mi faccio sulle tredici ore di volo tra scali e attraversata oceanica. Niente panico... neanche sulle attrazioni del Gardaland ero così tranquilla come sull'aereo.



Tutti preoccupati che mi dicevano: "Attenta alla nausea... prendi le pastiglie... mastica le gomme.." macchè niente di niente. Sono partita da casa con tanti di quei medicinali che mi sembrava di essere una crocerossina. Pastiglie per il mal d'aria, pastiglie per la diarrea, pastiglie di qua e pastiglie di là... l'unica cosa che ho usato è stato l'Autan visto che le zanzare mi hanno mitragliato. Sono arrivata a Città del Messico verso le 18.00 col fuso, e dopo un'oretta , a causa di permessi e cose varie, sono uscita dall'aeroporto. Sinceramente ho preso paura: il casino che c'era lo sento ancora frusciare nelle mie orecchie. Auto che strombettano, gente che parla una lingua diversa dalla mia, facce non familiari...

Mi sono sentita persa, mi sono sentita sola.

L'unica cosa che desideravo fortemente era arrivare al più presto possibile all'hotel e cercare di pensare un'attimo a quello che mi stava accadendo. Ricordo ancora il viaggio in taxi: non so quale velocità facesse l'autista, non ho avuto il coraggio di guardare, ma so che era un pazzo spericolato.Superava in continuazione e suonava a tutti quelli che gli si mettevano davanti; e tutto questo in città. Se lo faccio io nella mia città mi arrestano, mi sbattono dentro e poi gettano la chiave. Arrivata all'hotel mi è salita la nostalgia che mi colpisce il primo giorno che mi allontano da casa. A parte questo l'hotel era bellissimo e io mi chiedevo: "Ma è proprio questo il Messico?"

Solo 2 giorni dopo mi sarei resa conto che quello sarebbe stato il posto più bello e più pulito dove avremmo dormito. Il primo giorno ci siamo diretti con una guida verso Teotihuacàn dove sorge un sito archeologico. Per strada ci siamo fermati a vedere la famosa Basilica di Nuestra Senora de Guadalupe. Che poi non è una sola basilica, ma ce ne sono 3: una vecchia, vecchia del 1500 sostituita da un'altra nel 1700. Quest'ultima è lesionata dai terremoti, infatti si nota la pendenza di questa basilica (che non si può visitare) tipo la torre di Pisa. L'ultima invece è del 1976: estremamente moderna, ma molto suggestiva. Dopo questa sosta ci siamo diretti verso Teotihucàn.



La nostra guida, prima di farci entrare al sito, ci ha fatto fare un'altra sosta per farci vedere l'artigianato: tovaglie, coperte e varie statuine. La cosa più bella dell'artigianato è stata quella nel vedere l'utilizzo che facevano con i cactus. Dei cactus enormi. Per esempio prendevano una foglia, la spellavano ben bene e ci ricavavano una specie di carta sulla quale poter scrivere; poi toglievano la punta, alla quale rimaneva attaccato un filo della pianta, e veniva utilizzata dalle donne per cucire. Poi facevano anche dei liquori che ovviamente ci hanno fatto assaggiare (per la cronaca erano le 10.00 del mattino). Per completare l'opera ci hanno aggiunto anche un bicchierino di tequila con tanto di sale e limone. La testa cominciava a girarmi un po' e così decisi di farmi un giretto all'interno del negozio. Torno fuori, senza aver comprato nulla, e vedo una quindicina di suore attorno al tavolo degli assaggi. Si stavano bevendo, in giusta sequenza, la tequila e qualcuna ne ha bevuto anche 2 bicchierini... continua "Diario di un Viaggio" (Pubblicato il 07 gennaio 2004)