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Belgio. Autunno. The Minnewater


Inserito il: 07/11/2007 da Miriam Bendìa
Email: mry.miriam@libero.it
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E’ impossibile, lo so, ma i rami degli alberi quasi non ondeggiano più al vento, le costruzioni delle case appaiono diverse rispetto ad un minuto fa. Il rumore dei cavalli si perde in lontananza e soprattutto dove sono finiti tutti gli altri? Vorrei fuggire via da lì, ma qualcosa più forte della mia volontà mi trattiene. Sono anch’io imprigionata in un singolo gesto: osservare l’acqua del canale scorrere via, trascinando con sé foglie morte e pensieri dispersi.

Ecco il canale è l’unica cosa che appare ancora libera e vitale.

L’angoscia mi assale quando comincio a sentire una sorta di lamento echeggiare nell’aria. Non capisco da dove provenga, ma è insopportabile. Trasmette una sofferenza indicibile e non riesco a tollerarne il peso. Cerco di tapparmi le orecchie con le mani ma è inutile. E’ forse l’acqua del canale a produrlo? Ma ecco che si sposta, ora è alla mia destra. Mi volto, quasi tremando, e mi accorgo che in effetti poco più in là c’è un’altra ragazza. E’ sola, ha il volto solcato da calde lacrime e parla, non so a chi. Credo comunque che non si sia accorta della mia presenza.

The river runs slowly through the red trees and the yellow ones but I don’t care…
I miss you.
You’re in my mind.
My eyes run slowly through the black and white of your eyes…
I dream you.

Mi stupisce il fatto che parli in inglese dato che qui tutti usano il francese o il fiammingo, di solito. Forse in realtà si è accorta della mia presenza e sta parlando con me? Le sue parole comunque mi commuovono, abbiamo nel cuore la stessa pena: soffriamo per qualcuno che vorremmo fosse accanto a noi, ma che si è invece allontanato per sempre. Vorrei consolarla, ma come posso riuscirci se non so trovare neanche le parole per consolare me stessa? La ragazza mi rivolge infine un saluto e, senza mai girare il viso, mi racconta la leggenda legata alla statua che prima osservavo.

"Il punto in cui sostiamo si affaccia sull’acqua di un canale che prende il nome da una fanciulla chiamata Minna. Secondo un’antica leggenda Minna, compiuti i sedici anni, si innamorò perdutamente di un giovane del villaggio. Il padre della ragazza non voleva però assolutamente dare il consenso alle loro nozze, poiché fin dalla nascita Minna era stata da lui promessa ad un altro uomo. Costui era molto ricco e potente e il povero ragazzo innamorato certo non poteva competere con lui. Così i due giovani decisero di fuggire. Si diedero appuntamento per la notte seguente: calata l’oscurità Minna avrebbe lasciato la casa paterna, aspettando il suo amato nascosta nel bosco che sorgeva sulla riva del fiume.

Era una notte buia e gelata e purtroppo il giovane impiegò troppo tempo nel trovare la fanciulla. Quando la raggiunse ella era ormai in fin di vita, quasi del tutto congelata, e spirò infine tra le sue braccia. Il giovane, disperato, per impedire che lo derubassero del corpo dell’amata riuscì con le sue sole forze a deviare il corso del fiume, seppellendo sotto il molle letto la spoglia esanime e ripristinandone subito dopo l’originario percorso. Non avrebbe rivelato a nessuno dove era sepolta la sua adorata Minna. Si narra quindi che trascorse il resto dei suoi giorni in quei boschi, vicino al cuore dell’amata. Quando sentì avvicinarsi la fine del suo tempo mortale, si trascinò sulla stessa riva e, con l’ultimo respiro, si lasciò scivolare nelle acque che custodivano l’adorato tesoro."

Il freddo che era sceso all’improvviso intorno a noi mi stava quasi paralizzando gli arti, ma non mi sarei comunque allontanata senza ascoltare la fine della straziante storia. Rivolsi un altro sguardo verso la statua che ora mi appariva meno misteriosa, raffigurava la dolce Minna sofferente per il gelo che di lì a poco l’avrebbe uccisa. Mi voltai verso la ragazza per ringraziarla, ma con grande stupore non vidi nessuno al mio fianco. Si era volatilizzata nel nulla, così come era apparsa!

La temperatura cominciò a salire nuovamente, per fortuna, e la vita riprese normalmente intorno a me. Ora alcune persone passeggiavano tranquillamente lungo la via. Potevo udire di nuovo i soliti rumori in lontananza e le piante vibravano nuovamente al solletico del dispettoso vento. Mi chiedevo però cosa era successo? Avevo forse sognato? Eppure era stato tutto così reale. Mi sembrava piuttosto di essere stata catapultata, per un breve istante, in un altro tempo parallelo a quello presente. Diverso da esso ma altrettanto reale. Non credo che avrei potuto raccontarlo a nessuno! Chi mi avrebbe creduto?

Io sapevo però che era vero e questo mi bastava.

Era giunto per me il momento di partire. Mentre lasciavo la deliziosa Bruges, pensavo dentro di me che non avrei potuto ascoltare in nessun altro posto al mondo la sua musica incantata, né avrei incontrato altre persone come la sua gente che quella musica la conosceva e la creava.

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