Cina. Tibet da vicino...


Inserito il: 17/04/2013 da Claudio Montalti
Email: claudiomontalti@gmail.com
Sito web: http://www.claudiomontalti.net
Letto 1486 volte

 Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire

A Dorje Drak, un monastero costruito sulla riva del fiume, fino a pochi anni fa la sola via di comunicazione (oggi, una nuova strada appena costruita dai cinesi porta di qui a Lhasa). Poi ancora navigazione ore di navigazione fino e a Ngadrak. Un trattore ci trasporta su una china molto impervia fino alla nostra tappa, il gompa di Zade, a 4400 metri slm. Dopo deu notti nei campi tendati, si dorme su un letto vero, con coperte e lenzuola pulite, in una camerata colorata. Inizia qui un piccolo programma di trekking, camminate impegnative che ci ripagano con bei paesaggi e incontri significativi con chi qui ha scelto di vivere in isolamento e meditazione. Una delle escursioni a piedi ci porta alle grotte sacre di Drag Yongzom, una serie di cunicoli scavati nella roccia, all’ interno dei quali un importante maestro indiano visse in meditazione. L'ascesa all'ingresso è ripidissima e poi ci si infila in cunicoli bui che, passata l'emozione dei primi metri, risuscitano le paure dell'infanzia, quelle del buio e dell'ignoto che questo nasconde. A volte i passaggi sono così angusti e bassi che si deve letteralmente strisciare. Pensate a quale sorpresa nel giungere ad un interno molto frequentato, relativamente s'intende... Ci sono diversi tibetani in pellegrinaggio - chi si intrattiene per giorni, chi per settimane - e ovviamente ci sono i monaci.

Il viaggio sta per finire quando saliamo sul pulmino per Lhasa. Si ha quasi una replica esatta della prima parte del viaggio, zone simil sahariane comprese, solo che si sale molto di più. Meravigliosa la zona dei laghi considerati sacri dai tibetani, ma fuori dal pulmino è difficile resistere a lungo nel vento che mette a dura prova le tende dei nomadi, che scuotono incessantemente le onnipresenti bandierine di preghiera, i messaggi del Budda. Quando vediamo Lhasa, e poi vi ci immergiamo, il salto temporale è scioccante. Lo immaginavo, ma non così: mai vissuto nulla del genere nei miei viaggi... Lhasa è una grande e moderna città cinese con traffico, smog, semafori e negozi moderni ovunque. Per fortuna, il nostro alloggio è nella parte vecchia della città. C'è atmosfera e anche tranquillità nonostante ristorantini, ambientini molto carini si sussedano al pian terrenodi vecchie case tibetane. Verso sera le stradine sono ancora piene di vita. Qui non si avverte la tensione toccata talvolta drammaticamente con mano nelle lande tibetane più remote... forse è solo una mia impressione, o forse i pochi tibetani rimasti si sono abituati in fretta alle maggiori comodità del progresso, ad una diffusa tranquillità che fa da contraltare al caos politico/sociale che impera nella vicina Khatmandu, ad esempio, o nella regione del Ladakh indiano...

Ma non si può venire in Tibet senza visitare il Potala, ed è sempre nei suoi paraggi che passo tutto il mio tempo a Lhasa: dal vivo, di notte o di giorno, col sole, con la pioggia e tra le nuvole, mi dico in continuazione che non esiste al mondo un edificio tanto fiabesco. Le più belle foto mai viste non gli rendono per nulla giustizia... La visita al Potala è invece deludente: appena entrati, si dispone di appena un’ora per la visita, quindi ci si affretta con buona pace del mio desiderio di visitarlo "a modo mio", lasciandomi guidare dalla curiosità, dal caso.

Ritorno allo "shock" della modernità solo nell'ultimo giorno. La strada pe l'aeroporto è diritta, levigata, veloce, con piazzole di soccorso, telefoni ogni cento metri, e gallerie luminosissime con enormi aereatori. Tutto ciò è forse criticabile ed esecrabile, soprattutto lo è che sia stato fatto dai cinesi imperialisti e non dai tibetani che - se avessero potuto decidere - forse non avrebbero voluto tutto questo. Forse i cinesi stanno davvero stravolgendo ogni senso del Tibet, però il livello di vita della gente comune tibetana - fin negli angoli più remoti - è certamente molto migliore in Tibet che non nei paesi vicini. Mi piacerebbe concentrare tutta la mia attenzione riscontrata ovunque sull'evidente mancanza di libertà sotto il regime totalitario cinese, ma devo anche fare una considerazione pratica: ditemi voi quale parte del mondo è rimasta intatta e incontagiata dalla modernizzazione? Non è forse vero che, se anche abbiamo la libertà di decidere, in fondo nella stragrande maggioranza dei casi è sempre qualcun altro che decide per noi?

Torna indietro

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo

CARTACEO-SANGREAL.jpg

I Top LIKE...
Le destinazioni
Viaggi Oceania Viaggi Africa Viaggi Europa Viaggi Nord America Viaggi CentroAmerica Viaggi Caraibi Viaggi SudAmerica Viaggi Asia Viaggi Medio Oriente Clicca sul Continente Viaggi ZONA_ITALIA