Al di là del mare


Viaggio in autostop dal Montenegro a Trieste, di Paolo Summa (paolo_summa@libero.it)

Al di là del mare Nella notte le luci del porto di Bari spariscono lentamente all'orizzonte, mentre la nave attraversa l'Adriatico, verso il Montenegro. Sbarco giusto dall'altra parte del mare, in una mattina di ottobre. Trieste è la mia meta, ma per arrivarci voglio attraversare i Balcani.

Presto mi accorgo che il mio viaggio non mi sta portando solo ad attravesare lo spazio, ma anche il tempo. I Balcani sono molto vicini, ma sembrano molto lontani. E' un altro mondo.

Il Montenegro mi accoglie con la sua lingua per me sconosciuta, con l'odore del caffè turco. Cammino lungo coste che hanno qualcosa di familiare. Quello che vedo mentre cammino é lo stesso mare che bagna la mia terra, la Puglia. Attraverso paesaggi nei quali l'acqua e le montagne dominano sugli altri elementi.

La gente mi accompagna, lungo le strade del loro Paese. Mi scorrono accanto pianure in cui gli alberi sembrano bagnanti con i piedi a mollo. Il lago Scutari mi saluta mentre mi dirigo a Podgorica. «La gente qui vive con poco» mi raccontano i camionisti che incontro.

I mulini ad acqua costellano la strada. A dispetto di quello che si puo' pensare, il Montenegro è un Paese ricco. Ricco di acqua, foreste e calore umano. Passo la prima notte di viaggio ospitato da una famiglia che vive in una piccola fattoria fra i monti, con le loro mucche, i maiali e la loro semplicità.

Riparto al mattino presto, verso la Bosnia. Un bus diretto a Sarajevo appare nella nebbia. Mi addormento e mi risveglio come in un sogno nella capitale bosniaca. Vedo le sue ferite, nei palazzi bucherellati dai fori di proiettile, dove oggi gli uccelli fanno i loro nidi.

Qui, mi rendo subito conto, la gente ha sofferto molto.

Nessuno fa piu' caso a quei fori. Ma per me é diverso. Le persone vogliono dimenticare, a volte affogando i ricordi nella Rakjia, la vodka locale. I nuovi palazzi lucenti appaiono grotteschi, creano un contrasto surreale.

Lascio Sarajevo, verso nord. Trovo un passaggio da una squadra femminile di bowling che viaggia in un' ambulanza, di ritorno da una trasferta. Raggiungo il confine con la Croazia.

Qui il mio pesante zaino da molto nell'occhio. Soprattutto la polizia sembra essere curiosa. Frequentemente devo presentare i documenti. Quella che sto attraversando è una rotta migratoria molto battuta ed i confini per entrare nell'Unione Europea sono costantemente controllati.

La Croazia accoglie molti migranti e io vengo confuso per uno di loro. In fondo, migrante lo sono anche io. Mi lascio alle spalle la Croazia, raggiungo la Slovenia con i suoi monti verdi. Nel giro di un ora vengo fermato quattro volte dalla polizia. Passo il confine con qualche difficoltà e mi dirigo verso Lubiana.

Da qui la strada per Trieste é breve. Arrivo in Italia all'alba del sesto giorno di viaggio. Trieste vista dai Balcani racconta una storia diversa, fatta di confini, etnie e religioni; fatta di guerre e di migranti.

L'Italia stessa, vista dai Balcani, racconta una storia diversa. (Pubblicato il 30 novembre 2012)