Genti d'Australia


Inserito il: 26/10/2007 da Claudio Montalti
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Le ore sono state scandite dai fatti dolorosi subiti dalle Genti senza che il minimo rumore mi disturbasse, e non ho mai avuto il minimo dubbio che stavo assimilando soltanto poche gocce di un mare immenso. Non poteva esistere l’intera documentazione di tutto quello che era successo su un territorio tanto vasto e disabitato, ma anche così sono rimasto profondamente colpito. Le Genti avevano subito la stessa sorte degli indigeni americani e africani, ma senza difendersi. Le fondazioni, le amministrazioni e le esplorazioni inglesi non si erano mai fermati di fronte a uomini piccoli di statura e d’indole generalmente pacifica che vivevano in contatto con la Natura, rispettandola e sottraendole solo ciò che serviva al sostentamento, e solo se ci finivano sopra, che vivevano per terra come animali e nelle grotte, quando c’erano. Ogni violenza e sopruso furono largamente tollerati, e leggi inique li espropriarono d’ogni diritto sulle loro terre. Salvo casi sporadici, questi stranamente ben documentati, i blackfella avevano subito come animali al macello quasi duecento anni di violenze e di ingiustizie. Ma la civilissima società aussie tanto ligia ai doveri, e in certi atteggiamenti tuttora così altezzosa da sfiorare la spocchia, ha un’anima ancora più nera delle sue origini carcerarie.

La legge di assimilazione razziale, ancora pienamente in vigore meno di vent'anni fa, è la cosa più disumana che mi sia mai capitato di leggere dopo l’olocausto: bambini appena nati venivano sottratti alle loro famiglie e abbandonati in istituti a centinaia di chilometri di distanza affinché imparassero la lingua e cultura bianca. In obbedienza a una tragica politica di integrazione, legami familiari e tribali venivano poi recisi e infine disintegrati, e con loro venivano demolite le strade vocali su cui viaggiavano la memoria, la cultura, la storia e la lingua aborigena.

Tutto ciò che era blackfella, era considerato vergognoso dagli stessi blackfella.

Tutto.

Né gli indiani d’America, né i popoli colonizzati da inglesi, francesi e spagnoli in Asia come in Africa e America Centrale e Meridionale avevano mai subito affronti simili e solo gli anni del secondo dopoguerra hanno visto nascere l’emancipazione aborigena con i primi scioperi finché solo nel 1976, dieci anni dopo avere ricevuto il diritto di voto, grandi aree dell’Australia centrale, e la stessa Ayers Rock, che era diventata così Uluru, all’inizio degli anni ‘80, erano state le prime a ritornare sotto l’originale sovranità aborigena. Il verdetto, ultimo atto di una battaglia legale durata dieci anni, aveva suscitato un enorme scalpore.

Sotto la gestione e la proprietà aborigena, il parco è diventato un esempio via via seguito da tutti gli altri perché personale aborigeno fu inserito in ogni punto chiave della gestione politica, amministrativa e pratica di ogni Parco Nazionale dell’intero continente prima ancora che altre Genti riottenessero il possesso delle terre che avevano abitato per migliaia di anni. Il loro lavoro è mirato soprattutto a contenere i danni provocati dai whitefella con importazioni di specie non endemiche e non controllate in una politica del territorio. Ovini e bovini hanno avuto un impatto devastante sul delicato equilibrio ecologico, non meno di conigli e gatti, inselvatichitisi fino a trasformarsi in una minaccia mortale per un ecosistema fragilissimo. Ma ben altri e ben più importanti raggi di luce sono scaturiti da questa assegnazione. In un raggio di mille chilometri attorno a Alice Spring, una regione grande come mezza Europa dove gli Aranda e altre Genti, le ultime in ordine di tempo a conoscere gli insediamenti dell'uomo bianco, erano stati via via sospinti dalla colonizzazione e si erano adattati a vivere con sempre minori quantità di cibo e in condizioni ambientali sempre più difficili e spazi sempre più ristretti, il primo passo di un cammino ancora lungo e difficile è stato fatto ricordando, ripristinando e ricostruendo ogni singola cultura orale e storia delle Genti e del Territorio che erano riusciti a tramandare relativamente intatte di padre in figlio. Le Genti hanno sviluppato un’affascinante e creativa cosmogonia in tutto paragonabile a quella greca ma con fondamentali differenze: esse sono emotivamente coinvolte in una relazione figli-genitori con i fatti della propria storia e Dingo, Roccia, Eroe, Arcobaleno, Fiume, Grotta o Koala che siano, hanno di essi atteggiamenti e percezioni del tutto fisiche, sfrondate di ogni eccesso. Passato, presente e futuro, i rapporti con le piante, con gli animali, il noto e l’ignoto, la vita e la morte, sono compresse in un unico Tutto, nel Dreamtime, un insieme omogeneo di fatti, credenze e regole che trovano la loro massima espressione nelle cerimonie sacre e nella vasta collezione di Songline, le Vie dei Canti che attraversano l'intero continente, che costituiscono la storia, la conoscenza, la proprietà e il censimento di tutte le Genti, vere e proprie linee che si intersecano di continuo formando luoghi di incontro, di discussione, di commerci degli aborigeni durante le loro peregrinazioni, e quindi anche luoghi rituali.     continua "Genti d'Australia"

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