Home Racconti, Articoli, Diari, Reportage di Viaggi Racconti, Articoli, Diari, Reportage di Viaggi Da Ushuaia allo stretto di Magellano Da Ushuaia allo stretto di Magellano

Da Ushuaia allo stretto di Magellano


Inserito il: 12/12/2007 da Adriano Socchi
Email: adrimavi@alice.it
Sito web: http://www.viaggiatorionline.com/profile.asp?id=Adriano+Socchi
Letto 4415 volte

 Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire Clicca per ingrandire

La vista si apre meravigliosa vista sul lago Fagnano, di un blu intenso, quasi irreale. Ammirando il panorama scarico la tensione accumulata durante la salita per una preoccupazione rivelatasi, con il senno di poi, eccessiva. Mi sento in armonia col paesaggio circostante. Osservo le nuvole correre velocissime in cielo. I cambiamenti di colore, azzurri e grigi tra impalpabili cumuli di nebbia e squarci di aria tersa, sono altrettanto rapidi. Il cielo cambia continuamente aspetto. Nella zona meridionale dell’Isla Grande riconosco fedelmente la Tierra del Fuego raccontata da Darwin: "La terra del Fuoco si può descrivere come un paese montuoso sommerso in parte dal mare. Profondi seni e baie occupano il posto dove dovrebbero esserci le valli". Strada facendo le caratteristiche cambiano. Verso nord, montagne e gli alberi lasciano il posto alla prateria. Giungiamo nella zona chiamata vega costituita da umidi pascoli attraversati qua e là da torrenti. Gli incontri con persone e auto sono tanto eccezionali che dopo così tanta solitudine la città di Rio Grande pare una metropoli, neanche a dirlo spazzata da un forte vento. Rio Grande è anonima e si può ben definire una città di passaggio, tuttavia colpiscono i colori vivi delle case, delle giostre e persino dei bidoni delle immondizie, un modo come un altro per rendere un po’ più calda e vivibile la città durante il grigiore dei tanti giorni di cattivo tempo.

Il giorno seguente, sul tragitto per la frontiera visitiamo la missione salesiana della Candelaria. Il cielo è limpido, la giornata tersa, il vento soffia più forte e freddo che mai, tanto da impedirci, quasi, di chiudere le porte dell’auto. All’interno dell’abitacolo la polvere è dappertutto, anche tra la nostra roba all'interno degli zaini. La missione fu fondata per ricevere gli indigeni Ona. Un accenno storico. Intorno alla metà del diciannovesimo secolo si credeva che nella lontana Tierra del Fuego abitasse il popolo più diverso, sconosciuto, pericoloso e selvaggio della terra. La missione dei padri francescani, evangelici o salesiani che fossero era semplice: arrivare in questo luogo sperduto, dove gli indigeni non avevano mai avuto contatto con nessun popolo, per civilizzarli e attraverso la parola di Dio salvare le loro anime!

L’estinzione, o meglio cancellazione, degli abitanti autoctoni ha ormai snaturato i luoghi che si schiudono davanti a me. Nel breve tratto verso la missione, mi si rivela il enorme paradosso. Credevo di essere in un mondo ancora uguale a quello dei primi esploratori giunti quaggiù, ma non è così. I fuegini non esistono più e avverto prepotente la mancanza del contato che avevo avvertito con i campesiños delle Ande, in altre zone del Sud America.

Attraversato il posto di frontiera tra Argentina e Cile, a San Sebastian, imbocchiamo la ruta 257. La strada, come indicato dalla guida, è particolarmente brutta, tanto da non potersi definire neanche una sterrata, ma una pista di fango grazie alla pioggia battente di qualche ora prima. L’andatura in alcuni tratti supera a stento i 15 km l’ora e rimpiangiamo di non aver affittato un fuoristrada. Lungo il tragitto incontriamo spesso mezzi impegnati a sistemare la rete stradale, strenuamenet all'opera alla fine dell’inverno, lungo quasi otto mesi. Una ventina di chilometri prima del comune di Primera Angostura, la via ritorna improvvisamente asfaltata, poi si arresta, letteralmente, contro la costa. Siamo sullo Stretto di Magellano! L’attraversata dell’Isola Grande, della Terra del Fuoco, è compiuta. Un traghetto ci porterà a Punta Delgada, in Patagonia.

Il fascino della Terra del Fuoco è quello di essere una zona selvaggia, impervia, completamente naturale, senza, quasi nessuna traccia dell’intervento umano, nonostante tutto questo non si può definire bella. Come scrisse, ancora una volta, Charles Darwin: "La Terra del Fuoco è solo triste solitudine. Regno quasi assoluto della morte più che della vita."

Torna indietro

Per Votare/Commentare chiudi questa finestra e clicca Ti è stato utile (ti è piaciuto) questo contributo? Votalo

CARTACEO-SANGREAL.jpg

I Top LIKE...
Le destinazioni
Viaggi Oceania Viaggi Africa Viaggi Europa Viaggi Nord America Viaggi CentroAmerica Viaggi Caraibi Viaggi SudAmerica Viaggi Asia Viaggi Medio Oriente Clicca sul Continente Viaggi ZONA_ITALIA