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Le isole dei pirati: galeoni, bucanieri, rhum e barche a vela...


Inserito il: 19/03/2004 da Anna  Esposito
Email: mailto:annaespos@libero.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Anna+Esposito
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Sull’isola, nei pressi del monte Sage, è anche possibile fare trekking. La zona custodisce anche una antichissima foresta pluviale. Lungo i sentieri, alcuni praticabili anche a cavallo, si incontrano rarissime specie di uccelli multicolore, alberi di frangipane, agavi e piante di zenzero. Da Road Town, in direzione della MacNamara, si imbocca una vecchia mulattiera che conduce alle rovine di Fort Charlotte, un vecchio fortino costruito negli anni in cui i pirati infestavano quei mari. Posizionato strategicamente sul Sir Francis Drake Passage, il luogo è un ottimo punto d’avvistamento per tutta l’isola. Verso sud, invece, lo sguardo si perde tra le immense distese di piantagioni di canna da zucchero, banane e ananas.

Da Tortola raggiungiamo in mezz’ora, con un ferry boat, Virgin Gorda. L’isola battezzata da Colombo “vergine grassa” per la sua forma sottile ai lati e tondeggiante al centro, è lunga 16 km e larga appena tre. Offre ottimi approdi: da North Sound, una vera e propria oasi per chi pratica gli sport acquatici ad Anguilla Point famoso per i caratteristici ristorantini sul mare dove si possono gustare enormi aragoste e ostriche appena pescate, fino a Calquhon Reef adatto alle imbarcazioni che superano i cinque piedi di pescaggio. Nelle vicinanze di Spanish Town, il porto turistico, si trova The Baths, una spiaggia caratterizzata da enormi sassi di granito alti fino a dieci metri che formano grotte e insenature di straordinaria bellezza, piscine naturali e lagune incontaminate. Basta risalire un po’ verso l’interno per godere di una natura selvaggia: intrecci di radici di mangrovie costituiscono un ottimo riparo per pellicani, aironi e iguane la cui presenza è segnalata da caratteristi cartelli con su scritto "Caution Iguana Crossing".

Ma non si possono lasciare le BVI senza aver prima visto Anegada. Il modo migliore per raggiungerla è il mare. La si scorge appena, la sua punta più alta misura solo otto metri ed è per questo motivo che Colombo la chiamò "Anegada", ovvero sommersa. Il minuscolo atollo corallino è raggiungibile anche con piccoli aerei da turismo da Beef Island o da Tortola, in soli 15 minuti. Dall’alto, quel che si vede è solo una sottile lingua di sabbia bianca persa in un mare turchese. Il suo reef ha provocato nel corso dei secoli il naufragio di numerosi velieri ed per questo motivoera anticamente abitata dai bucanieri che la usavano come base per avvistare le navi in difficoltà e saccheggiarle. L’isola è oggi abitata da appena 150 anime che vivono coltivando la terra e pescando.

Gente semplice, dai modi cortesi e tranquilli e dall’andatura quasi danzante. Le loro giornate sono scandite dal sorgere e dal calar del sole. Pochi i turisti, nessun divertimento notturno ma solo natura incontaminata e silenzio. Al tramonto, nei pressi di Flamingo Pond, si danno appuntamento decine di fenicotteri rosa che, indisturbati, pescano nella laguna piccoli pesci. Proseguendo lungo la strada, si incontra un piccolo resort di legno gestito da una bella signora inglese che ha abbandonato l’Inghilterra per trasferirsi sull’isola. Vive da sola con una capretta di nome Charlie e nel tempo libero che le rimane scrive sul giornale locale. Ai suoi ospiti offre esotiche colazioni sulla spiaggia e cene a base di aragoste e granchi che lei stessa pesca. Ha modi gentili ma lo sguardo è un po’ triste, come di chi sia fuggita chissà da cosa. Anche Steven, un ex seals della marina americana, una sorta di rambo, vive sull’isola organizzando tours tra gli squali per turisti in cerca di emozioni forti. Si è lasciato alle spalle una vita non certo comune. Con lui, abita suo fratello, un mangiatore di fuoco che improvvisa spettacoli sulla spiaggia.

Salutiamo Anegada e le sue storie e navighiamo verso sud-ovest in direzione dell’isolotto di Jost Van Dyke dal nome del pirata olandese che ne fece la sua base d’attacco per saccheggiare le navi. L'isola misura appena 10 kmq, una vera oasi senza alberghi e un unico bar, il Foxy’s Tabarin Bar, che serve piatti delle Indie Occidentali, in cui si incontrano velisti e poeti di tutto il mondo. E’ un luogo magico e all’imbrunire il proprietario accoglie gli ospiti suonando la chitarra e cantando versi composti sul momento.

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