Colas


Inserito il: 27/10/2007 da Claudio Montalti
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La cola era una consuetudine molto rispettata a L’Avana, tanto quanto la fila per il tram di istituzione britannica, con la variante del bruciante calore umano che nasceva dai sorrisi, dalle chiacchiere, dai saluti. Il tempo perso nelle code non era mai buttato via. Il fatto stesso di riuscire a trasformare una contrarietà come la cola in una cosa positiva, mi istruiva a sufficienza sul motivo per cui il cubano era sempre tanto rilassato e sorridente. Ma non è stato facile calarmi in una dimensione dove il tempo non contava quasi nulla.

Cominciai respirando la calma e la pazienza degli altri. Osservando la gente comune cominciai ad assorbire attraverso la mia pelle, ogni giorno un po’ di più, quella maniera gioiosa di prendere la vita come viene, finché non me ne appropriai totalmente. Assuefatto ai lunghi tempi di attesa e abituato ad essere paziente verso ogni avversità, cominciai a rendermi conto delle enormi differenze che dovevano distinguermi dalla persona che ero in precedenza ogni volta che mi capitava di parlare con un turista. Allora sentivo l’aria saturarsi di nervosismo e di ansia per un qualche ritardo o disguido, di quella tipica fretta occidentale di volere raggiungere immediatamente il luogo o l’appuntamento successivo che impedisce di godere del presente.

Grazie a ore ed ore di cola insieme ai cubani, ed anche alle infinite gentilezze con le quali loro intervenivano sempre per aiutarmi a superare momentanee difficoltà, mi calai in uno stile di vita molto appagante.

Alcuni aiuti furono fonti di grandi imbarazzi: odiavo vedere una persona perdere un'ora del suo tempo per me e vederla poi offendersi se tentavo di ripagarla. Qualcuno riuscì anche a pagare per me, come un signore quasi sessantenne che a L'Avana mi aveva accompagnato fino alla giusta parada dell'autobus e aveva aspettato con me venti minuti per sincerarsi che prendessi il numero giusto. Egli pagò l’autista pensando che io non avessi denaro cubano per farlo. Anche a forza di enormi imbarazzi mi crogiolai nel calore delle numerose gentilezze.

Dovetti solo imparare a difendermi da chi mi offriva un aiuto non richiesto: era difficilissimo liberarsi di chi si offriva spontaneamente.

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