MTB estrema sulle Ande


Inserito il: 12/04/2008 da Maurizio Doro
Email: info@naturaid.com
Sito web: http://www.mauriziodoro.it
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Sono un uomo lento che scivola su questa madre natura, un automa, il fisico si muove silenzioso a volte barcollando, la testa accaldata ciondolante, ma la mente attenta, dolce, lo accudisce, non lo spreme e ascolta i suoi problema e le sue necessità, non lo può frustare e buttare allo sbaraglio, sarebbe un delitto, si potrebbe non uscire mai da questo labirinto se ci fosse un danno fisico. L'ho guadagnato con l'esperienza, il fisico ha grande potenzialità se ben allenato, ma il combustibile che lo fa andare avanti integro il più possibile e' la mente: il diamante più prezioso. In ogni giorno di vita, vale questa regola, e questo diamante e' da custodire con grande parsimonia e amore. Poi, quando ogni passo, ogni spinta, ogni movimento e gesto e' diventato automatico come lo scorrere del tempo di uno orologio, anche la mia mente si allontana da questo controllo e si solleva, galleggia nelle sue sfere, quasi proseguo senza guardare, e' inserito il pilota automatico.

Un uomo, 3 situazioni: un corpo, la mente, e le vibrazioni. Con la mente guardo anche le mie emozioni, i miei amori e li penso intensamente. In questo momento ho raggiunto un grande stato di pace e mi sento fortissimo. Quando valico l'ultimo passo a 4850 m, mi aspetta una discesa tra i sassi e argilla, scorgo vulcani innevati e una pista netta in lontananza capisco di essere verso la fine e di essere arrivato sulla strada principale. Ho con me poco più di un litro di acqua e mi abbandono sdraiato per terra ridendo singhiozzando e piangendo di gioia. 15 km di asfalto per raggiungere Las Grutas a 4000 m di altitudine che e' solamente un posto di gendarmeria di frontiera Argentina e fortunatamente anche dormitorio. Rimango un giorno per recuperare e riesco a scaldarmi un pò d'acqua calda per lavarmi. finalmente.. mi sento pulito. Oramai so che non e' possibile provare a realizzare il mio progetto sull'Aconcagua. La bici non e' più permessa da qualche anno nel parco per via delle migliaia di persone che vi fanno visita nei 3 mesi invernali, il campo base e' proprio una piccola città senza pace caotica e rumorosa, un vero business in espansione.

La mia idea ora e' provare a raggiungere il Cile, la Laguna Verde che dista solamente 40 km e avventurarmi verso il Vulcano Ojos Del Salados di 6880 m e provarne l'ascensione. Nei mesi di Dicembre e Gennaio ha nevicato molto e quest'anno molte spedizioni anche sull'Aconcagua hanno dovuto rinunciare alla cima. 11 febbraio supero il passo San Francisco a 4750 m e raggiungo la Laguna Verde, dal bluverde intenso situata a 4200 m in una zona aridissima ma magnifica. Qui c'e' una troupe televisiva Brasiliana che sta facendo un documentario e mi fa molte riprese e interviste, vivo un momento quotidiano da protagonista. Anche qui serve un permesso per salire il Vulcano, io sono un po' disperato perchè viene rilasciato solamente a Copiapo a circa 300 km di distanza. Non ho tempo per fare questi tentativi e ai responsabili del campo dico solamente che farò un avvicinamento in bici al campo base Atacama a 5300 m. In questo escamotage mi aiuta e mi copre una guida argentina, Ramon che accompagna la troupe Brasiliana. Il 12 febbraio percorro 34 km per salire al campo base Atacama, ho lasciato del materiale alla Laguna Verde e salgo in 5 ore sulla pista tra i ghiacci.

Qui ci sono alcuni francesi e americani che hanno tentato la salita ma invano per le cattive condizioni. Ci sono anche 2 alpinisti austriaci con cui faccio amicizia e passiamo del tempo assieme. Io dico della mia idea di salire il vulcano con la guida che risiede qui al campo base dove c'è l'ossigeno per una sicurezza e si alterna con altre guide della Laguna Verde. Ma mi dicono che se voglio salire con loro non ci sono problemi visto la mia esperienza e la visita fatta con lo strumento per vedere il mio stato di acclimatazione a 5300 m, 84% capacità di assimilare ossigeno e 93 battiti cardiaci. Ok fatto. Domani avanzeremo assieme. Nella mia tendina la temperatura notturna scende a -4 non e' molto freddo e fuori c'e bufera, sbatte tutto. Il 13 febbraio preparo il materiale per la salita e mi procuro dei ramponi vecchi. Naturalmente preparo anche la bici. Lascio qui l'altro materiale e mi preparo per salire il campo avanzato a 5800 m dove c'e una specie di container con dei posti per dormire. Stiamo bene e in meno di 3 ore saliamo al campo. Poca roba ma l'indispensabile, cibo, acqua, sacco a pelo e vestiti pesanti per la salita. Io mi sono portato dall'Italia anche gli scarponi da ghiaccio, indispensabili. Dopo aver mangiato della zuppa e bevuto molto te, la notte passa insonne mentre un'altra bufera e' incominciata. Speriamo duri poco e il vento tanto odiato faccia la sua parte spazzando via le nuvole. L'appuntamento della sveglia e' alle 3 e ci ritroviamo tutti pronti alle 4 per l'importante salita. Il cielo e' libero e si vedono le migliaia di stelle con la via lattea. La temperatura varia dai meno 10 -15, non e' molto freddo, ma il vento cerca di penetrare insidioso tra i vestiti.

Maikol e' un esperto alpinista e fa strada con la sua potente frontale. I passi sono lenti e il fondo e' molto instabile perché sotto la neve c'e' il ripido su ghiaia e ogni tanto si scivola. Il respiro e' affannoso man mano che si sale di quota. Il vento fa barcollare e ogni tanto mi viene un freddo da far male ad un piede. Passo dopo passo si sale tutti e tre assieme un po' distanziati. Io sono ultimo e vedo queste 2 piccole luci avanzare a ritmo regolare e lento. Sempre più lenti, mi manca il fiato e mi fermo spesso a bocca aperta cercando piu' ossigeno possibile con i battiti cardiaci che salgono sempre piu'.     continua "MTB estrema sulle Ande"

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