Soccorso stradale tra i boschi canadesi


Il resoconto di un giorno fortunato in Canada, di Alberto Angelici

Soccorso stradale tra i boschi canadesi Luglio, highway numero 1, quella che attraversa in orizzontale il territorio canadese, collegando la costa est, atlantica con quella del Pacifico. Boschi di conifere e betulle e sterminati campi di cereali a perdita d'occhio per migliaia di chilometri. Quando qui si parla di autostrade, non è come dire Autostrada del sole, dove il traffico è frenetico e ogni venti minuti incontriamo un autogrill. Qui le gas stations, le stazioni di servizio possono distare tra loro 150 chilometri e capita di non incrociare un'auto anche per un'ora.

Sono in viaggio con un amico arrivato in vacanza dall'Italia. Da due settimane ci stiamo spostando con il mio mini-caravan Volkswagen-Westfalia attraverso un territorio scarsamente popolato lungo la sponda settentrionale del lago Michigan diretti verso le Montagne Rocciose. è pomeriggio e la luce del tramonto sfuma all'infinito un paesaggio che mi appare senza confini. Ai lati della strada sfilano alberi diritti come pali telefonici e fitti, così fitti che una utilitaria faticherebbe a trovarvi un varco. A tratti rigogliose e verdi, a tratti invece sparute e sguarnite, quando il terreno sottostante luccica di un paludoso velo d'acqua, le piante sembrano tappezzare il territorio con tale uniformità che a volte ho la sensazione di essere fermo. L'asfalto si snoda davanti a me, smisurata tagliatella bruna sul terreno rosso di ossidi. A tratti compaiono tracce di civiltà: un capanno in tronchi, la carcassa di un'auto, un trattore all'opera in una radura, poi ancora pini e larici e betulle e larici e betulle e pini....

Il traffico è davvero rado, al punto tale che c'è l'uso di lampeggiare un saluto al sopraggiungere di ogni veicolo. Gigi si è da poco steso sul letto dietro alle mie spalle per una pennica e la radio borbotta al minimo. Sto bene, sono rilassato e batto sul volante il ritmo di un brano country impastato di banjo, chitarra e voci nasali che fanno tanto film di John Ford e manzi da marchiare. Mi godo la pace di quei luoghi mentre il motore frulla sommesso all'altro capo del mezzo ed io penso che entro un'ora al massimo dovremo trovare un luogo dove pernottare. Nulla di complicato, visto che lungo le grandi direttrici canadesi non mancano certo i campgrounds, speciali aree gratuite attrezzate per la sosta notturna,. Alcune sono perfino dotate di docce calde e fredde che funzionano a monete, tutti offrono tavoli e griglie per barbecue con annessa utile riserva di legna. Un cartello rammenta che se abbiamo trovato comodo disporne al nostro arrivo, prima di ripartire sarà opportuno tagliarne altra da una grossa catasta per chi verrà dopo di noi. Understud?

Il tramonto è vicino, un sole fiacco balugina basso tra i rami, disegna lunghe ombre sui pascoli di una farm. Calo al massimo la paletta paraluce. La vecchia abitazione, persa in un territorio scarsamente popolato, sembra minuscola accanto alla grande barn, il fienile, rosso e nero. Questi sono i colori tipici di una farm dedita alle coltivazioni agricole. Quando invece l'attività principale è basata sull'allevamento bovino finalizzato alla produzione di latte i colori predominanti sono il bianco e l'azzurro. Superiamo un dosso e l'immagine scompare gradualmente alla vista proprio com'era apparsa, riassorbita nel terreno ondulato che l'aveva celata fino ad un attimo prima. Davanti a noi la interstatale sembra proseguire all'infinito attraverso un territorio dove predominano boschi e radure delimitate da fili spinati. Nessuna traccia di aree per il pernottamento.

D'un tratto, uno scatto secco proveniente dalla trasmissione fa sobbalzare il van. Non c'è più trazione, il cambio sembra in folle e invece la leva è sulla quinta. Ho appena il tempo di spostarmi sulla ghiaia della banchina di sosta sfruttando l'inerzia. Riprovo a inserire la prima; il motore ronfa regolare ma restiamo immobili. Sveglio Gigi, consideriamo l'accaduto e arriviamo all'inevitabile conclusione che si dev'essere rotto un ingranaggio nella trasmissione. è quasi buio, passa un'auto ogni tanto e la cittadina più vicina si trova a quasi 80 chilometri più avanti. Che facciamo? Gigi ha un'idea, fruga tra i documenti avuti dall'Automobil Club canadese al momento dell'iscrizione, trova un foglio rosso con la scritta HELP ME. Va collocata ben in vista in caso d'avaria.

Non passano 5 minuti e un enorme camper dall'aria antiquata e aggressiva accosta dietro di noi, ne scende un giovane biondo e robusto. Si chiama Helmut, migrato dall'Austria pochi anni fa, vive in Michigan, appena oltre il confine USA e si trova lì senza la famiglia per un fine settimana di pesca. Gli spieghiamo la cosa, lui fa alcune osservazioni molto centrate ed è facile capire che di motori se ne intende. Chiedo e con un sorriso spiega che prima di emigrare negli States lavorava in uno stabilimento Wolkwagen! Io e il mio compagno ci guardiamo negli occhi e io penso…penso che il mio santo protettore non mi toglie mai la mano dalla testa! Qualcuno direbbe, più semplicemente, che ho un c… così. continua "Soccorso stradale tra i boschi canadesi" (Pubblicato il 11 agosto 2006)